Viaggio studio a Tianjin (Cina)
Salve a tutti! All’interno di questa rubrica di Buonsenso@Faenza ho il piacere di raccontarvi il mio viaggio in Cina, per la precisione a Tianjin, che è avvenuto dal 24 Gennaio al 23 Luglio 2014, ed è stata sicuramente un’esperienza fondamentale per la mia vita.
Considero il mio viaggio a Tianjin un’esperienza di una cultura e una lingua studiata per 3 anni, ma di cui si sa ben poco in Occidente e di cui anch’io allo stesso modo ero praticamente all’oscuro; ancora oggi ringrazio la mia amica Veronica che ha vissuto quest’avventura con me e che mi ha convinta ad “accompagnarla”. Nonostante i miei genitori fossero stati i primi oppositori a questo viaggio per via della poca sicurezza che può avere questo paese a differenza della Germania ad esempio, o degli Stati Uniti, sapevano che non ero una sprovveduta, quindi bastava vedersi ogni tanto su Skype ed erano contenti.
Altre cose che mi sono mancate sono sicuramente il cielo azzurro, o meglio averlo tutti i giorni: ancora oggi mi impressiono in certe giornate di come il cielo sia azzurro, perché vivere là, a meno che non si venga dalla bassa romagnola, è come vivere nella nebbia perenne. La cosa triste è che in certe giornate anche soleggiate, la nebbia non se ne va.
Oltre a ciò, le passeggiate nella natura o per la campagna dietro casa mia: la città dove vivevo, Tianjin, considerata da tutti una piccola città, credo possa essere considerata delle dimensioni di Milano, e ovviamente trovare un parco è come cercare un ago in un pagliaio, perché le città non sono concepite per il benessere delle persone. Infine ovviamente il cibo, d’altronde venendo dalla Romagna non ci si può sentire diversamente.
L’ESTREMO ORIENTE: UN MONDO DA SCOPRIRE
Nonostante tutte queste cose che mi potevano mancare, là avevo un mondo da scoprire, e la curiosità è una mia caratteristica principale. Il mio viaggio prevedeva il seguente programma: iniziare con un primo mese di escursioni nel centro sud, poi 4 mesi di università a Tianjin, periodo nel quale ho effettuato anche del volontariato come insegnante d’inglese ai bambini delle campagne circostanti la città o agli studenti dell’università; infine concludere con un altro mese di viaggi, visitando le città importanti mancanti.
Sicuramente ci sono dei posti da ricordare per ciò che mi hanno lasciato: uno tra questi è Datong, una delle città che più mi sono piaciute non solo per le grotte con le statue dei Buddha o il tempio sospeso, mete fondamentali ma anche per l’ambiente che si trova in una città più piccola rispetto alle frenetiche Shanghai e Pechino. La gente viveva più semplicemente, non c’erano solo dei palazzoni immensi, si viveva un po’ quella cultura che cercavo disperatamente. Inoltre, essendo una città piuttosto piccola, non era affollata di turisti in ogni angolo.
In seguito posso ricordare anche Luoyang per le affascinanti grotte coi Buddha, nonostante il terribile caldo che c’è stato, anche se non ci ha smorzate nel nostro perseverare.
Hangzhou è degna di nota, una città molto verde, cosa che assolutamente uno non ci si aspetta in Cina, e piuttosto tranquilla e rilassata nella vita di tutti i giorni, quasi come Datong.
Suzhou infine, perché mantiene l’atmosfera di una vecchia città cinese, con le case tutte vicine tra loro e gli ambienti più spartani, che come accennato precedentemente è ormai difficile da trovare.
Ci tengo a far presente che i miei spostamenti in Cina sono tutti avvenuti in treno: questi mezzi vanno davvero dappertutto e quello che si vede dal finestrino è sempre uno spettacolo, sia naturale che non, come passare in mezzo a una zona desertica e vedere spuntare la casetta del vecchietto pescatore al lago a cui la vecchiaia ha forse lasciato ancora un dente.
Bisogna solo essere pronti a viaggi molto lunghi e non sempre comodi: una volta io e Veronica abbiamo viaggiato di notte, in un treno stipato di gente e senza le cuccette, e i sedili non sono affatto comodi come i nostri. Da allora non mi lamento più di un vagone dei nostri treni. Il tutto è dovuto al fatto che ce la siamo presa troppo con calma nel prendere i biglietti del treno. Cercate di evitarlo assolutamente, o avrete male al collo, alla schiena e al sedere per almeno 3 giorni filati, e se non potete riposarvi non è il caso.
ESSERE UNA STAR IN CINA…
Il nostro girare e la nostra voglia di parlare cinese, ci ha portate a conoscere molte persone: tra tutti ricordo Nancy, una ragazza con un nome fittizio che aveva scelto per sé, cosa che fanno tutti per parlare con gli stranieri. Lei studia traduzione ed ha una mentalità completamente diversa da ogni altro cinese si potesse conoscere, molto aperta alle nuove esperienze e piuttosto spavalda rispetto allo studio e alla vita in generale.
I cinesi sono tutti molto infantili, dal bimbo di cinque anni alla nonnina settantenne, tutti molto materialisti e spaventati verso l’Occidente e gli occidentali, ma lei non era così, ed è per questo che mi ha colpita.
Ricordo poi con piacere i miei compagni di classe orientali, per lo più coreani, ragazzi più o meno della mia età che però avevano stili di vita molto diversi e con cui il confronto era sempre una chiacchierata infinita, perché la vita di tutti i giorni, il divertimento, la vita scolastica si avvicinavano ai miei, ma non sempre.
