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I gessi di Brisighella patrimonio Unesco: il 20 ottobre la proposta

Al via il percorso per portare l’area carsica dell’Emilia Romagna ad ottenere il riconoscimento di patrimonio Unesco. A guidare questo cammino sarà la Regione stessa affiancata dalla Federazione Speleologica Regionale e il comune di Brisighella. Il primo appuntamento sarà giovedì 20 ottobre 2016 , alle ore 20.30, presso la Sala Polivalente della Biblioteca Comunale di Brisighella (viale Pascoli, 1), dove si terrà la presentazione della proposta di inserimento dei fenomeni carsici gessosi dell’Emilia-Romagna nella lista “Patrimonio dell’Umanità” dell’Unesco. Nel corso della serata interverranno, Alessandro Ricci, assessore all’Ambiente del comune di Brisighella, Massimiliano Costa, direttore del Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola, Paolo Forti e Stefano Piastra dell’università di Bologna e Manuela Rontini, presidente della “Commissione territorio ambiente mobilità” della Regione Emilia Romagna.

Nessuna area carsica italiana tra i 51 siti Unesco

Nel 2016 la Federazione si è imbarcata in una nuova sfida, se possibile ancora più difficile e complessa delle precedenti: ottenere dall’Unesco la qualifica di “World Heritage” per i fenomeni carsici nelle evaporiti regionali, ottenendo così una visibilità a livello internazionale. Nonostante una cinquantina di siti carsici mondiali siano oggi “World Heritage”, non ve ne è nessuno nei gessi. Nessuna area carsica italiana è compresa nei 51 siti inseriti nella lista del World Heritages dell’Unesco. Le aree carsiche evaporitiche dell’Emilia-Romagna pur essendo molto piccole consistono di due differenti litologie: Andirti triassiche e i Gessi messiniani inoltre esse ospitano oltre 700 grotte tra cui alcune delle più grandi e profonde al mondo, la cui genesi spazia dal periodo intramessiniano ai giorni nostri.

L’attività della Federazione Speleologica regionale dell’Emilia Romagna

La storia ultracinquantennale della Federazione Speleologica Regionale dell’Emilia Romagna è stata da sempre caratterizzata da progetti ambiziosi, che di volta in volta sono stati affrontati per rendere sempre più consapevole e matura l’attività speleologica regionale e, contemporaneamente, diffondere, anche e soprattutto al di fuori del proprio ambito, l’importanza dei fenomeni carsici del nostro territorio al fine di garantirne la sopravvivenza prima e la valorizzazione poi. Oggigiorno la quasi totalità delle aree carsiche del nostro territorio sono state salvaguardate e di volta in volta inserite all’interno di Parchi nazionali o regionali, riserve e/o oasi naturali. La serietà e l’impegno profuso dalla Fsrer in questi progetti le ha consentito poi di allacciare un rapporto privilegiato con la Regione, di cui è divenuta consulente ufficiale per tutte le questioni carsico-speleologiche ed in particolare per il catasto delle grotte, divenuto parte integrante dei database naturalisti regionali.

Dalla Tanaccia a Monte Mauro: i gessi di Brisighella

volantino-presentazione-unesco_nI “gessi” dell’Emilia-Romagna sono stati i primi ad essere studiati (già dalla fine del XVI secolo) e pertanto molte delle forme classiche di questo tipo di carsismo sono state descritte per la prima volta nel nostro territorio, che, oggigiorno, è sicuramente il meglio conosciuto al mondo dal punto di vista morfologico, speleogenetico, meneralogico e biologico. Inoltre, oltre alle loro peculiarità naturalistiche, i “gessi” sono anche sede di stazioni archeologiche e paleontologiche e in alcuni casi rivestono anche importanza dal punto di vista storico. Il Sistema carsico della Tanaccia, la Tana della Volpe e Museo Geologico del Monticino, il Sistema carsico del Rio Cavinale, il Sistema carsico Stella Basino, i Gessi di Monte Mauro sono solo alcune delle emergenze di assoluto valore naturale, culturale e scientifico rilevate nelle oltre 200 grotte che si trovano nella Vena del Gesso Romagnola. Per tutte queste ragioni, nel 2016, la Federazione Speleologica Regionale assieme all’amministrazione regionale ha deciso di iniziare la procedura per ottenere dall’Unesco il riconoscimento ufficiale per una porzione delle aree evaporitiche dell’Emilia-Romagna.

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