Il sindaco Malpezzi e il punto sul Covid-19 a Faenza

L’impatto economico del Coronavirus su imprese e famiglie faentine, le strategie che può mettere in campo l’Amministrazione comunale, la situazione della bonifica dell’incendio della Lotras System, le opzioni in campo per realizzare investimenti sul territorio: sono questi alcuni dei temi che abbiamo affrontato assieme al sindaco di Faenza, Giovanni Malpezzi, nel corso di questa intervista per Buonsenso@Faenza. 

Intervista al sindaco Giovanni Malpezzi

Che impatto economico ha avuto l’emergenza Covid 19 sul territorio comunale?

L’impatto della pandemia è stato devastante in tutta Italia, ora siamo sicuramente in una fase di ripartenza, ma ci sono tutt’ora attività che sono in difficoltà. La situazione infatti è molto diversificata, con alcune imprese che hanno particolarmente sofferto, penso per esempio al settore del turismo e della ristorazione, altre meno, come la filiera agroalimentare. Tracciando un quadro numericamente più preciso, in tutto il territorio dei sei Comuni della Romagna faentina sono state 795 le aziende che hanno fatto domanda per gli ammortizzatori sociali, che spaziano da quelle più piccole a quelle più grandi. Di queste, 610 hanno sede a Faenza, per un totale di 4.100 lavoratori in cassa integrazione nel momento più acuto del lockdown. A questi numeri bisogna aggiungere i lavoratori autonomi a partita Iva che hanno ricevuto i 600 euro statali, cifra non certo sufficiente.

Quali misure ha preso l’Amministrazione per sostenere queste attività?

Il Comune cerca di fare la sua parte ed è fortemente impegnato su vari fronti, in particolare il settore tributario dove abbiamo prorogato il termine del pagamento Imu fino al 16 ottobre e altri tributi locali sono stati rinviati al 31 luglio. Questo vuole essere un aiuto concreto per imprese e famiglie, ma non nego che ci troviamo in un quadro di grande incertezza; ad esempio l’altra componente rilevante dei contributi locali, la Tari, è ancora da determinare, ci sono disposizioni di carattere generale ma si deve definire esattamente la contribuzione a carico della singola impresa e su questo c’è ancora tanto lavoro da svolgere. L’indirizzo che abbiamo dato è che le imprese che hanno subito un periodo di sospensione delle attività durante il lockdown dovranno essere sgravate dalla Tari per questo periodo, secondo una misura che risponde al principio fondante della tassa rifiuti: chi più inquina, più paga. Per sostenere in questo percorso le imprese locali, è fondamentale il supporto da parte dello Stato. Entro il 31 luglio dovremo andare in consiglio comunale per riequilibrare il bilancio del Comune: con la pandemia il bilancio di previsione è saltato completamente e sarà tutto da riequilibrare, auspicando nelle risorse statali. Finora ci hanno promesso 2,8 milioni di euro, ma queste risorse non sono sufficienti per assolvere i nostri impegni ordinari e per erogare i servizi ai cittadini.

Quali sono gli spazi di manovra reali che ha l’Amministrazione per venire incontro alle esigenze delle imprese nei mesi futuri?

Come accennavo prima, possiamo agire con il rinvio delle scadenze tributarie e la riduzione di alcune imposte, come la Tosap (Tassa occupazione spazi e aree pubbliche) per aziende che hanno subito un periodo di sospensione; così come abbiamo deciso, per lo stesso periodo, lo sgravio del canone di locazione alle imprese in affitto in immobili comunali. Inoltre abbiamo stanziato importanti risorse per i consorzi Fidi per aumentare i plafond di credito disponibili per le imprese.

A Faenza in circa 1.500 famiglie hanno usufruito dei buoni spesa

Dalle imprese alle famiglie. Quali misure sono state messe in atto attraverso fondi statali e attraverso fondi propri comunali? Quanti ‘buoni spesa’ sono stati emessi e che indicazioni sui numeri della povertà a Faenza hanno dato?

La prima tranche dei ‘buoni spesa’ è stata particolarmente rilevante, abbiamo erogato 258mila euro, sui 311mila arrivati dai fondi statali, per sostenere in tutto circa 1.500 famiglie. Con le risorse rimaste, unite alle donazioni di privati e fondi di riserva propri del Comune abbiamo potuto erogare anche una seconda tranche corrispondente alla metà della precedente. A Faenza c’è stata una richiesta numericamente più pesante rispetto agli altri Comuni dell’Unione. Poi c’è il tema anche dei pacchi alimentari: a molte famiglie del nostro distretto è stato dato in alternativa o in aggiunta il pacco alimentare e stiamo parlando di circa 2mila persone. Anche in questo contesto i numeri parlano chiaro: l’emergenza Covid ha amplificato la situazione di marginalità di tante persone, che non ci saremmo aspettati di trovare in questi giorni alla Caritas o al banco alimentare.

