https://cdn.hu-manity.co/hu-banner.min.js

Le strade del male di Antonio Campos

Reduce da orrende vicissitudini di guerra, l’ex soldato Willard rientra a casa sua nel West Virginia, dove inizia a costruire la propria vita insieme alla sua compagna e al figlio Arvin. Il bambino viene educato alla ferrea preghiera e alla rivalsa (anche fisica) nei confronti di chi lo umilia, mentre la madre va incontro a una malattia terminale. Il duro clima in cui Arvin viene cresciuto influenzerà anche il suo futuro in maniera drastica, mentre insieme alla sua storia un narratore senza nome ci presenterà altre drammatiche vicissitudini legate ai personaggi ambigui e subdoli di quella zona degli Stati Uniti. Le strade del male, titolo dell’omonimo romanzo di Donald Ray Pollock (in veste di narratore del film) viene adattato in questa pellicola Netflix mantenendo lo spirito da racconto corale che intreccia più eventi e situazioni.

Le strade del male: fino a dove può sfociare il fanatismo

Titolo ben più evocativo è quello originale (The Devil All the Time), che riflette su uno dei punti cardine dell’opera di Pollock: il rapporto dell’uomo con la fede e le conseguenze di un estremo indottrinamento nei paesi rurali del dopoguerra. La fede, in particolare, è vista quasi come strumento nelle mani di uomini spregiudicati e dediti al fanatismo religioso. Per altri rappresenta invece un arduo fardello da portarsi dietro e che costringe a compiere atti sacrificali per equilibrare i conti.

Nella scacchiera messa in campo dal regista Antonio Campos si muovono numerosi personaggi con profilo differente ma con intenti egoistici e spietati: a parte poche eccezioni, tutti sono irrimediabilmente macchiati o corrotti. Il cast scelto è davvero ricco: oltre al protagonista Tom Holland (noto come attore di Spider-Man), troviamo Riley Keough, Bill Skarsgård (il pagliaccio It nei due recenti film), Sebastian Stan, Jason Clarke, Mia Wasikowska e Robert Pattinson, tra gli altri. Quest’ultimo si riconferma quale grande interprete della sua generazione e in grado di dar vita a personaggi complessi e non sempre gradevoli.

Un film duro e cinico, ricco di suspance

La narrazione, cupa e senza speranze, si delinea come in un romanzo, raccontando due generazioni e l’evoluzione dei protagonisti in bilico tra tragedie familiari, orrendi crimini e scelte che ne comprometteranno per sempre la vita. Spesso la voce di Pollock interviene nei momenti salienti per aggiungere dettagli e dare corpo a riflessioni che altrimenti non potrebbero venir fuori: particolare la scelta di “redimere” alcuni dei personaggi in punto di morte semplicemente tramite le parole. Per certi aspetti la figura di Tom Holland ricorda quella del “dannato” James Dean di Gioventù bruciata, sebbene ne Le strade del male si vadano a toccare temi ben più differenti e legati ad un mondo oscuro che per forza va ad influenzare il carattere del protagonista. Non si risparmia perciò sulla violenza né si fanno sconti sul sentimentalismo: non c’è spazio di salvezza per nessuno, come se la tela intessuta dall’autore sia destinata prima o poi al collasso.

Le strade del male veicola con efficacia i suoi messaggi e rivela le sue carte da film thriller convincendo appieno nella seconda parte, dove la suspence sale a livelli inaspettati e i colpi di scena sono dietro l’angolo. Un film duro e cinico, in grado di distinguersi nel catalogo offerto dalla piattaforma online in particolare per la bravura degli attori e l’ottima sceneggiatura.

Samuele Marchi

Giornalista, sono nato a Faenza e dopo la laurea in Lettere all’Università di Bologna frequento il master in 'Sviluppo creativo e gestione delle attività culturali' dell’Università di Venezia/Scuola Holden. Ho collaborato con diverse testate locali e nazionali come Veneto Economia, Alto Adige Innovazione, Cortina Ski 2021, Il Piccolo, Faenza Web Tv. Ho partecipato all'organizzazione del congresso nazionale Aiga 2015 e del Padova Innovation Day. Nel 2016 ho pubblicato il libro “Un viaggio (e ritorno) nei Canti Orfici” (Carta Bianca editore) dedicato al poeta Dino Campana. Amo i cappelletti, tifo Lazio e, come facendo un puzzle, cerco di dare un senso alle cose che mi accadono attorno.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.