La fase 2: il punto con i commercianti del centro storico di Faenza
Il coronavirus e il conseguente lockdown si sono abbattuti in maniera drastica sul settore del commercio e della ristorazione. All’inizio della fase 2 e della progressiva riapertura delle attività è tempo di iniziare a fare un primo bilancio per capire come gli esercenti di Faenza hanno vissuto questi mesi. Non tutti però hanno affrontato questo periodo allo stesso modo e i problemi variano da settore a settore. Per questo abbiamo deciso di fare qualche domanda a chi non ha mai chiuso (Coccolateria Fiori), a chi è stato tra i primi a riaprire (Moby Dick) e a chi sta riaprendo per gradi (Fm con gusto).
Elisa Fiori (Coccolateria Fiori): “Non è vero che siamo tutti sulla stessa barca”
Com’è cambiato il tuo lavoro con il lockdown?
Fin dall’inizio del lockdown ho ridotto l’orario di apertura del negozio, tenendolo aperto solo la mattina per dare l’opportunità a chi poteva e a chi voleva di acquistare. In più ho intensificato il servizio a domicilio, che ho sempre fatto, e ho attivato il mondo dei social network tramite cui le persone potevano contattarmi per fare delle ordinazioni. Nelle prime due settimane dopo il lockdown la situazione è stata molto difficile: venivano una o due persone al giorno. Con l’avvicinarsi della Pasqua, invece, la gente era più motivata ad acquistare per mantenere le tradizioni e quindi mi hanno contattata più persone.
Con l’inizio della fase 2 le persone stanno tornando ad acquistare nei negozi o usano ancora molto il servizio a domicilio?
In questo momento la richiesta di servizio a domicilio è un po’ calata però io continuerò a farlo comunque. Qualcuno ha ricominciato a venire, però ancora molto lentamente e non ai livelli precedenti: per questo ho continuato a fare un orario ridotto mentre da lunedì 18 maggio terrò aperto anche il pomeriggio visto che da quella incominceranno a riaprire un po’ tutte le attività.
Quali sono le difficoltà maggiori di questo periodo?
Innanzitutto una difficoltà a livello personale, ancora prima che imprenditoriale, perché alzarsi la mattina e venire a lavorare in una realtà surreale come questa non è facile. Il giorno prima del lockdown c’era una città viva, il giorno dopo era svuotata. Poi a livello imprenditoriale il trauma è immenso e c’è paura perché il peggio forse deve ancora arrivare.
Hai ritenuto utili i provvedimenti che, a livello politico, sono stati presi finora?
Io ho usufruito del bonus 600 euro e di altri provvedimenti tecnici. A livello locale, la banca con cui lavoro mi sta sostenendo anche se per i prossimi mesi siamo ancora in attesa che vengano prese delle decisioni a livello politico. Per il resto, siamo un po’ in balìa degli eventi: la frase “siamo tutti sulla stessa barca” non è vera, siamo tutti nelle stesse acque ma ognuno naviga con la propria barca. C’è chi ha una zattera, chi un transatlantico: nel mio, posso ritenermi fortunata perché ho un tetto sopra la testa e da mangiare tutti i giorni quindi le mie esigenze basiche sono soddisfatte.
Come vedi il futuro?
Io faccio fatica a guardare avanti e al momento ho molta paura di quello che mi riserverà il futuro. Anche dal punto di vista emotivo questa è una crisi molto difficile e del tutto nuova per noi, in più io lavoro da sola quindi il peso della mia attività ricade completamente sulle mie spalle.
Chiara Menghetti ed Evelina Pifferi (Moby Dick): “Problematico capire come gestire il rapporto con il cliente”
Voi avete riaperto ormai da un mese. Le persone sono tornate a frequentare la libreria? Come vi spiegate la scelta di riaprire le librerie molto prima rispetto a tanti altri negozi?
Le persone inaspettatamente sono tornate, noi non ci aspettavamo un ritorno di utenti così alto, fin da subito. C’era evidentemente voglia di leggere. Probabilmente le librerie sono state le prime a riaprire perché la scuola e l’università sono andate avanti e per questi ambiti il libro è un bene essenziale.
Le consegne a domicilio stanno continuando? Avete lo stesso numero di richieste rispetto a prima?
Il numero di richieste è molto diminuito mentre durante le prime due settimane e quando abbiamo tenuto aperto solo la mattina ne abbiamo ricevute tante. Da lunedì, inoltre, abbiamo ripreso a fare orario continuato quindi probabilmente non avremo più la possibilità di fare le consegne di cui però ormai da qualche giorno non riceviamo neanche più richieste. È un fenomeno che andrà a esaurirsi spontaneamente.
