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Tiziano Cericola: “Sempre meno nascite a Faenza, si va in ospedali limitrofi”

Dalle 511 nascite del 2015 alle 471 del 2016 e numerose future mamme faentine che decidono di partorire in ospedali limitrofi: il 30% delle donne residenti a Faenza, per vari motivi, partorisce in altri ospedali. Sono questi alcuni dei numeri dell’ospedale di Faenza riportati e messi sotto osservazione da Tiziano Cericola (Rinnovare Faenza) che in una nota scrive sulla situazione dell’ospedale di Faenza: «È noto che il punto nascite di Faenza sta subendo pesanti tagli al fine di portarlo sotto il limite dei 500 parti annuali per poterlo chiudere. Va in tale direzione lo spostamento a Ravenna, dalla fine del 2016, dei parti “a rischio”, motivato da migliori condizioni di sicurezza per le partorienti e per i loro neonati: l’Ausl non ha minimamente spiegato perché non abbia fatto degli interventi sull’ospedale di Faenza per implementare tali condizioni di sicurezza e il nostro sindaco Pd ha accettato tale impostazione».

«Ho presentato un’interrogazione al sindaco – afferma Tiziano Cericola – per sapere quale sia l’incidenza della migrazione delle partorienti residenti a Faenza e negli altri Comuni dell’Unione Romagna Faentina presso altri ospedali; in sostanza ho cercato di capire come questa situazione di indebolimento del nostro ospedale abbia indotto i ginecologi e le loro pazienti a rivolgersi altrove».

Tiziano Cericola: “Si preferisce andare in ospedali limitrofi”

Secondo quanto riportato da Tiziano Cericola, a Ravenna si è passati da 42 a 55 nascite, a Lugo da 18 a 33, a Forlì da 10 a 23 nascite. «In sostanza si nota che nel biennio 2015/2016 i parti annuali delle donne residenti nell’Urf sono calati di 27 unità, mentre i parti avvenuti nel nostro ospedale sono calati di 49 unità; i parti che avvengono a Ravenna sono aumentati di 13 unità (per il trasferimento dei casi “a rischio”); i parti che avvengono nei principali ospedali diversi da Ravenna sono in numero superiore (84 nel 2016) a quelli di Ravenna e sono in aumento (+13 unità)».

«Quindi i parti “locali” ci sono e in numero importante, ben superiore al limite dei 500 di legge, ma in assenza di un chiaro segnale politico da parte del nostro sindaco sulla tutela del nostro ospedale, vari ginecologi e molte partorienti hanno optato per gli ospedali delle città vicine. Tutto questo – conclude Cericola – non fa che confermare, a mio avviso, che la scelta di penalizzare il nostro ospedale non sia tecnica ma solo politica, per cui i faentini sono avvisati e ne tengano conto (se credono) per l’espressione del loro voto alle prossime elezioni (anche quelle politiche del 2018)».

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