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The Lighthouse di Robert Eggers

“Se io fossi il vento, non soffierei più su un mondo tanto malvagio e miserabile… Eppure, lo ripeto e lo giuro, c’è qualcosa di glorioso e di benigno nel vento.”
“O limpido spirito, tu mi hai fatto del tuo fuoco, e come un vero figlio del fuoco io te lo rendo in respiro.”
citazioni da Moby Dick – Herman Melville

Su una piccola isola sperduta dimenticata da Dio, due uomini, un giovane aitante e taciturno (Robert Pattinson) e un inquietante anziano ubriacone (William Deafoe), si occupano della manutenzione giornaliera di un antico faro. Il vecchio è un custode ormai esperto e levigato, il ragazzo invece ha cominciato a svolgere la mansione solo da pochi giorni. La relazione tra i due protagonisti muterà più volte durante lo svolgersi degli eventi. Il loro rapporto passerà da un iniziale ostilità reciproca a una amichevole complicità generata dai piaceri dell’alcol, terminando infine nello smarrimento del proprio pensiero e nell’immersione totale della propria anima nella pazzia, inghiottita nelle profondità dell’oceano.

Robert Eggers, un novello regista che lascia il segno nella scena horror moderna

Con all’attivo soltanto un’ altra pellicola (l’ansiogeno e macabro “The Vvitch”), Eggers dimostra di essere un autore in grado di saper dire la sua in maniera prorompente e affascinante. Utilizzando a suo vantaggio molti stilemi del cinema espressionista tedesco, egli riesce con autorevolezza ad imprimere ai suoi lungometraggi una caratura pregiata ed estremamente simbolica. La tensione percepita è tangibile e potente. La sofferenza provata dai personaggi non è fisica ma bensì mentale, sempre in perenne conflitto tra la volontà di trattenere una realtà concreta e il desiderio di abbandonarsi all’insanità, scaturita dall’ignoranza e dall’incomprensione. In questo film il regista si sbizzarrisce dando sfogo alle sue passioni più recondite, donando allo spettatore una pluralità di significati davvero considerevole. Le armi a disposizione di Eggers sono i diversi omaggi ai film classici di Hitchcock e Murnau, i richiami alla tenebrosa scrittura di Poe e di Lovecraft e un uso costante di temi mitologici e filosofici di alto spessore.

Bianco e nero. Luca e oscurità. Vita e morte

The Lighthouse è un film del 2019 completamente girato in negativo bianco e nero. Scelta stilistica coraggiosa e carica di molteplici motivazioni. Il lavoro fatto dal direttore della fotografia Jarin Blaschke è magistrale. Le luci e le ombre presenti danno un forte senso drammaturgico diventando parte integrale della narrazione. Per tutta la visione, il virtuosismo delle inquadrature unito alla particolare colorazione suscita in chi guarda un variopinto quadro di emozioni contrastanti tra loro. Sguardi in macchina, transizioni al bianco e un compartimento sonoro agghiacciante sono strumenti che danno tonalità uniche che rimangono impresse nei ricordi del pubblico. La sceneggiatura inoltre ha eccezionali connotazioni teatrali che, unite alla bravura indiscussa dei due interpreti, realizzano un’opera epica non facilmente replicabile.

Nei gabbiani vivono le anime dei marinai morti in mare

La tensione tra i due personaggi è palpabile già dalle prime battute. Un’atmosfera amara e sgradevole permea l’aria. Respiri ansimanti di fatica, puzza di sudore, flatulenze disgustose, duro lavoro, follia imminente e rumori assordanti saranno le caratteristiche principali di una storia dal sapore salmastro come il mare e crudele come una punizione divina. Un oscuro segreto sarà il motore di un racconto pieno di leggende e superstizioni. I miti ad ambientazione marinaresca si susseguono in un flusso di coscienza angosciante e terribile che darà origine ad istinti animaleschi e violenti. Un’ossessione penetrante che porterà alla perdizione della propria fragile umanità.

“Sono in molti in questo posto, ma nessuno parla… è come se avessero paura di qualcosa”

(Shutter Island – Martin Scorsese)

Alex Bonora

Alex Bonora

Nato a Murano, ridente isola della laguna veneziana, famosa per la lavorazione del vetro. Diplomato prima come ragionerie a Venezia e successivamente come attore di prosa presso la scuola di teatro Galante Garrone di Bologna nel 2015 dopo un percorso accademico di tre anni. Per diverso tempo sono stato animatore turistico in diversi villaggi turistici in Grecia ricoprendo anche ruoli di responsabilità e coordinamento dello staff. Artista a tempo perso, viaggio molto ricordandomi di tenere costantemente i piedi per terra e la testa alzata verso il cielo. Appassionato di cinema, teatro e musica, ritengo che la critica artistica non sia la semplice valutazione di un prodotto ma un vero e proprio dialogo tra l’analista e il creativo, atto per l’arricchimento intellettuale del pubblico. Amo i dolci e possiedo una katana “Wado Ichimonji”(Strada dell’armonia) in omaggio al manga One Piece. Combatto tutti i giorni per la libertà. Individuale o collettiva che sia.

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