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La Robur festeggia i 70 anni, ecco come cambiò il calcio a Faenza

Una cultura alla lealtà sportiva che ancora oggi, a settant’anni dalla fondazione, non è stata dimentica. Domenica 16 ottobre 2016 sarà celebrato il 70° anniversario dalla fondazione della Robur Faenza, la gloriosa società che fu “fucina” di tanti giovani poi passati nelle fila del Faenza calcio e affermatisi anche ai più alti livelli come Attilio Santarelli (che giocò dieci anni in serie A con Cagliari e Bologna) ed Enzo De Giovanni. Ma leggere la storia di questa società solo a livello sportivo sarebbe sbagliato: quella squadra cambiò letteralmente il modo di concepire il calcio a Faenza. «In quella squadra amatoriale – spiega Alberto Fuschini, ricercatore storico locale, nel suo studio “Robur: una storia non solo di calcio” – giocavano fianco a fianco ragazzi di diversa estrazione sociale, la maggior parte dei quali, pur avendo scarse disponibilità, fu così in grado di partecipare a un’attività sportiva»

Il programma della giornata prevede la visita alla mostra fotografica alla Galleria Comunale d’Arte, un passaggio allo stadio “Bruno Neri” per ricordare lo storico presidente Enrico Zucchini, che profuse passione e attaccamento allo sport e fu per tanti giovani un “secondo papà”, e infine il ritrovo conviviale al ristorante “Controvento”.

Robur: un diverso modo di concepire una squadra di calcio

Una società rivolta non solo ai semplici sportivi, ma a tutti i cittadini e ai giovani. La prima sede dell’associazione sportiva Robur-Libertas fu in via Castellani 25. Fondata nel 1946, su iniziativa del dottor Antonio Gualdrini la squadra non venne creata per rivaleggiare con lo sport ufficiale, ma per far sì che ogni giovane e ogni cittadino avesse il diritto di praticare l’attività sportiva liberamente: aveva lo scopo di dare a tutti i giovani la possibilità di fare sport, ed ebbe poi alla presidenza Raffaele Galeffi, Francesco Cantagalli e Giovanni Leonardi. A dispetto dei successi futuri, i primi anni non furono facili per questa società sportiva. «All’inizio non mancarono problemi – spiega Alberto Fuschini – per le ostilità feroci delle autorità locali sportive e amministrative. Il C.A. Faenza, ancora chiuso nella concezione fascista della società unica rappresentativa, temeva di essere superato». Nel 1954 fu chiamato al vertice il conte Enrico Zucchini che mantenne l’incarico fino alla stagione 1970/71, quando per risolvere la crisi del Faenza Calcio, si arrivò alla fusione tra le due società. La fusione però non durò a lungo: nel ‘72/73, la Robur riprese la propria identità indipendente per proseguire per alcuni anni fino all’ottobre 1975. Nell’ultimo anno di vita erano tesserati circa 150 ragazzi.

“La Robur fu un esempio positivo per Faenza”

Una grande festa per ricordare come lo sport sia sopratutto per i giovani un percorso di crescita a trecentosessanta gradi, in un’epoca, come quella dell’Italia del Dopoguerra, non certo facile. «La diffusione di squadre amatoriali a Faenza – conclude Alberto Fuschini – fu una conseguenza delle prime iniziative della Robur. Oggi è molto più facile costituire una società sportiva giovanile, sia perché le famiglie hanno maggiori disponibilità economiche, sia perché è più facile trovare sponsor. Non mancano, inoltre, numerosi campi da gioco, comunali e privati. Il fatto che a Faenza si concentrino tante risorse ed energie attorno al calcio amatoriale dimostra che la Robur è stata un esempio positivo».

Per informazioni e adesioni, tel. 0546 28816

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