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Stare meglio a scuola: a Faenza Spazio Adolescenza, sportello contro la dispersione scolastica

Un banco vuoto in una classe è una sconfitta non solo della scuola ma di tutta la società. Per questo motivo è necessario chiedersi che cosa spinge sempre più ragazzi e ragazze ad abbandonare gli studi prima del diploma, talvolta già durante le scuole medie. Che la pandemia avrebbe lasciato i suoi segni è sempre stato un dato certo, ma ancor più eloquenti sono i dati che osservatori e servizi dedicati all’adolescenza stanno iniziando a raccogliere ed elaborare. Significativi in questo senso i dati raccolti nel 2021 dall’Osservatorio adolescenza di Ferrara tra ragazzi di 14 anni: l’81% di coloro che hanno compilato il questionario manifesta disagio emotivo, il 63% ha problemi di ansia, il 25% soffre d’insonnia, il 24,5% ha attacchi di panico e il 30% denuncia malessere scolastico. Accanto a questi elementi nei nostri ragazzi notiamo anche un senso di tristezza diffuso che assume poi i tratti di una incapacità di progettare, di un senso di rassegnazione che cresce con l’età e che porta il 40% dei maggiorenni a pensare di non poter trovare lavoro.

Spazio Adolescenza: un nuovo sportello per contrastare la dispersione scolastica

Proprio a fronte di questo malessere, di un disagio che si concretizza spesso in un vero e proprio abbandono della scuola, il Centro Famiglie dell’Unione della Romagna Faentina in un intervento di ampio respiro che coinvolge anche la regione Emilia Romagna che ha identificato le linee guida contro la dispersione scolastica, mette a disposizione un nuovo sportello, una figura ponte in cui sono rappresentati i servizi socio-sanitari-educativi in stretta collaborazione con l’Asl. Si chiama Spazio Adolescenza e ha proprio l’obiettivo di intervenire tempestivamente offrendo aiuto ai ragazzi dai 14 ai 25 anni, cercando di prevenire, di cogliere i segni che possono suggerire un disagio che spesso sfocia nell’abbandono. Tempestività è la parola chiave di questo nuovo servizio che si propone di coniugare la dimensione clinica, psicoterapica, con quella socio-educativa per promuovere il benessere a scuola. Perché i ragazzi stiano bene a scuola è necessaria la sinergia tra tutti i contesti sociali nei quali crescono, con un’attenzione particolare a scuola e famiglia. Ansia, tristezza, senso di solitudine non possono essere disuguaglianze del destino: sono segni, fattori di rischio, che vanno intercettati il prima possibile per poter intervenire al meglio. Occorre promuovere il benessere a scuola, intendendolo come uno “stare meglio insieme”, dice la dott.ssa Maria Teresa Paladino del Settore Politiche Sociali della Regione, come un “imparare a relazionarsi” ricordando che educare significa insegnare a rafforzare le competenze socio-relazionali e affettive. Non ci sono però solo i ragazzi che non escono più dalla propria camera, i cosiddetti ritirati sociali; ci sono anche coloro che oscillano tra condizioni simili di disagio. “Occorre”, continua la Paladino, “educare al fallimento, a riscoprire la relazione con i pari, la fisicità e il rapporto con il corpo”. Dare parole al dolore per poterlo combattere.

Comprendere le difficoltà dei genitori

In questo senso è fondamentale tenere conto anche delle difficoltà dei genitori. La famiglia ha un ruolo centrale perché è qui che si manifestano i comportamenti e i sentimenti significativi. Il fallimento e la vergogna sono presenti tanto nei ragazzi quanto nei genitori che spesso fanno fatica a intervenire perché bloccati da un senso di colpa che non va mai giudicato bensì compreso: “bisogna tollerare l’impotenza”, dice Cristiana Bacchilega, del Centro delle Famiglie. “Il lavoro con i genitori è fondamentale, altrimenti c’è un buco nella rete”. Una rete che  è il risultato delle azioni sinergiche che intervengono in questi casi, dal consultorio al Centro delle Famiglie, da questo nuovo sportello Spazio Adolescenza ai servizi specialistici di II livello. “Anche i ragazzi più arrabbiati con i propri genitori vogliono costruire una relazione con loro” dice ancora la Bacchilega. A questo punto però, se è vero che molti ragazzi oggi non riescono ad andare a scuola e decidono di abbandonarla, rimane una domanda da porsi: la scuola di oggi è davvero per tutti? Probabilmente la risposta è proprio negli sguardi dei ragazzi che non dobbiamo perdere. Occorre ripensare alcuni modelli, mettere al centro gli studenti, ascoltarli e ragionare insieme a loro accompagnandoli nella scelta del proprio futuro. Occorre orientare il futuro di questa società insieme a loro e verso di loro.