Malpezzi: “Al Governo centrale chiediamo più certezze”

Cosa chiedete, come Comuni, al Governo centrale?

Chiediamo certezze per quanto riguarda le risorse agli enti locali, ben oltre quei 3 miliardi di euro erogati complessivamente a livello nazionale. Il ministro Gualtieri ha promesso un ulteriore stanziamento, si parla di altri 3 miliardi, ma Anci ha quantificato la necessità di arrivare ad almeno 7 miliardi complessivi, in ogni caso si deve tener fede agli impegni presi. Inoltre al Governo chiediamo di prendere provvedimenti che non ci creino ulteriori complicazioni a livello tributario: non si possono, per esempio, modificare le regole a pochi giorni della scadenza dell’Imu con nuove disposizioni.

Quali sono le difficoltà maggiori che si troverà invece ad affrontare il Comune nel medio termine?

Penso in particolare la ripartenza dei servizi educativi e scolastici a settembre. Quest’estate alcuni Cre sono partiti, ma in misura limitata rispetto all’esigenza delle famiglie che non possono essere lasciate sole. Dal punto di vista dei servizi educativi, sosteniamo anche economicamente i gestori, consentendo loro di azzerare le rette a carico delle famiglie, utilizzando risorse comunali e regionali. Per quanto riguarda gli istituti scolastici il tema è ben più complesso perché, se rimangono le attuali norme sul distanziamento, ci sono due ordini di problemi. Il primo è che, applicando le norme, ci vorrebbe un numero di classi ben superiore a quello attuale, di conseguenza ci vogliono molti più docenti (difficilmente reclutabili in pochi mesi, con molte graduatorie di concorso esaurite). Ma se anche si trovassero i docenti, bisogna fare i conti con la realtà: il patrimonio edilizio scolastico non è tale da poter essere ampliato in pochi mesi. È vero che nel Decreto Scuola si è dato ai sindaci i poteri di commissari straordinari per l’edilizia scolastica fino al 31 dicembre, ma nessuno ha specificato cosa succederà dopo il 1° gennaio 2021. In ogni caso, per settembre non è possibile né costruire nuove scuole né mettere mano seriamente ad immobili esistenti da ristrutturare. Per concludere, per la riapertura a settembre delle scuole secondo me la soluzione è utilizzare criteri di buon senso già adottati oggi in alcuni Paesi stranieri per consentire il diritto all’istruzione.

Il bilancio comunale e le partecipate

Ritiene effettivamente una strada percorribile e auspicabile quella, suggerita da alcuni, di alienare beni immobili del Comune o di suoi enti controllati (Asp) oppure le partecipazioni del Comune (Sfera, Hera…) per ‘fare cassa’ e realizzare plusvalenze utili per il Comune?

Vanno fatte alcune precisazioni. L’Asp è un ente pubblico e ha un patrimonio che è costituito delle ex Opere Pie vincolato all’erogazione di servizi alla persona: non possiamo svendere poderi o appartamenti di sua proprietà per dare liquidità ai Comuni soci, perché in ogni caso, il ricavato deve essere reinvestito nel suo patrimonio (per esempio in ristrutturazioni di immobili strumentali) o in nuovi servizi. Col patrimonio Asp non è dunque possibile rimpinguare il bilancio del Comune. Questione diversa è il tema delle società partecipate; qui parliamo infatti di vere e proprie imprese. Non è vero che non si è proceduto a delle riduzioni del capitale partecipato: ad esempio Ravenna Holding, che per Faenza detiene le principali partecipazioni, ha ridotto la propria quota presso alcune società (vedi Hera) restituendo ai soci risorse importanti. Dal ConAmi è arrivata recentemente la liquidazione di riserve, ai Comuni consorziati, per 1,8 mln complessivi, mentre da Romagna Acque oltre 3 milioni, risorse sicuramente molto utili agli enti locali in questo periodo difficilissimo.

Anche il tema di Hera è ricorrente. Tutt’ora Ravenna Holding, che detiene la parte principale di azioni di Hera che Faenza aveva in portafoglio, ha in corso un’operazione di dismissione di azioni, entro i limiti fissati nel sindacato di blocco. Il rovescio della medaglia è infatti che, se la percentuale scende sotto la soglia per il controllo pubblico, poi gli enti locali perdono il controllo su questa società. Certamente la prospettiva di ridurre le azioni di Hera è da coltivare, ma sempre entro la soglia di mantenimento del controllo pubblico.

Come è possibile oggi per un ente locale fare investimenti per realizzare grandi opere strutturali che incidano sulla città o il suo benessere?