E’ una cosa inevitabile: Oriente ed Occidente faranno molta fatica ad incontrarsi, sono talmente tante le differenze che dovrei scrivere un libro per raccontarle. Faccio un esempio: i cinesi cercano sempre di fregare l’occidentale, può sembrare razzista, ma è vero. Si approfittano dei turisti, come poi fanno molti italiani. Ma se dimostri di sapere la loro lingua, sono più spaventati di un topo inseguito dal gatto. Nonostante questo, se vedono un occidentale per strada, o tentano di parlare in inglese con lui, sia che venga dall’Inghilterra o dalla Russia, oppure chiedono di farsi una foto insieme a lui. Perché, mi chiederete. Perché probabilmente ad alcuni capiterà una volta nella vita di vederne uno “dal vivo”. In ogni caso, consiglio di andarci piano con loro e di mantenere la calma: la gente vi fotograferà mentre camminate per la strada o vi fermerà per chiedervi di fare una foto con loro, specialmente se siete biondi e/o con gli occhi azzurri e con la pelle “chiara”. I cinesi sono dei “social-addicted”, in grado di postare queste foto su Wechat, il loro Facebook e di descrivervi come se foste il presidente degli Stati Uniti o il Papa. Bisogna ricordare che sarete sempre un’attrazione per loro, quasi come animali allo zoo: si metteranno a ridere e si emozioneranno quando vi vedranno e sghignazzeranno nel momento in cui verranno a sapere che non sapete, o non dovreste sapere nel mio caso, la lingua cinese.
Dopo 6 mesi ci si abitua, ma l’impatto non è sempre facile: personalmente a Shanghai ho litigato con un venditore di strada perché si era messo a fare video di me e la mia amica; gli ho detto che volevo essere pagata per queste cose o che avrebbe dovuto eliminarle. Personalmente non mi piace essere al centro dell’attenzione e mi scaldo abbastanza facilmente, ma ho imparato a trattenermi dal ridicolo.
I CONSIGLI PER UN BEL VIAGGIO IN CINA!
Per tutti questi motivi, io suggerisco di non soffermarsi alle città o luoghi d’interesse che visitano tutti: le gite fuori porta non sono semplici perché le distanze sono maggiori di quel che sembra, ma se si ha la possibilità suggerisco di andare in quei piccoli paesini a volte consigliati nelle guide dove ci sono poche cose da vedere, perché secondo me vedere il piccolo paesino e confrontarlo con una città grande come Pechino è sempre un’emozione: come reagiscono le persone alla vostra vista, le feste che vi fanno quando scoprono che sapete la loro lingua, eventualmente, vedere la semplicità con cui alcuni oggi ancora vivono, perché la Cina non è tutta città enormi e grattacieli.
Sicuramente per queste e altre occasioni farà comodo un dizionario di cinese, o qualcosa di simile: i giovani parlano l’inglese, alcuni, ma a meno che non sappiate il russo, a malapena riuscirete ad avere una conversazione con gli anziani, e per anziani intendo dai 50 anni in su.
Gli ostelli poi sono sicuramente un’ottima scelta per l’alloggio per chi va al risparmio e se siete gente da zaino in spalla o poco pretenziosi: costano pochissimo, alcuni anche € 3 a notte, ma bisogna essere pronti a tutto; i cinesi non hanno l’idea della pulizia personale che abbiamo noi, e quindi potreste trovarvi in un posto molto economico, ma che viene gestito come una discarica. Guardare su booking / tripadvisor è sicuramente utile. Infine, organizzano spesso le sopracitate gite fuori porta che altrimenti non si potrebbero fare.
Ritorno a casa da Tianjin
Tornare a casa e scontrarmi alla realtà a cui ero abituata non è stato per niente facile: della Cina in particolare, mi manca molto avere in casa il mio personale bollitore d’acqua e le foglie di tè; nessuno ha idea del piacere che fa, specialmente nei mesi freddi, avere il proprio thermos accanto che si può sempre bere e sempre riempire di acqua bollente, perché le foglie non smettono mai di colorare e insaporire l’acqua. Ovviamente le foglie le ho portate con me, e per fortuna sono tornata d’estate, ma ora che si avvicina l’inverno, pagherei il mio stipendio di un anno per averne uno!
Assieme a ciò, includo l’amicizia che ho vissuto coi miei colleghi studenti e con tutta la gente che ho conosciuto in generale: so che ho vissuto per un breve periodo in una città sola, quattro mesi non sono molti, ma è stato come insediarmi in un luogo nuovo e dovermi creare un nuovo giro di conoscenze ed amicizie. D’altronde l’uomo non è fatto per vivere da solo. La tristezza quando pian piano tutti sono tornati a casa, è stata indescrivibile, la consapevolezza che la vita non sarebbe stata più la stessa da quel momento in poi e che anche il mio percorso prima o poi doveva finire. È sempre difficile, ma se si ritorna a casa e non ci si insedia, bisogna passarci.
Sicuramente quest’esperienza mi ha conferito un’enorme pazienza e capacità di adattamento, anche se già prima non ne avevo poca. Inoltre una grande consapevolezza dell’indipendenza e delle responsabilità: avendo sempre vissuto coi miei genitori non avevo idea di cosa tutto ciò volesse dire, mentre ora sì. E personalmente l’indipendenza che avevo è una delle cose che più mi manca della Cina.
Racconto di viaggio di Sara Vinieri