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Cattolici e voto: “Nel dibattito dimenticati alcuni temi che fanno parte della Tradizione Cattolica”

Lo scorso 17 agosto la nostra redazione ha pubblicato un editoriale dal titolo “Cattolici e voto: istruzioni per l’uso” a firma Francesco Ghini. Lo scopo primario era quello di promuovere un dibattito civile su come si stiano orientando i cattolici rispetto la sfida elettorale locale. Più in generale, l’impegno e il coinvolgimento dei cattolici in politica rientra all’interno della dottrina sociale della chiesa.

Il dibattito sui social ha dato seguito a una lettera pubblicata lunedì scorso; oggi portiamo avanti il confronto pubblico grazie a un ulteriore documento ricevuto in redazione a firma di Luca Cavallari.

 

Gentile Direttore,

leggendo la lettera pubblicata sul vostro sito in data 24 Agosto 2020, dal dott. Giuseppe Lesce sul tema dei “Cattolici e voto” sono a rispondere allo stimolo dall’autore tentando di partire dai temi che egli propone giungendo però, sul piano pratico, a conclusioni differenti, su cui invito i lettori a riflettere.

La lettera, infatti, pur essendo più che condivisibile sul piano teorico, citando la nota dottrinale dell’allora Card. Joseph Ratzinger, “circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica” del 24 Novembre 2002, risulta poi piuttosto parziale negli esempi concreti che enuncia, dimenticando alcuni temi che fanno parte della Tradizione Cattolica e della Sacra Rivelazione.

Se andiamo infatti ad analizzare la nota al cap.4 il card. Ratzinger sostiene che “la coscienza cristiana ben formata non permette a nessuno di favorire con il proprio voto l’attuazione di un programma politico o di una singola legge in cui i contenuti fondamentali della fede e della morale siano sovvertiti dalla presentazione di proposte alternative o contrarie a tali contenuti”. Viene quindi da chiedersi quali siano questi contenuti e quali siano le fondamenta sulla quale si basa la nostra Fede e sulla quale i politici cattolici non possono transigere.

L’autore della lettera giustamente ne elenca alcuni, più che condivisibili, come il diritto alla vita dal concepimento fino alla morte naturale, il diritto a formare una famiglia monogamica con persone di sesso diverso e la sua tutela, ma poi dimentica di enunciarne altri, altrettanto importanti, che fondano saldamente la Fede Cattolica e che solo i moderni schemi di destra e sinistra avvicinano più ad una parte politica che all’altra.

Analizzo, per brevità, l’indice del “Compendio della dottrina Sociale della Chiesa” al capitolo 4: “Principi della dottrina sociale della Chiesa”, che fin dal primo paragrafo, sottolinea il “SIGNIFICATO E L’UNITA’” in cui tali principi debbano essere letti poiché qualsiasi lettura parziale può essere fuorviante. Si prosegue poi enunciandone i principi:

  • Bene comune;  «l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono sia alle collettività sia ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più celermente».
  • La destinazione universale dei beni «Dio ha destinato la terra con tutto quello che in essa è contenuto all’uso di tutti gli uomini e popoli, sicché i beni creati devono pervenire a tutti con equo criterio, avendo per guida la giustizia e per compagna la carità» in cui si sottolinea l’opzione preferenziale per i poveri.
  • Il principio di sussidiarietà; «Siccome è illecito togliere agli individui ciò che essi possono compiere con le forze e l’industria propria per affidarlo alla comunità, così è ingiusto rimettere a una maggiore e più alta società quello che dalle minori e inferiori comunità si può fare.»
  • La partecipazione; «La partecipazione è un dovere da esercitare consapevolmente da parte di tutti, in modo responsabile e in vista del bene comune.»
  • Il principio di solidarietà; «La solidarietà conferisce particolare risalto all’intrinseca socialità della persona umana, all’uguaglianza di tutti in dignità e diritti, al comune cammino degli uomini e dei popoli verso una sempre più convinta unità.»
  • I valori fondamentali della vita sociale: verità, libertà e giustizia.
  • La via della carità; «È indubbiamente un atto di carità l’opera di misericordia con cui si risponde qui e ora ad un bisogno reale ed impellente del prossimo, ma è un atto di carità altrettanto indispensabile l’impegno finalizzato ad organizzare e strutturare la società in modo che il prossimo non abbia a trovarsi nella miseria, soprattutto quando questa diventa la situazione in cui si dibatte uno sterminato numero di persone e perfino interi popoli, situazione che assume, oggi, le proporzioni di una vera e propria questione sociale mondiale.»

Ecco quindi che dalla lettura completa di detti principi, che chiaramente necessitano un maggior approfondimento, abbiamo una bussola più efficiente e completa per orientarci in un dibattito complesso.

“Non serve che lo ripeta, ma ormai è indubbio che ci siano partiti e movimenti che non hanno nulla a che fare con i valori cattolici e che, quindi, un cattolico coerente non può sostenere” scrive legittimamente l’autore, che sembra però prendere in considerazione sono una ristretta selezione dei suddetti valori.
Ne dimentica altri, e così facendo dimentica atteggiamenti e posizioni di certi partiti e movimenti  che hanno fatto del loro disegno politico uno strumento tagliente per promuovere l’aumento delle disuguaglianze e per screditare il lavoro degli operatori umanitari, un modello di predazione ai deboli, un ostacolo perenne alla tenuta democratica e conviviale del Paese, soffiando sul fuoco delle sue cellule disgregative, tanto sociali, quanto economiche e politiche.


Ci si chiede quindi, ad esempio, come non si possano definire “sedicenti cattolici” (utilizzando le stesse parole dell’autore) anche coloro che sostengono provvedimenti che vietano lo sbarco di disperati da una nave della Marina Militare Italiana e che promuovono la cosìddetta legge dei “porti chiusi”, quando queste persone, la cui dignità, ricordiamo, è Sacra, vengono a bussare e a chiedere una vita fondata su quei principi che abbiamo enunciato poc’anzi.

Di esempi se ne potrebbe fare altri, utili più che altro a comprendere che la dottrina sociale della Chiesa è argomento ampio, e che prenderne a riferimento solo una parte può essere non solo limitante, ma anche forviante.

Spero solo con questa lettera di aver fatto un po’ di chiarezza su come la Fede sia qualcosa che debba essere visto e compreso nella sua unità e totalità per non incorrere in facili prese di posizione sull’essere un “migliore” o “peggiore” cattolico solo perché ci si trova in uno o nell’altro schieramento quando invece si ha la “ legittima libertà dei cittadini cattolici di scegliere, tra le opinioni politiche compatibili con la fede e la legge morale naturale, quella che secondo il proprio criterio meglio si adegua alle esigenze del bene comune”.

Credo quindi che da qualsiasi parte stia, il Cattolico, proprio perchè deve guardare all’Universale (come significa la parola stessa), non possa dimenticare alcuni dei contenuti della Fede ma li debba sempre difendere tutti, senza dimenticarne nessuno.

Nella speranza di aver accolto lo stimolo ad una discussione civile e legittima del dott. Lesce, ringrazio cordialmente.

Luca Cavallari

 

 

Foto di copertina:  jerusalem-lospazioltre.it

Francesco Ghini

Mi occupo di comunicazione, marketing sanitario e formazione. Nel 2014 ho fondato il blog online Buonsenso@Faenza. Con un passato da ricercatore e un dottorato in Medicina Molecolare, oggi collaboro con diverse aziende come consulente per la comunicazione, sviluppo di business, sviluppo della identità del brand e quale organizzatore di eventi formativi e divulgativi nazionali e internazionali.

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