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Italia ed energia: intervista ad Achille Albonetti, l’ultimo uomo dei Trattati di Roma

Come sarebbe oggi l’Italia senza lo sviluppo delle energie non rinnovabili? Come sarebbe l’Emilia-Romagna senza il contributo delle aziende che hanno investito capitali nell’energia? Da dove deriva l’energia che noi tutti i giorni utilizziamo? Sono queste alcune delle domande che verranno approfondite dagli studenti di medie e superiori di Brisighella, Faenza e dei Comuni limitrofi nel corso del progetto ‘Gli uomini del petrolio in Italia’ realizzato dal Gruppo Alpini di Brisighella in collaborazione con il Comune e la Regione Emilia-Romagna. L’obiettivo è sensibilizzare con spirito critico le nuove generazioni sul tema dell’energia, in tutti i suoi aspetti, con incontri di approfondimento, dialoghi con esperti del settore e visite in alcune realtà energetiche del territorio che si svilupperanno per tutto l’anno scolastico 2018-2019. «In un crescente clima di diffidenza verso le energie non rinnovabili, e indifferenza verso gli attori che hanno reso l’Italia più dinamica e indipendente in tema di energia – spiegano gli organizzatori – l’idea è quella di vedere l’energia non rinnovabile con occhi diversi. Se gli uomini del Dopoguerra non avessero creduto nell’Italia e nel bene comune, probabilmente il nostro Paese oggi non sarebbe una potenza economica».

L’intervista ad Achille Albonetti realizzata dal Gruppo Alpini

Per l’occasione il Gruppo Alpini di Brisighella ha intervistato un grande protagonista italiano dell’energia, Achille Albonetti, dal 1960 al 1970 sindaco di Brisighella, che contribuì non solo alla creazione dell’Europa, ma anche alla stabilità e crescita energetica italiana, tra i tanti suoi titoli anche il ruolo di presidente dell’Unione Petrolifera (1981-88). Nato nel 1927, è infatti l’ultimo uomo vivente che fu presente alla firma dei Trattati di Roma del 1957, un’intesa che gettò le basi per la realizzazione di valori fondati sulla pace e l’uguaglianza fra tutte le persone. Questi valori si tradussero nei Trattati di Roma, patti da cui nacque la Comunità economica europea (Cee) e in contemporanea la Comunità europea per l’energia atomica (Euratom). Quest’ultima impegnava a tempo indeterminato i paesi firmatari alla collaborazione pacifica sulla ricerca e sull’applicazione delle tecnologie nucleari come fonte di energia accessibile agli stati membri. Achille Albonetti fu inviato per la delegazione di ricerca nucleare italiana.

Dottor Albonetti, cosa si respirava in quel giorno di marzo, quali erano le speranze e le attese?

A dispetto delle celebrazioni dei sessanta anni della comunità Europea dove ci furono centinaia di persone, giornalisti, grandi personaggi, quel giorno pioveva, e poi, non ci vedeva nessuno! Perché in realtà fu firmato il trattato, ma non ci credeva nessuno che sarebbe entrato in funzione, la Francia per esempio fino all’ultimo non voleva firmare. A cambiare le cose, nel novembre 1956 fu la crisi di Suez. Gli egiziani nazionalizzarono il canale e gli inglesi, francesi e israeliani, non potendo tollerare quest’azione, occuparono l’area. Nelle ventiquattro ore successive Stati Uniti e Russia minacciarono i Paesi occupanti al punto che la Russia minacciò di attaccare Londra e Parigi con ordigni nucleari, mentre gli Stati Uniti dissero a Londra che avrebbero ritirato tutti i loro soldi portando il Paese al fallimento. I Paesi si ritirarono, e di fronte a questa sconfitta, la Francia decise di firmare il trattato. In un secondo momento poi ci fu la crisi di De Gaulle, rieletto in Francia nel maggio ’58. De Gaulle, antieuropeo, capisce che la Francia non può rimanere isolata: chiamò Adenauer per un incontro che avvenne in Germania. Adenauer subito rifiutò conoscendo gli ideali antieuropeisti di De Gaulle, ma poi per le pressioni di De Gaulle stesso, accettò. Adenauer disse che dal 1959 la Francia doveva svalutare il franco, abbassare le tariffe interne per fare il mercato comune. De Gaulle lo fece, ci fu così una ripresa economica, e nei primi due anni di vita ci fu un enorme sviluppo del mercato comune, ma nel marzo 1957 a questo non credeva nessuno. Da qui poi si susseguirono varie vicende legate a programmi nucleari nazionali dei paesi europei “vincitori” della Seconda guerra mondiale.

“L’Unione Europea? All’epoca dei Trattati non ci credeva nessuno…”

Perché la tecnologia nucleare nella costituzione dell’Europa? È legata alla politica estera?

Forse non tutti sanno che l’Europa principalmente è figlia dell’esigenza di un programma militare di difesa comune, alimentato principalmente dalla necessità di proteggersi, e questo implicò una politica comune che vide protagonista anche l’Italia. Il progresso ha di solito due aspetti, uno pacifico e l’altro militare. L’era nucleare iniziò esattamente con la fine della Seconda guerra mondiale e gli uomini politici sono consapevoli del peso di un Paese militarmente nucleare nella politica estera. Usa, Russia, Cina, Francia e Inghilterra ne sono consapevoli, e non a caso sono questi cinque i Paesi del Consiglio di Sicurezza dell’Onu con diritto di veto. Poi nel 1974 entrò in funzione il Trattato di non proliferazione o Tnp, un evento assurdo! Il Tnp afferma che chi ha esploso una bomba atomica entro il 1° gennaio 1967 è un paese militarmente nucleare, e legalmente può restarlo. Chi invece non ha esploso nessun ordigno entro la data menzionata, firma e rinuncia all’arma nucleare. Per equilibrare questo trattato vi è una clausola, in cui si rende comprensibile che i cinque paesi militarmente e legalmente nucleari s’impegnano gradualmente a disfarsi degli arsenali nucleari. Sono passati molti anni ma senza grandiose diminuzioni degli ordigni atomici, ma anzi, molti “deterrenti” sono stati modernizzati. Ricordiamo che alcuni paesi militarmente nucleari hanno firmato il trattato anche con vent’anni di ritardo.