Una volta il piano investimenti era in gran parte coperto dagli oneri di urbanizzazione. Anche quando saremo usciti da questa fase di crisi economica, non tornerà un’epoca di questo tipo: è una storia finita, e per fortuna aggiungo. Non è urbanizzando in maniera selvaggia che possiamo trovare le risorse per realizzare altre opere. Per fare investimenti importanti l’unica strada è intercettare trasferimenti da soggetti terzi: fondi europei, nazionali e regionali, e in questi anni l’abbiamo fatto. L’altra fonte è quella inerente l’accensione di mutui: in questi dieci anni, dimezzando il debito complessivo del Comune, abbiamo aperto spazi finanziari per ottenere credito con cui realizzare nuove opere pubbliche. Certamente il nuovo sindaco, superata questa fase di emergenza, avrà spazi per continuare sia l’opera di recupero di beni patrimoniali sia la realizzazione di nuovi interventi.

La bonifica dell’incendio Lotras System va avanti, così come la questione giudiziaria

Un impatto forte sul bilancio comunale ce l’ha anche la bonifica dell’incendio Lotras. Come procede l’opera di bonifica dell’area? Dal Comune sono state pagate le spese preliminari 2,5 mln (di cui 1 arrivato dalla Regione), ma, secondo le stime degli scorsi mesi, resteranno ancora da fare altri 4 mln di euro di interventi da svolgere. Qual è la situazione dei procedimenti giudiziari?

La bonifica riguarda due comparti: il bacino di laminazione e il perimetro dell’area incendiata. Il codice dell’Ambiente definisce chi deve farsi carico della bonifica in queste situazioni: in primo luogo il soggetto responsabile, ma se questo non viene identificato (la Lotras System si è dichiarata vittima dell’evento) ne deve rispondere il gestore dell’area; qualora questi non potesse o non volesse pagare, se ne deve far carico l’Amministrazione comunale. Sono in corso tutte le attività degli uffici tecnici, legali e assicurativi, per applicare quanto indicato dal Codice, per cui sarà ancora una vicenda lunga, fermo restando che l’attività di bonifica va avanti e i finanziamenti li stanno mettendo, in parte, il Comune e la Regione e, in parte, anche la Lotras.

“Non avrò la soddisfazione di veder iniziare la riqualifica della stazione, un progetto che la città aspettava da 30 anni”

Il piano delle opere del Comune di Faenza dispone nelle ultime annualità di circa 15-20 milioni di euro annui, dopo il suo primo mandato nel quale gli investimenti erano invece più contenuti: secondo le sue previsioni quale sarà la capacità economica a disposizione della futura Amministrazione per avviare nuovi progetti strategici?

Non è semplice definire a priori un piano di investimenti, perché rischia di apparire un “libro dei sogni”; bisogna sempre verificarlo a consuntivo. Ci sono tante variabili da tener conto, come la capacità di stipulare mutui, la possibilità di dismettere beni patrimoniali, l’incasso di oneri di urbanizzazione. In realtà a consuntivo, in questi anni, abbiamo realizzato opere per 5-7 milioni di euro l’anno, con punte di 12-14 mln, e credo che queste cifre non si discosteranno di molto anche per la nuova Amministrazione. Ci potranno essere dei picchi grazie a contributi da progetti europei o di altro tipo. In mancanza, la capacità di investimento del Comune si attesterà attorno agli 8-10 milioni di euro l’anno.

Quali domande di investimento rimangono ancora inevase dopo dieci anni di mandato Malpezzi?

Purtroppo, non avrò la soddisfazione di poggiare la prima pietra della riqualificazione della stazione ferroviaria, ma la mia Amministrazione ha posto le basi perché si realizzasse quello che in trent’anni non era stato possibile fare. Abbiamo approfittato di un “treno che passava” e abbiamo subito creato le condizioni per realizzare il progetto. In questi 10 anni, poi, di opere ne abbiamo fatte tante: l’elenco sarebbe lungo, ma l’intervento più rilevante è senz’altro il complesso degli ex Salesiani, una sfida impegnativa che ha consentito di recuperare 14mila mq grazie al sostegno decisivo dell’Amministrazione comunale.

Samuele Marchi

Giornalista, sono nato a Faenza e dopo la laurea in Lettere all’Università di Bologna frequento il master in 'Sviluppo creativo e gestione delle attività culturali' dell’Università di Venezia/Scuola Holden. Ho collaborato con diverse testate locali e nazionali come Veneto Economia, Alto Adige Innovazione, Cortina Ski 2021, Il Piccolo, Faenza Web Tv. Ho partecipato all'organizzazione del congresso nazionale Aiga 2015 e del Padova Innovation Day. Nel 2016 ho pubblicato il libro “Un viaggio (e ritorno) nei Canti Orfici” (Carta Bianca editore) dedicato al poeta Dino Campana. Amo i cappelletti, tifo Lazio e, come facendo un puzzle, cerco di dare un senso alle cose che mi accadono attorno.

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