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Lettere alla redazione: cattolici e voto, ulteriori spunti di riflessione

 

Gentile Direttore,

nella speranza che mi venga concesso il “diritto di replica”, commento brevemente la lettera dell’ing. Cavallari che non me ne vorrà se chiamerò Luca non solo per agilità di scrittura e lettura, ma anche perché abbiamo dei cari amici in comune e… potrebbe essere mio figlio. Singolare la coincidenza per cui, tra i tanti che potrebbero intervenire e commentare, finora l’abbiano fatto solo due ingegneri. Speriamo si aggiungano altri a questo piacevole confronto per il quale lo ringrazio.

La mia precedente lettera, come scritto in apertura e ribadito in chiusura, voleva essere super partes e non entrare in considerazioni spiccatamente partitiche, ma solo stimolare riflessioni ed esami di coscienza nell’ambito dell’elettorato cattolico e dei candidati. D’altra parte non sono un cattolico pubblicamente schierato a livello politico. A essere sincero, tante volte ho provato il desiderio di farlo, ma, per ora, è incompatibile con il tempo a disposizione, mentre è un compito da svolgere particolarmente bene.

Chiarisco anche che non era mia intenzione fare un’elencazione esaustiva dei principi della dottrina della Chiesa e, ancorché indubbiamente più ampia della mia, non definirei tale neppure quella realizzata da Luca. Come scritto nella mia precedente lettera, trovo che la sintesi più semplice, completa ed autorevole sia quella realizzata da Papa Benedetto quando parla di “principi non negoziabili”. A mio avviso sono questi i temi sui quali “i politici cattolici non possono transigere”.

Come ha scritto Giancarlo Grandis, ben più autorevolmente di me, durante una lezione tenuta alla scuola diocesana di formazione, proprio sul tema Cristiani in politica: “Valori sociali come la solidarietà, la sussidiarietà, la pace sono valori importanti, ma che si possono negoziare perché ci sono molti modi e strategie politiche per realizzarli. Ma di fronte al valore della vita, o lo si riconosce o lo non lo si riconosce. Esso infatti più che un valore è un principio, sul cui riconoscimento si basa e si può discutere ogni altro valore”.

Tuttavia ho letto con attenzione e interesse la bella elencazione contenuta nella lettera di Luca e trovo certamente utile il richiamo a me e a tutti i lettori di questi valori fondanti della nostra fede. Per quanto mi riguarda sono un appassionato lettore della Dottrina Sociale e sono profondamente convinto che nei suoi contenuti si trovi quanto necessario a politici e cittadini far “funzionare bene” la politica.

Non si tratta di un problema di destra e di sinistra – disputa dalla quale, a differenza di Luca, mi sono ben guardato di entrare – anche perché sono fondamentalmente convinto che le virtù necessarie a mettere in atto quei principi non abbiano un “colore politico”. Se si ha mente aperta e non si parte con preclusioni, si può facilmente riconoscere la virtù a destra o a sinistra, tra credenti e atei e via dicendo.

Io non abuso della parola “amico” e, utilizzandola nel suo significato, posso dire di avere amici – anche impegnati in politica o parlamentari – di sinistra e di destra e, quando non siamo d’accordo, discutiamo anche in modo acceso. E non accetto compromessi sui principi in cui credo solo perché lo afferma un determinato schieramento politico. Questo, al contrario, è uno dei tanti tristi spettacoli a cui assistiamo – a sinistra o a destra – ogniqualvolta un “sedicente cattolico” abdica al proprio ruolo.

Mi spiace, quindi, leggere che io abbia “dimenticato” dei principi. Chiarita la distinzione tra principi e valori, non ne ho dimenticati. Ho limitato la mia lettera a quei principi che vengono al contrario maggiormente dimenticati o calpestati da quelli che ho definito “sedicenti cattolici” e continuo a definire tali perché la coerenza e la perseveranza non sono un optional nella vita del credente. In più, non volendo scrivere un trattato e non avendone la capacità, ho ritenuto che ci sia già una priorità definita da Dio nei 10 Comandamenti e dal Catechismo.

Se cadiamo nel buonismo del politichese (non mi sto riferendo a Luca, ma parlo in generale di un difetto molto comune), facciamo una confusione tremenda. In questo modo, anche il “cristiano medio”, tipicamente poco formato, finisce per mischiare le priorità come mettere l’uomo prima di Dio.

Pongo una domanda “provocatoria”: perché la santificazione della festa cade nel 3° Comandamento e il non uccidere al 5° posto?

Non è questo il luogo in cui rispondere e non spetta a me farlo. Ma faccio un esempio molto concreto.

Credo che pochi (o forse nessuno) abbia vissuto l’opzione preferenziale per i poveri più di Madre Teresa di Calcutta (e chi scrive è stato a Calcutta e ha visto cosa significhi essere povero in quella megalopoli). Eppure nella sua esistenza terrena Madre Teresa non anteponeva nulla al suo personale rapporto con Dio (sacramenti e vita d’orazione).

Ricordiamo di cosa parlò quando nel 1979 le fu assegnato il Nobel per la pace proprio per il suo impegno per i più poveri e il suo rispetto per il valore e la dignità di ogni singola persona?

