“Chiusi nonostante avessimo adottato tutte le misure preventive”. L’intervista alla Fit&Joy di Faenza
Continuano le interviste ai professionisti faentini più colpiti dal Covid-19 e dai Dpcm emanati dal governo. Abbiamo intervistato Gian Paolo Pedna, Nicola Bosi e Simone Panzavolta, titolari di Fit&Joy Training Club, una palestra con sede al circolo del Tennis.
Intervista ai titolari del Fit&Joy Training Club di Faenza
Chi siete, quale attività professionale svolgete a Faenza? Raccontateci brevemente la storia della vostra azienda.
Fit&Joy Training Club nasce dentro il circolo tennis di Faenza circa dieci anni fa. Siamo tre ragazzi trentenni con differenti qualifiche ed esperienze che si completano tra loro, il nostro centro si occupa principalmente di movimento, performance e benessere. Negli ultimi anni abbiamo modificato il nostro club cercando di concentrare il nostro lavoro sul concetto di movimento e cioè andando a fondo su tutti i tecnicismi che identificano il sapersi muovere dalla pesistica alla corsa fino alle discipline più olistiche.
Come state vivendo, a livello personale, questo periodo?
Il problema più grande è stato perdere il proprio ritmo di vita scandito in primis dal lavoro, che non possiamo svolgere, e anche da tutte le restrizioni a livello sociale che derivano dai vari lockdown e quarantene.
Come si è modificato il vostro lavoro causa il Covid-19?
Questo periodo storico ha cambiato completamente il nostro lavoro imponendoci in una prima parte di spostare tutti i nostri servizi su piattaforme online per poter allenare e seguire i nostri tesserati. In un secondo momento abbiamo portato avanti, facendo già da anni preparazione a squadre di diversa natura (rugby, basket, calcio a 5), l’allenamento outdoor, riscontrando con enorme orgoglio una risposta positiva da parte di chi si affida a noi.
Quali criticità avete vissuto? Cosa pensate si potrebbe fare meglio?
Il nostro settore è stato discriminato nonostante avessimo adottato più di altri misure preventive, con numeri contingentati e l’uso di norme per la sicurezza. Alla fine ci siamo comunque trovati chiusi senza la possibilità di lavorare in alcun modo. Crediamo fermamente che l’attività fisica sia la miglior medicina in assoluto.
Cosa vi sta aiutando in questo periodo? Quali strategie avete attivato?
La cosa che in assoluto ci ha aiutato di più è stata la passione per questo lavoro che non ci ha fatto mai abbassare la testa. Siamo sempre stati attivi in qualsiasi maniera possibile e anche i nostri atleti ci sono stati di grande supporto. Alla stessa maniera noi non abbiamo voluto dimenticarci di loro, e abbiamo scelto di mantenere sempre un contatto con i nostri tesserati. Inoltre abbiamo approfittato di questo periodo per migliorare il centro implementando l’area di allenamento outdoor con una nuova tendostruttura.
Intervista a cura di Francesco Ghini