Le difficoltà maggiori che vi siete trovate ad affrontare in questo periodo quali sono state?
Sicuramente capire come gestire, al momento della riapertura, la presenza e il rapporto con il cliente, pur in spazi molto grandi. Per noi avere a che fare con un cliente significa anche avvicinarsi per dare un consiglio e a volte si fanno dei balletti attorno agli scaffali per evitare di avvicinarsi troppo. Abbiamo notato, però, che la stragrande maggioranza dei clienti è molto rispettosa delle norme: chiedono se possono entrare quando vedono altri clienti, hanno la mascherina. Quindi queste abitudini sono già entrate a far parte della quotidianità.
Avete usufruito dei provvedimenti del governo? Cosa si dovrebbe fare, a livello politico, per venirvi incontro in questo momento?
Noi come azienda non abbiamo avuto fortunatamente bisogno di usufruire dei provvedimenti messi in campo dal Governo. La difficoltà maggiore ci viene dal fatto che dal 12 marzo la Regione ha bloccato d’ufficio tutti i tirocini e non li ha ancora riattivati: un provvedimento che poteva aver senso inizialmente mentre adesso ci mette in difficoltà perché noi abbiamo una tirocinante che lavorava quasi a tempo pieno e che ci dava una gran mano. In due siamo un po’ in difficoltà a stare dietro a tutto.
Qual è la prospettiva sul futuro?
Io non ci penso mai molto, viviamo un po’ il presente, adattandoci a un modo nuovo di rapportarci alle persone. In una libreria il futuro è sempre un’incognita quindi si vedrà.
Fabrizio Mantovani (Fm con gusto): “Soddisfatto di quanto fatto dalla Regione”
Come avete affrontato il periodo di lockdown e questa prima fase di parziale riapertura?
Dopo qualche settimana di riflessione abbiamo deciso di riaprire, cercando di ottimizzare il servizio in questo momento storico fuori dall’ordinario. In questi primi giorni di riapertura, abbiamo visto un giro inferiore del 70% rispetto alla normalità. Per il momento facciamo take away facendo entrare un cliente alla volta nella zona della caffetteria e uno nella zona market.
Da lunedì 18 maggio si riapre. Nei giorni scorsi sono uscite le linee guida dell’Inail mentre in Emilia-Romagna è stato approvato un protocollo diverso. Come riaprirete? Siete soddisfatti di quanto fatto dalla Regione?
L’Inail è uscita con un protocollo che il presidente Bonaccini e l’assessore al commercio Corsini hanno superato con un’ordinanza che si distacca abbastanza dalle indicazioni nazionali e che è ben ragionata. Quindi sono particolarmente soddisfatto di quanto fatto in Emilia-Romagna: bisogna dare atto a Bonaccini di aver preso in solitudine e controcorrente delle scelte precise e credo che abbia giocato un ruolo fondamentale nell’anticipare l’apertura al 18 maggio così come aveva anticipato il take away al 27 aprile. Noi da lunedì ripartiremo con non più di dieci persone per 80 metri quadrati, due metri di distanza tra i tavoli mentre l’autocertificazione non sarà necessaria, come da ordinanza regionale.
Per quanto riguarda i provvedimenti presi a livello nazionale, li avete trovati utili? Erano quelli che vi servivano?
Sicuramente ce ne sono stati di indispensabili per garantire la salute ed evitare gli assembramenti. Altri sono evidentemente pensati da persone che non fanno questo mestiere e che non hanno alcuna utilità. Però secondo me si tornerà in maniera graduale alla normalità: la situazione attuale è gestibile per chi ha degli spazi grandi e un dehors mentre chi ha spazi molto piccoli è penalizzato da questo momento. Ovviamente anche i provvedimenti migliori sono inutili se poi le persone non tornano a frequentare bar e ristoranti: per quello che ho visto io a Faenza, tutta la cittadinanza e tutti gli operatori sono stati impagabili e responsabili quindi cerchiamo di essere ottimisti ed entusiasti.
Come guardate al futuro?
Le pandemie sono passate tutte quindi passerà anche questa. Ieri sera (13 maggio, ndr.) il governo si è espresso in modo soddisfacente poi però alle parole devono seguire i fatti. Vediamo cosa succederà: si deve passare al fare e tornare un passo alla volta alla normalità. Questa situazione non si può protrarre a strascico oltre il mese di giugno perché dopo diventerebbe letale.
Matteo Nati