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Il Museo Carlo Zauli ha vinto un bando nazionale in collaborazione con Claudia Losi

Il progetto “WhaleBoneArch” di Claudia Losi; a cura di Matteo Zauli con un testo critico di Guido Molinari, presentato dal Museo Carlo Zauli di Faenza, ha vinto l’edizione 2020 di Exhibit Program, il bando della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Mibact volto a incentivare la qualità critica e curatoriale di mostre d’arte contemporanea in musei pubblici e spazi non profit italiani. Il Museo Carlo Zauli è stato selezionato fra i primi otto progetti presentati, provenienti da ogni parte d’Italia. Il progetto coinvolge Claudia Losi, artista italiana dal forte profilo internazionale, che si contraddistingue non solo per la qualità espressiva della propria ricerca, ma anche per le implicazioni sociali, poetiche e paesaggistiche oltre che per l’eterogeneità delle pratiche artistiche e delle tecniche utilizzate.

L’opera si pone come ultimo capitolo fisico di un progetto molto ampio, Balena Project, nato nel 2004, che ha assunto molteplici forme: WhaleBoneArch, ovvero due grandi sculture – forme semi-realistiche di mascelle di balenottera – sono state realizzate in collaborazione con aziende di Montelupo Fiorentino e Poggibonsi, in terra dell’Impruneta, prodotte da Fondazione Museo della Ceramica di Montelupo e Comune di Scandicci, e nascono da una riflessione articolata e pluridisciplinare sulla storia di un territorio (partendo proprio da quello tosco-emiliano), sul suo tempo profondo, naturale e umano. In questi ossi di terra, issati ad arco, come soglia, si intrecciano immaginari fantastici, racconti mitici, divulgazione scientifica e narrazioni dell’umano.

Matteo Zauli: “Saranno coinvolti i giovani del ‘corso per curatori'”

La mostra è pensata per interagire col pubblico attraverso una serie di eventi formativi e didattici partecipativi, in particolare attivando una serie di collaborazioni coi festival Ceramic Performance e Ossessioni, in programma al Museo Carlo Zauli, che ne moltiplichino la capacità di relazione. «Desideriamo coinvolgere un pubblico sempre più ampio, – dichiara con soddisfazione Matteo Zauli curatore nonché direttore del Museo Carlo Zauli – anche di non addetti ai lavori, con un’attenzione a categorie sociali più emarginate, e aprire la nostra sede museale per incrementare la cultura e la conoscenza dell’arte contemporanea». «Inoltre – precisa Zauli – questo progetto ci consentirà di sperimentare inediti processi creativi attraverso il materiale ceramico che è da sempre l’obiettivo del Museo Carlo Zauli, ereditato dall’esempio della scultura di Carlo Zauli. Questa diventerà per noi l’occasione anche per ampliare l’offerta formativa e didattica per i giovani attraverso il “corso per curatori”, selezionati dell’Accademia di Bologna e Ravenna che saranno coinvolti in prima persona. I ragazzi seguiranno le diverse fasi del progetto, per potersi interfacciare con l’artista e partecipare ad incontri-lezioni con curatori ed esperti del settore”.

Nel segno della natura all’interno del giardino del Museo Carlo Zauli

L’opera di Claudia Losi verrà allestita nello spazio espositivo del giardino del Museo Carlo Zauli, in dialogo con le altre opere della collezione Carlo Zauli esposte nel giardino del museo: “Fremiti naturali” legate alla natura e solcate da un fremito vitalistico e materico e il lavoro della Losi andrà così a costituirsi in relazione dialettica. Il richiamo alla mostra verrà amplificato dalle presenze performative che, co-progettate dall’artista insieme ai curatori, completeranno la presenza scultorea, unendo così nella mostra arte visiva, letteratura e musica, per coinvolgere un più ampio pubblico. Si richiamerà con questo progetto anche un pubblico giovane, con l’obiettivo di diffondere cultura e conoscenze nel settore dell’arte contemporanea.

Claudia Losi

Nata a Piacenza nel 1971, il suo lavoro parte dell’osservazione teorico-pratica dell’ambiente, naturale e antropizzato. La bussola che dirige la sua attenzione proviene dalle scienze naturali e umanistiche, dall’indagare la relazione profonda tra narrazione collettiva e immaginario nell’umano.  Dal 2004 ha portato avanti un progetto proteiforme, dal titolo Balena Project: il racconto mitico di una balenottera comune realizzata in stoffa di dimensioni reali, che ha viaggiato per il mondo coinvolgendo persone e immaginari ad ogni suo passaggio e di cui verrà a breve edito un libro in cui se ne racconterà l’intera storia. Per il 2020 è prevista l’uscita di The Whale Theory in cui si racconterà l’intera storia. Nel 2019 è tra le organizzatrici del progetto pilota del festival Sette giorni per paesaggi, un contenitore di incontri e laboratori, a Piacenza, dedicati a una riflessione pratico/filosofica, con taglio antropologico, del paesaggio in cui viviamo. Con l’associazione EN Laboratorio Collettivo, di cui è confondatrice, è in preparazione la seconda edizione (prevista per l’autunno 2020).

Samuele Marchi

Giornalista, sono nato a Faenza e dopo la laurea in Lettere all’Università di Bologna frequento il master in 'Sviluppo creativo e gestione delle attività culturali' dell’Università di Venezia/Scuola Holden. Ho collaborato con diverse testate locali e nazionali come Veneto Economia, Alto Adige Innovazione, Cortina Ski 2021, Il Piccolo, Faenza Web Tv. Ho partecipato all'organizzazione del congresso nazionale Aiga 2015 e del Padova Innovation Day. Nel 2016 ho pubblicato il libro “Un viaggio (e ritorno) nei Canti Orfici” (Carta Bianca editore) dedicato al poeta Dino Campana. Amo i cappelletti, tifo Lazio e, come facendo un puzzle, cerco di dare un senso alle cose che mi accadono attorno.

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