Finti abbandoni di minori, la Regione fa suo il “modello Faenza”
Il caso dei finti abbandoni di minori albanesi mandati in Italia per studiare (a spese dello stato italiano), balzato alle cronache nazionali anche a seguito dell’intervista rilasciata dal sindaco di Faenza Giovanni Malpezzi, passa alle aule della regione Emilia Romagna. Martedì 11 ottobre è passata una risoluzione in Regione che impegna gli enti locali e la Regione stessa a verificare che effettivamente i minori non accompagnati abbiano determinati requisiti per essere tali, o se si tratta invece di un “trucco” per mandare i minori in Italia per studiare per poi tornarsene a casa. Inoltre, nel caso sia dimostrata questa illegalità, la risoluzione prevede che ci sia una equa distribuzione fra i territori, e non il concentrarsi di minori in un solo Comune dovuta alla presenza di una etnia e nazionalità o a specifici legami internazionali. Una misura dunque per evitare che tutta l’accoglienza gravi su un solo ente.
Manuela Rontini: “La pratica dei finti abbandoni va fermata”
“Da faentina – interviene la consigliera regionale Pd Manuela Rontini – non ho potuto non citare in aula quelle situazioni di minori che giungono in Italia non per una reale situazione di necessità, visto che non fuggono da zone di guerra o colpite da carestie, ma che sono alla ricerca di un’occasione per imparare l’italiano e un’opportunità lavorativa anche a spese di chi sta peggio. – richiama la consigliera regionale – L’amministrazione Malpezzi ha fatto bene a richiedere i danni, facendo causa alle famiglie albanesi che hanno inviato nella nostra città i loro figli: ragazzi che non sono abbandonati né perseguitati o discriminati in patria. Semplicemente vengono in Emilia-Romagna, a Faenza come in altre città, per studiare e formarsi a nostre spese, consapevoli che questo è un territorio ricco e da sempre accogliente”.
“E ascoltando le affermazioni della vicepresidente della Regione Elisabetta Gualmini, possiamo dire che il ‘modello Faenza’ è quello che seguiremo in Emilia-Romagna. Perché è vero che il nostro è un territorio ospitale – conclude Rontini – ma la pratica dei finti abbandoni va fermata. Non possiamo accettare che dietro a parole come solidarietà e accoglienza, che sono patrimonio comune di questa terra, si nascondano soprusi, illegalità, e mancanza di rispetto per le istituzioni italiane. Perché la risposta ai complessi fenomeni immigratori non sta certamente nel razzismo, ma neanche nel buonismo”.