Fondazione Banca del Monte: da Palazzo Naldi ai Poderi ecco gli spazi rigenerati
Un format ricco di eventi che metterà al centro il valore degli spazi rurali attraverso differenti punti di vista: dall’educazione all’innovazione passando per lo sport e le eccellenze territoriali. Sabato 17 giugno 2017, la splendida cornice naturale dei Poderi del Monte di Faenza (Azienda Agricola Le Cicogne, in via Monte di Pietà) ospiterà l’evento Blitz, organizzato dall’associazione Po.rti e promosso dalla Fondazione Banca del Monte e Cassa di Risparmio Faenza, come occasione per aprire alla città uno scorcio delle verdi terre prospicienti Faenza, in un racconto fatto di emozioni, riflessioni, ed espressioni artistico-culturali. Per capire le potenzialità di questi territori e del progetto di loro valorizzazione abbiamo intervistato Alberto Morini, presidente della Fondazione Banca del Monte.
I Poderi del Monte: “Una storia profonda di una Comunità che può rappresentare una prospettiva di sviluppo e di di idee”
Dalla ristrutturazione del complesso dei Salesiani alla valorizzazione di terreni rurali come quelli dei Poderi del Monte: due spazi apparentemente molto diversi tra loro ma nei quali la Fondazione Banca del Monte ha deciso di mettersi in gioco. Quali sono i punti di contatto tra i due progetti?
C’è una strategia che nasce diversi anni fa, all’insediamento di questo Consiglio di Amministrazione, quando si è intrapresa un’azione da parte della Fondazione sempre meno orientata a soggetto erogatore e sempre più a soggetto proattivo su programmi di intervento focalizzati sul tema della creazione di valore, partendo proprio dagli asset della Fondazione stessa. Il primo è stato il complesso dei Salesiani con la ristrutturazione di Palazzo Naldi, il Mens Sana e la nascita del Contamination Lab. Il secondo sono i poderi dell’azienda agricola di cui la Fondazione detiene il cinquanta percento delle quote. Un patrimonio alle porte di Faenza: da preservare e valorizzare.
Cosa rappresentano i Poderi del Monte per la città di Faenza? Qual è la loro storia?
C’è un percorso di alto valore storico ma direi soprattutto morale. E’ il frutto di lasciti da parte di benefattori, ha rappresentato la fonte di sussistenza per molte famiglie e durante la guerra fu anche sede della banca sfollata peri bombardamenti. Un po’ come per i Salesiani c’è una storia profonda di una Comunità che può rappresentare una prospettiva di sviluppo e di di idee per il futuro in chiave di sostenibilità.
Da cosa nasce secondo lei in questi anni la riscoperta – non solo economica, ma anche sociale, culturale – della terra e degli spazi agricoli?
Mi guardo bene dal fare analisi sociologiche. Per altro nella storia i cicli si ripetono in diversi ambiti. Se stiamo al nostro paese e quindi al nostro territorio confido che sia una crescente e importante consapevolezza della miniera d’oro sulla quale siamo seduti, e che può diventare opportunità per le diverse comunità non disgiunta, mi auguro, dalla volontà di curare e salvaguardare l’ambiente in cui viviamo.
Sabato 17 giugno l’evento Blitz: la valorizzazione degli spazi rurali

Il 17 giugno si svolgerà ai Poderi del Monte l’evento Blitz, organizzato dall’associazione PO.RTI. Cosa sarà questo appuntamento?
Sarà l’accensione di un faro su temi importanti, in un luogo di grande significato, da parte di un team, ospitato al Contamination Lab, professionalmente molto preparato su temi di valorizzazione di aree rurali con forti connessioni al tema dell’innovazione, del valore della terra, della sostenibilità, dell’inclusione. Sarà uno spaccato delle migliori pratiche, ci sarà anche un dibattito con docenti universitari, sulla vera ricchezza su cui siamo seduti: agricoltura, innovazione, cibo, cultura, ambiente, economia circolare.

Innovazione, ambiente, digitale: quale è il ruolo della Fondazione e del progetto Salesiani 2.0 nell’ecosistema faentino? Quali sono i progetti concreti attualmente in atto?
Lanciammo il progetto Salesiani 2.0 nel 2012 per la precisione “un programma di interventi a favore della città, del centro storico, dei giovani”. Come ho detto il focus era allora il complesso dei Salesiani, credo sia sotto li occhi di tutti la concretezza del risultato. Un area di Faenza, ove la Fondazione vive e opera, è tornata ad essere al centro degli interessi di studio, lavoro, divertimento, un’area risanata – con un cantiere in completamento che chiuderà il cerchio – una valore per la città accresciuto, è sufficiente entrare nella corte principale in queste serate estive per rendersi conto dello spettacolo. Da lì sono nate, grazie al lavoro silenzioso nel Contamination Lab e del suo Comitato Scientifico, nuove piccole attività imprenditoriali credo non sia poco. Ora il lavoro continua con altri gruppi e progetti, più di prima, certo con meno clamore.
Alberto Morini: “Vogliamo prima riempire i luoghi di idee e persone”
Blitz non è un punto d’arrivo, ma un punto di partenza. Ci sono altri progetti in cantiere inerenti ai Poderi del Monte o all’innovazione rurale?
Blitz è il brand che usammo a suo tempo per la promozione e presentazione dell’intervento sui Salesiani, nacque dalla collaborazione tra i ragazzi – allora erano ragazzi .. – che progettavano la ristrutturazione e uno studio di Parigi, ricordo ancora le telefonate e le discussioni per le statue sparse per la città. Ma funzionò e misurò bene il grado di attitudine al cambiamento della nostra città. Po.rti ha deciso di mantenere la stessa denominazione per gli eventi di presentazione delle attività ai poderi. E qui sta l’importanza. Come allora per i Salesiani, anche qui sull’azienda agricola vogliamo passi un messaggio corretto e chiaro nei contenuti, vogliamo prima riempire i luoghi di idee e persone. Chiarire bene che non ci sono operazioni speculative dietro l’angolo o altro. Quanto ai progetti ne è già partito uno a primavera, con un bando su progetti di innovazione in agricoltura, bando assegnato e che troverà nell’azienda agricola spazi e servizi per le sperimentazioni. Così si procederà, anche con cose molto importanti ma di cui per ora è prematuro parlare e che avrà tempi sicuramente più lenti di quelli di altri interventi fatti dalla Fondazione.
In elaborazione il piano programmatico 2018-2020 su come la Fondazione immagina il futuro della città
Come immagina tra vent’anni Alberto Morini questi spazi?
Verdi come sono ora. Me lo auguro. Se così non fosse vorrebbe dire che non abbiamo imparato nulla dalla storia, anche quella recente. Come ho detto prima, i beni più preziosi di ieri stanno tornando ad essere i più ambiti di oggi: la terra e l’acqua.
E più in generale della città e del suo territorio in termini di prospettive e opportunità?
E’ in elaborazione il piano programmatico pluriennale 2018-2020, il documento che definisce le linee di azione della Fondazione per il prossimo triennio ma che, ovviamente, dice la sua su ciò che le sta attorno e su come si immagina il futuro della città e del territorio dal punto di sociale, economico, culturale. A tempo debito verrà presentato nella sua completezza. Quello di oggi è una piccola anteprima.