Nel suo memorabile discorso, alla premiazione, parlò dell’aborto e disse: “Se una madre può uccidere suo figlio, chi impedisce agli uomini di uccidersi tra di loro?”. E fu un intervento molto, molto scomodo per quel “potente parterre”!

Poi Madre Teresa rifiutò il banchetto di festeggiamento e chiese che il danaro risparmiato (circa 6.000 dollari) andasse ai poveri di Calcutta, che si sarebbero sfamati per un anno intero. Credo che nessuno osi paragonarsi a lei in questo ambito.

Possiamo dilungarci moltissimo sul tema del “bene comune”, ma prima meglio che diciamo cosa sia il “bene”.

Non vorrei ritrovarmi in quelle epoche in cui in nome di “liberté, egalité, fraternité” si tagliavano le teste di tutti quelli che la pensavano diversamente. Il DDL Zan, che i cattolici farebbero bene a conoscere e combattere in nome della Costituzione Italiana, va esattamente in quella direzione. Invece, finora, è andato avanti anche col voto parlamentare di “sedicenti cattolici” che altri cattolici (spero solo ignoranti) hanno a loro volta eletto a rappresentarli.

O che dire della Guerra di Spagna di cui ai miei tempi, nei libri di storia, non si parlava perché i libri erano scritti da chi sosteneva quegli assassini?

È verissimo quel che dice Luca quando scrive che serve una bussola ben funzionante per “orientarci in un dibattito complesso. Ma io non ho fatto una “selezione di valori”, mi sono limitato a evidenziare quei principi che a mio parere – e potrei argomentare a lungo con parole non mie, ma di Papi e di Santi – stiano in testa alle priorità per rendere la società più umana senza dimenticare bisognosi e ultimi.

I riferimenti politici e partitici di Luca sono chiarissimi. Io non ho voluto fare altrettanto e cerco di non farlo neppure in questa replica (cosa non facile volendo rispondere compiutamente), per continuare a restare super partes e proseguire nell’intento dichiarato di stimolare la riflessione e le coscienze di tutto l’elettorato cattolico faentino.

Faccio un altro esempio premettendo che io non sono a favore del far morire in mare chicchessia.

La vita umana è sacra sempre e comunque. Tuttavia, mentre ricadiamo sempre nel 5° comandamento, trovo chi ci sia una bella differenza tra uccidere un innocente – indubbiamente innocente – nel grembo di sua madre e non accogliere un barcone a bordo del quale non si sa se vi siano esuli, vittime di guerra, perseguitati politici, pacifisti, terroristi… sani o portatori di virus… che oltretutto occorre poi gestire e sistemare anche per tempi lunghi. Il tema dei migranti – pur avendo chiarissima la dottrina – non si risolve con gli slogan né di destra, né di sinistra. Quest’anno poi, causa Covid-19, mentre gli “irregolari” continuano a fluire, abbiamo bloccato gli stagionali regolari, mettendo in ginocchio il settore agricolo.

Io che sono un europeista convinto, da tempi non sospetti dico che questo è e dev’essere un problema da affrontare e risolvere a livello europeo e non italiano.

Apro una piccola parentesi: chi governerà a Faenza non dovrà decidere se tenere aperto o chiuso il porto che non c’è. Viceversa potrà, ad esempio, decidere se aiutare o meno la famiglia, posto che per me la famiglia non ha “tante sfaccettature e diversità” e non è un nucleo svincolato da un contesto genitoriale, come qualcuno sostiene.

Mi fermo perché mi sto addentrando in temi vastissimi e il rischio di essere frainteso è enorme.

Di esempi se ne potrebbe fare altri, utili più che altro a comprendere che la dottrina della Chiesa in generale e quella sociale in particolare sono argomenti ampi e prenderne a riferimento solo una parte può essere non solo limitante, ma anche forviante.

Infatti, fa benissimo Luca a sottolineare che la fede preveda unità, totalità. Lo sottoscrivo appieno perché se poi aggiungiamo l’altra sua citazione che richiama alla “legittima libertà dei cittadini cattolici di scegliere, tra le opinioni politiche compatibili con la fede e la legge morale naturale”, il campo si restringe moltissimo, ma davvero moltissimo. Certamente non si può stare dove non si difenda la vita, la persona, la famiglia, la libertà di educazione, la libertà di pensiero e di espressione… la dottrina cattolica sociale e non… Se si volesse setacciare perbene resta ben poco di quanto vediamo oggi in Parlamento.

Concludo ringraziando tanto la Direzione del sito quanto Luca e auspico davvero che questo dibattito si ampli nel mondo cattolico, ma anche che resti fuori dalle contese partitiche come anche stavolta ho cercato di fare, pur capendo che non sia facile per un rappresentante di lista fare altrettanto.

Saluto cordialmente e ringrazio entrambi.

Giuseppe Lesce

 

Francesco Ghini

Mi occupo di comunicazione, marketing sanitario e formazione. Nel 2014 ho fondato il blog online Buonsenso@Faenza. Con un passato da ricercatore e un dottorato in Medicina Molecolare, oggi collaboro con diverse aziende come consulente per la comunicazione, sviluppo di business, sviluppo della identità del brand e quale organizzatore di eventi formativi e divulgativi nazionali e internazionali.

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