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Cocktails retrò e grandi ritorni: impazza la moda del gin tonic

Molti di solito lo bevono in locali, pub e discoteche, magari servito in bicchieri di plastica trasparente, senza ghiaccio, gustando un mix distillati e bibite (o in questo caso meglio dire toniche) di scarsa qualità e dal gusto piuttosto anonimo. Sono invece pochissimi i veri intenditori che ne sanno apprezzare veramente il gusto eccezionale, la freschezza e la qualità: stiamo parlando del celeberrimo gin tonic, un miscelato “old fashioned” che seppure di origini antiche, negli ultimi tempi è ritornato in voga anche tra i più giovani, sostituendo mano a mano la moda dei pestati-miscelati a base di granatina, come ad esempio l’esotica caipiroska, la caipirinha o il mojito (tanto per citare i più comuni).

Gin tonic: alla ricerca della qualità

Ci troviamo quindi in un vero e proprio boom del gin, che ha varcato i confini dell’Inghilterra approdando anche a ditte produttrici italiane doc; e si può dire che nella nostra Romangna – una zona consacrata al divertimento, al bere e al mangiare bene – esistano alcuni locali che fanno del miscelare toniche e distillati di prima scelta un vero e proprio marchio di fabbrica. A questo proposito, abbiamo intervistato Stefano di Censo, direttore del rinomato locale faentino “Osteria della Sghisa” che ad oggi risulta essere uno dei locali leader della zona per quanto riguarda il gin tonic. Di Censo non solo ci ha parlato di gin in sè, ma ci ha fornito una panoramica soprattutto sui motivi per cui un distillato di così antiche origini stia di nuovo impazzando tra gli avventori di ogni età.

Intervista a Stefano di Censo, direttore della Sghisa

«C’è da dire che, soprattutto nei giovani, in questi ultimi anni ha preso piede il concetto del bere responsabilmente, soprattutto per quanto concerne i superalcolici e il vino – spiega Di Censo – piuttosto che bere due birre o cocktails scadenti, i ragazzi giovani preferiscono “fare un’esperienza sensoriale di gusto” con un cocktail ben mixato, come ad esempio appunto un buon gin tonic». Dietro al bancone del bar, la Sghisa espone un’ampia scelta di distillati dai marchi non convenzionali, mentre all’interno del frigo altrettante toniche dalle etichette eccellenti. «All’interno del nostro locale disponiamo di 15 etichette di gin in totale, 4 di provenienza italiana e le altre 11 europee di vari stati, comunque tutti e 15 i marchi sono europei e ognuno diverso dall’altro per quanto riguarda ingredienti e caratteristiche», dichiara il direttore del locale, che aggiunge poi «in Italia molte ditte si stanno lentamente approcciando al gin» (ma a questa affermazione dedicheremo un focus speciale in un prossimo articolo, ndr).

Anche a Faenza serate a tema legate al gin

Infine, il direttore della Sghisa non manca a sottolineare che il locale faentino periodicamente propone eventi sotto il format dal nome “SardonGin”: un evento culinario e sensoriale, dove vengono serviti piatti a base di pesce azzurro abbinati a un cocktail a base di gin; prossimo evento venerdì 23 marzo, dove verrà proposto pesce abbinato al tea tonic, ossia un cocktail estivo a base di gin tonic arricchito da un’infusione di tè al suo interno. E qui di seguito, alcuni cenni storici e curiosità sul distillato più alla moda.

Gin: un po’ di storia

Come nasce il gin? Il gin è il frutto della distillazione di un fermentato di frumento e orzo in cui viene messa a macerare una miscela di spezie, erbe, piante e radici, i cosiddetti “botanicals” o in italiano botaniche; la botanica principale è ovviamente la bacca di ginepro, da cui deriva poi “gin”, il nome del distillato. Ma la curiosità più grande concerne il gin tonic: il cocktail (solitamente composto da 1/4 di gin ogni 3/4 di tonica), venne “creato” dai soldati inglesi in India nel ‘700: per combattere la febbre malarica infatti a loro veniva somministrato il chinino, alcaloide piuttosto amaro. Per attenuarne il sapore amaro, i soldati cominciarono a diluire il chinino con una miscela a base di gin, tonica, zucchero e limone, che rendeva più gradevole la medicina.

Il resto è storia: rapidamente la bevanda ha fatto il giro del mondo, e nei locali più di qualità viene servita in bicchieri-tumbler di vetro, con una scorza di limone, una foglia di salvia o un rametto di rosmarino, ben fredda, e con cubetti di ghiaccio (anche nella variante aromatizzata alla frutta).

Annalaura Matatia

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