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Alla scoperta del Msac Faenza, il Movimento studenti di Azione cattolica

Muoviamoci il meno possibile. Questo è l’appello che sentiamo più spesso. Lo sentono anche i ragazzi delle scuole superiori che non si muovono più nemmeno per andare a scuola. Eppure il senso di quel movimento, di quel prendere la bici nelle mattine fredde di dicembre andando incontro a una verifica tremenda, non si è perso. Si è solo trasformato. È diventato un darsi da fare per la scuola; per quella che deve sopravvivere a questo momento difficile e per quella che verrà nei prossimi anni. È una grande lezione che ci stanno dando i ragazzi con i loro movimenti e le loro mobilitazioni.

Questa settimana abbiamo incontrato gli studenti di un movimento faentino, il Msac (Movimento studenti Azione Cattolica), composto da una quarantina di studenti delle scuole superiori. È un movimento laico nato dall’Azione Cattolica italiana ma aperto a tutti, “senza distinzioni etniche, ideologiche, politiche o religiose”, come recita il suo statuto. Il gruppo faentino recentemente ha organizzato due serate di orientamento per i ragazzi di terza media, affiancandosi agli appuntamenti organizzati dalle varie scuole superiori faentine. In occasione di questo abbiamo chiesto ai ragazzi che fanno parte dell’equipe che lo coordina di raccontarci un po’ di cosa si occupano. Serena Belosi, Ilaria Agostinelli (V anno dello scientifico Torricelli-Ballardini) e Samuele Bianchedi (IV anno Itip Bucci) ci hanno risposto così.

Intervista agli studenti del Msac

Samuele, spiegaci cos’è il Msac e chi ne fa parte.

Il Msac è il movimento studenti di Azione Cattolica che si occupa del benessere dello studente, cercando di rendere la scuola un posto accogliente per tutti. A gestire questo movimento è un’equipe composta da studenti delle scuole superiori che cercano di raccogliere le esigenze dei compagni e di migliorare la scuola promuovendo un atteggiamento attivo.

Perché far parte di un movimento studenti? Perché dedicare altro tempo alla scuola?

Perché siamo noi studenti i protagonisti della scuola. Dobbiamo vivere cinque anni della nostra vita a scuola e quindi è giusto che ci interessiamo di questo luogo, delle persone che abbiamo attorno e al dialogo con i professori che sono lì per aiutarci a crescere. Mi piacerebbe che la scuola ascoltasse tutti, non solo chi è più bravo.

Serena, per concretizzare questo che cosa proponete? Quali sono le vostre attività?

Cerchiamo di creare occasioni per condividere momenti ed esperienze. Anche quest’anno, finché è stato possibile, ogni settimana, abbiamo portato avanti il “lunedì studio”. È un pomeriggio in cui ci troviamo insieme per studiare e affrontare in compagnia il nostro essere studenti e il nostro percorso scolastico dandoci una mano l’un l’altro. Una volta all’anno (ovviamente quest’anno non è stato possibile) proponiamo una convivenza, cioè una settimana in cui vivere insieme, imparando a conoscerci nell’autogestione e nella condivisione. In questa occasione, come anche in altre serate durante l’anno, vengono proposti incontri su temi attuali e di nostro interesse (social, vita della scuola, ambiente…), dibattiti e incontri con testimoni che ci sono d’aiuto nel nostro percorso di crescita. In quest’anno così complicato, non ci siamo fermati. Abbiamo pensato di organizzare un orientamento online per aiutare e accompagnare i ragazzi di terza media nella scelta della scuola superiore. Ce ne siamo occupati noi studenti perché abbiamo pensato fosse giusto farlo tramite il confronto con chi queste realtà le sta ancora vivendo in prima persona.

Ilaria, ogni anno per uno studente di quinta che lascia l’equipe ce n’è uno di prima che entra a far parte del gruppo. Però chiedo proprio a chi ormai ha concluso il percorso: nel futuro che cambiamenti vorreste vedere nella scuola?

Speriamo di vedere nella scuola del futuro un maggiore interesse nella formazione a 360 gradi dello studente. Gli studenti non sono vasi da riempire di nozioni, ma argilla da modellare. Tutte le scuole dovrebbero allenarli alla relazione pacifica con l’altro, a padroneggiare un linguaggio appropriato e adatto a ogni situazione. Mi piacerebbe che la scuola stimolasse il ragionamento logico e funzionasse da “problem solving” della vita. Che insegnasse sempre a costruire un pensiero critico in modo tale da poter affrontare il futuro con filo di gas.

Per la rubrica, “Per chi suona la campanella…” a cura di M. Letizia Di Deco

Foto: settimana di convivenza 2019

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