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La storia di Sofia: quando la scuola torna a essere palestra di vita

Quella di Sofia (nome di fantasia) è una storia vera. La storia di chi abbandona il banco prima del tempo, non per sua volontà ma come forma di difesa di fronte ad una serie di difficoltà che non si possono affrontare da soli.

Terza media. Obiettivo: non farsi notare, cercare di scivolare dagli sguardi di compagni e professori. Facile non essere visti quando non si è appariscenti nel comportamento e nel rendimento. Poi però le assenze diventano tante e con esse la bocciatura. Si segnala ai servizi sociali un inadempimento verso l’obbligo scolastico. Ma non è colpa di Sofia. A scuola ci sono alcuni professori che prendono sul serio le sue fatiche e inizia un lavoro di rete dei servizi del territorio di grande collaborazione con la scuola. Ci sono alcuni insegnanti particolarmente empatici che scelgono di modificare il loro modo di approcciarsi e il proprio setting scolastico per accoglierla. Si sintonizzano con lei. Si fa un piano personalizzato e  un’educatrice la accompagna a scuola: è lì per lei, per rendersi via via superflua. Una presenza che è certezza, rassicurazione, via d’uscita nei casi peggiori. “Uno sguardo, un occhiolino e ci capiamo. Se proprio non ce la fai, ci sono io. So che per te è difficile”, si sente dire Sofia che via via acquisisce sicurezza. Sente che l’educatrice c’è, la scuola c’è. Allora anche se sa di poter andare via da scuola, a scuola ci resta. Anche a casa le cose vanno meglio: gli educatori lavorano anche con la famiglia entrando in punta di piedi in abitudini domestiche con le quali creare una quotidianità che ha un grande significato e che allevia anche il peso della famiglia che faceva propria l’ansia di Sofia. Arrivano le superiori e continua questo “allenamento” ad affrontare le possibilità della vita, all’affrontare anche le cose che non si aspetta e la scuola diventa una palestra di vita e non è più il luogo da cui fuggire. Anche alle scuole superiori la prendono sul serio e vengono predisposte per lei tante cose che possano aiutarla. Sa di essere pensata e questo fa tutta la differenza possibile perché così sa di potersi fidare. Arriva la maturità e Sofia prende il diploma, con tutte le sue fatiche che fanno parte della sua storia, della rete degli eventi che l’hanno fatta diventare grande. Il lavoro di chi educa funziona quando è un lavoro di rete. Non si cresce da soli e da soli non si può aiutare a crescere. E Sofia lo sa. E sa che nella vita la differenza più grande la fanno gli incontri che facciamo, quegli intrecci fatti di sguardi e di empatia, che ci uniscono agli altri insegnandoci la vera libertà.

Che cos’è Spazio Adolescenza: come accedere al servizio

Uno spazio di ascolto, un luogo in cui confrontarsi con operatori qualificati per promuovere il benessere a scuola, prevenire e prendersi cura del disagio dei ragazzi. Si tratta di un servizio rivolto ad adolescenti dai 14 ai 25 anni che siano residenti nei comuni della Romagna Faentina in stretta collaborazione con l’Asl, ma anche ai loro genitori e agli adulti che fanno parte delle loro realtà educative. Le segnalazioni possono essere infatti fatte dalla scuola, compilando il modulo a, e da altri adulti di riferimento di associazioni, gruppi sportivi e tutti i contesti che coinvolgono i ragazzi. I genitori possono anche contattare direttamente lo sportello. Dopo l’invio del modulo ci sarà un momento di confronto, quindi l’inizio del percorso ed eventualmente di un intervento educativo attivato dai servizi sociali. Due sono infatti le anime di questo nuovo spazio: una socio educativa e una più propriamente clinica, psicoterapica che coinvolge i servizi specialistici di II livello.

Per un appuntamento: spazioadolescenza@romagnafaentina.it

 

Letizia Di Deco

Classe 1998, vivo a Faenza. Mi sono laureata in Lettere Moderne e poi in Italianistica e Scienze linguistiche all’Università di Bologna. Scrivo per il settimanale Il Piccolo di Faenza. In attesa di tornare definitivamente in classe da prof, mi piace fare domande a chi ha qualcosa di bello da raccontare su ciò che accade dentro e fuori le pareti della scuola. Ho sempre bisogno di un buon libro da leggere, di dire la mia opinione sulle cose, di un po' di tempo per una corsetta…e di un caffè

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