Allora perché non fu costruita una bomba atomica europea?

Oltre all’avvento del Tnp, principalmente per l’influenza dei due Paesi europei militarmente nucleari aiutati nei loro programmi dagli Stati Uniti. Vennero comunque avviati dialoghi per la costruzione, ma successivamente Italia e Germania abbandonarono. Un passaggio importante comunque fu il programma Americano Atoms for peace, ovvero gli Stati Uniti per controllare lo sviluppo di altri Paesi del programma nucleare fornirono materiale e tecnologie per applicazioni civili. Quando poi si resero conto che la bomba atomica poteva essere creata da altri Paesi, Russia e Stati Uniti si chiesero cosa potessero fare per ridurre questi pericoli, così nel 1966 promossero un trattato avente lo scopo di stabilizzare la situazione, il Tnp.

Energia e sviluppo: l’Italia del Dopoguerra raccontata da Achille Albonetti

Mi parli dell’Italia e dell’energia nucleare dopo la Seconda guerra mondiale.

L’Italia e il Giappone furono candidati dalla Banca mondiale e il Fondo Monetario internazionale delle Nazioni Unite per lo sviluppo nucleare fin dagli anni ‘50, in quanto al nostro Paese mancavano carbone e petrolio. I tre giganti economici del tempo (Iri, Eni e Fiat) cercarono di entrare nel mondo nucleare. L’Eni grazie a Mattei e le sue ambizioni che non si limitavano al solo petrolio e gas naturale, si rese conto dell’importanza dell’energia nucleare. L’Eni fece quindi un accordo con la United Kingdom Atomic Energy Authority e sviluppò un programma per la realizzazione di un impianto nucleare a Latina per la produzione elettrica. La Fiat e la Montecatin/Selni fecero un impianto per la produzione di elettricità a Trino Vercellese in collaborazione con l’americana Westinghouse. L’Iri-Finelettrica firmarono un accordo con la G.E. per un impianto di produzione dell’energia elettrica vicino al fiume Garigliano. L’Italia inoltre creò vari Centri per le ricerche nucleari a scopo civile e anche i militari ne vollero uno. Gli Stati Uniti fornirono un reattore di ricerca pur di controllare la tecnologia. Ricordiamo che gli Stati Uniti attraverso il programma Atoms for peace del 1953 pur di controllare le tecnologie nucleari di altri paesi fornirono dozzine di reattori di ricerca.

Achille Albonetti (segnalato dalla freccia) durante la firma dei Trattati di Roma del 1957

Come mai in Italia si ebbero iniziative di singoli attori e non azioni governative mirate per questa energia?

L’Italia dopo la guerra era un Paese distrutto e diviso politicamente tra democristiani e comunisti, i governi erano deboli. Poi i principali attori economici del momento temevano l’invadenza dello stato in un nuovo settore.

Il contesto locale: Brisighella

Lasciamo la parentesi europea e nucleare per arrivare a Brisighella negli anni Sessanta. Come favorì la crescita del paese?

Parliamo innanzitutto del gas metano. Il metano a Brisighella arrivò negli anni in cui videro Albonetti sindaco con la Democrazia Cristiana come partito di maggioranza, in altre parole dal 1961 al 1971. Dopo la scoperta nel territorio del Comune di Brisighella di giacimenti di gas metano da parte della Spi, l’amministrazione prese in esame la possibilità di dotare il Comune di un impianto per la distribuzione del gas metano per uso domestico e per le industrie artigiane. L’importante innovazione doveva inoltre stimolare altre attività capaci di avviare l’economia del territorio. Fino dal 1961 fu richiesto alla Spi la somministrazione del metano, in data 20 gennaio 1962 la Spi fece sapere che la totale produzione di gas era stata ceduta all’Agip. Dopo varie sollecitazioni dell’amministrazione comunale il presidente dell’Eni, Enrico Mattei rispose con la seguente lettera:

Furono quindi presi nuovi accordi per la fornitura di gas metano e nell’agosto 1962 fu affidato l’incarico della progettazione dell’impianto di distribuzione gas, che venne poi approvato nel novembre 1962 per un importo pari a 92 milioni di lire. In poco meno di due anni Brisighella e la frazione di Fognano poterono contare su questa moderna ed economica fonte di energia. All’esaurirsi dei giacimenti, si provvide all’allacciamento con la rete Snam. Circa nello stesso periodo si affrontò con successo anche il tema della distribuzione dell’acqua potabile, e dell’energia elettrica anche in zone remote del comune. In quel decennio inoltre furono avviati i lavori con richieste di finanziamento per l’esecuzione della scuola elementare di Fognano, l’ampliamento della scuola elementare di Brisighella, costruzione e ampliamento delle fognature, e asfaltatura delle strade. Si avviarono contatti per l’installazione di telefoni pubblici e ripetitori TV. In quel periodo comunque tutta l’Italia fu in piena espansione economica e strutturale, ricordiamo che l’Italia si piazzo ai primi posti nella classifica mondiale per l’uso dell’energia nucleare in ambito civile, e quarta come potenza economica mondiale, il tutto grazie a uomini che credettero nell’Italia, nell’Europa e nelle persone.

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