Batman torna al cinema con il nuovo film di Matt Reeves: ecco la recensione di Alex Bonora
Evey: Chi sei?
V: Chi?… “Chi” è soltanto la forma conseguente alla funzione, ma ciò che sono è un uomo in maschera.
Evey: Ah, questo lo vedo!
V: Certo. Non metto in dubbio le tue capacità di osservazione. Sto semplicemente sottolineando il
paradosso costituito dal chiedere a un uomo mascherato chi egli sia.”
V per Vendetta
Durante la notte di Halloween, il sindaco di Gotham City viene brutalmente ucciso da un serial killer con la passione degli indovinelli. Bruce Wayne, che da già un paio d’anni ha assunto il ruolo di vigilante, avrà il compito di scovare l’assassino ed interrompere la lunga scia di sangue prima che sia troppo tardi.
Il Batman di Robert Pattinson è davvero un innovativo?
La nuova avventura dell’uomo pipistrello inizia in media res. L’azione si concentra immediatamente nel seguire lo svolgimento degli eventi dopo un breve accenno d’introduzione del personaggio principale. Questo piccolo prologo è la parte migliore di tutto il film. Il Cavaliere Oscuro viene presentato tramite un monologo interiore del protagonista in cui espone le tecniche di intimidazione tramite le quali infonde terrore nei cuori dei malviventi. Per lui “la paura è uno strumento”, un mezzo perfetto per salvare la città dalla depravazione celata nei bassifondi. “Credono che mi nasconda nell’ombra ma io sono l’ombra”. Per i primi cinque minuti sembra quasi che Batman sia il villain del film, o quanto meno un antieroe controverso al limite tra luce e oscurità. Non per niente lo pseudonimo col quale vuole essere
identificato è “Vendetta”. Quest’idea potenzialmente interessante viene tristemente affievolita durante lo scorrere dei minuti. Pattinson interpreta in realtà un giovane ancora inesperto. In alcune parti centrali appare davvero
immaturo e a tratti addirittura afflitto da una sorta di crisi adolescenziale. Si indispettisce con i suoi alleati, si fida dei suoi nemici e si mostra in momenti di forte irritazioni affermando in più di un’occasione di sentirsi terrorizzato dalla difficile circostanza.. Il look tendente all’emo poi non aiuta e, anzi, ridicolizza il personaggio invece di conferirgli quel tocco dark di cui avrebbe tanto bisogno. Batman in questo caso è un ragazzino in cerca di approvazione e pieno di insicurezze nascoste dietro la nera armatura del supereroe.
Gotham: una Sin City senza tempo
Al contrario delle versioni precedenti, qui non ci si concentra troppo sulla spettacolarità dei effetti speciali o su combattimenti al cardiopalma. L’approccio generale s’indirizza verso il noir d’altri tempi, cercando un astuto compromesso tra lo stile classico dei fumetti ed una visione cinematografica moderna. Non godiamo quasi mai della luce del giorno. La notte regna sovrana. Gotham viene vista per ciò che è: una città marcia fino al midollo dove la polizia frequenta gli stessi locali della criminalità, i gangster comandano per le strade, la femme fatale dal passato turbolento Catwoman coinvolge sentimentalmente il protagonista e, naturalmente, al centro della storia ci sono le indagini. Essendo Batman il più grande detective del mondo questa è sicuramente una scelta azzeccata. Nonostante lo sfondo suggestivo, il senso di emergenza viene avvertito solo in rare e sporadiche sequenze. Tutto l’agglomerato circostante vive di dialoghi inutilmente lunghi, tortuosi e spesso ridondanti. Con tre ore di durata da riempire, inserire principalmente scene discorsive a discapito di immagini in movimento alla lunga può diventare pesante.
Batman VS l’Enigmista: chi è il vero cattivo?
Ormai è risaputo: Il cavaliere Oscuro non è altro che uno psicopatico. Un uomo profondamente disturbato che, per molti aspetti, non si distingue troppo dagli antagonisti che solitamente fronteggia. In questo caso, la differenza è più che mai labile. L’ Enigmista è un individuo fuori dagli schemi che ricorda negli atteggiamenti l’assassino di Zodiac
di David Fincher. Un imitatore di Batman che, come lui, vuole difendere Gotham dalla corruzione. Tutta una serie di elementi li accomunano e Bruce questo lo sa bene. Il loro rapporto malato porterà il nostro eroe ad interrogarsi sulla sua stessa natura, rinnegando la brutalità dell’uccisione sia da parte sua che da chi gli sta intorno. Tra l’altro, l’interpretazione di Paul Dano è superlativa ed emerge rispetto a quella di tutti gli altri. Purtroppo la relazione tra i due non viene esplorata a dovere, dato che si è preferito dare più spazio ad un altra figura negativa nelle vesti di Carmine Falcone. Il solito stereotipo del mafioso italo americano che occupa tantissimo minutaggio senza che possa scaturire il minimo interesse se non per la stretta e confusa connessione con la famiglia Wayne. La DC ultimamente sta tentando di dare una visione diversa ai cinecomics, distaccandosi il più possibile da quella dei Marvel Studios. Ottima intuizione. Tuttavia con questo prodotto si avverte una sensazione d’incompletezza dovuta forse ad un limitato coraggio nell’andare in profondità. Per quanto sia brutto dirlo, dopo la trilogia di Nolan nessun lungometraggio legato alla mitologia dell’uomo pipistrello è riuscito a fare di meglio.
“Dimmi bambino, tu danzi mai col diavolo nel pallido plenilunio?”
Jack Nicholson in Batman (1989)