Il Rione Rosso contrario allo svincolo dei cavalieri: “è un fattore identitario”
Si leva una voce contraria al recente svincolo dei cavalieri del Palio del Niballo di Faenza annunciato nei giorni scorsi e in attesa di approvazione in consiglio comunale. Il Rione Rosso si rivolge alla città e al mondo del Niballo per cercare di rendere chiare le proprie convinzioni sul grande tema dello svincolo dei cavalieri del Palio di Faenza. «Sin dall’inizio del confronto tra i cinque Capi Rione – si legge nella nota – il Rione Rosso è sempre stato fermo sulla propria posizione di mantenimento del vincolo. Principio ribadito anche il 27 gennaio 2020, data in cui è stata votata la proposta per la modifica al Regolamento Generale del Niballo – Art. 32 – che rende possibile lo svincolo di un cavaliere dopo cinque anni di assenza dal campo di gare, oppure dopo un solo anno ma previo accordo consensuale tra i due Rioni coinvolti».
Il Rione Rosso ha votato contro le modifiche
«La modifica sarà operativa da gennaio 2023 – prosegue il rione di porta Imolese – e la votazione si è conclusa con sei voti a favore della modifica e il solo voto contrario del nostro Rione. Spetterà ora al Consiglio Comunale approvare o meno questo importante cambiamento della nostra Festa. Il Rione Rosso, per specificare meglio quanto ha sempre ritenuto giusto per una manifestazione unica nel suo genere e nella sua identità, si limita a riportare ciò che due nostri rionali hanno scritto in questi giorni: una sintesi perfetta del vero spirito del Palio del Niballo così come lo si vive in via Campidori al Rione Rosso».
Le opinioni di due rionali: Claudio Ossani ed Edoardo Caselli
«Il vincolo ai Cavalieri è sia un percorso già storicizzato e realizzato come passaggio di costruzione identitaria – scrive Claudio Ossani – sia un’opportunità: un’originalità esclusiva che serve a specificare in senso assoluto il culmine del mese del Palio, il momento finale e di maggior tensione, quello dell’ultima ora al campo di gara la quarta domenica di giugno. Tornare indietro sull’appartenenza significa ridiscutere radicalmente la personalità di una manifestazione che non dipende da diametro degli anelli, da tempi a cronometro, da punteggi o meccanismi di batterie e finali, ed evidentemente neanche da rancori personali e invernali». «Se un Cavaliere, vincente o emergente, di talento o di mestiere – aggiunge Ossani – davvero fortissimo o addirittura iconico, non corre più il Palio del Niballo per il Rione che per primo ha creduto in lui, è soltanto perché lo scontro la sua condotta e la linea politica rionale è ritenuto insanabile e irrecuperabile da entrambe le parti».
«Smettiamola di parlare di vincolo – commenta invece Edoardo Caselli – che non è il problema del Niballo, e parliamo di temi seri: politiche per avvicinare nuovi giovani e non per “raccattare i vecchi” che sono usciti; regolamenti tecnici federali non in linea con la storia della nostra manifestazione; idee e percorsi per la formazione di nuovi futuri cavalieri e non regolamenti per svincolare chi la sua storia l’ha già fatta». «La logica del vincolo è accettata da ognuno di noi quando, per la prima volta, difende i colori del proprio Rione in una manifestazione del Niballo – conclude – La logica del vincolo non è imposta a nessuno: sono le regole del gioco, sono chiare, sono scritte e nessuno è obbligato a partecipare nel caso in cui non si sentisse tutelato».