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IN DIFESA DELLA POLITICA, PERCHÈ CREDERE NELLA DEMOCRAZIA OGGI

IN DIFESA DELLA POLITICA, PERCHE’ CREDERE NELLA DEMOCRAZIA OGGI

In un panorama in cui il modello della politica della malafede, secondo cui tutti i politici sono considerati incompetenti, egoisti o corrotti, è diventata l’ottica principale con cui tutto viene interpretato, è facile incolpare le istituzioni democratiche e chi le rappresenta. Matthew Flinders sceglie di andare controcorrente, sostenendo che «il pubblico non detesta la politica ma, più realisticamente, si aspetta troppo da essa e fatica a comprenderne le dinamiche».

Il libro riprende fin dal titolo gli stessi temi trattati dal volume di Bernard Crick In Defence of Politics (1962) e si può considerare come un aggiornamento alla situazione attuale. Difendere la politica 50 anni dopo è un compito reso più difficile dalla crescita della globalizzazione e dall’impatto delle nuove tecnologie, per non parlare della crescente attenzione-ossessione per la trasparenza e di tante altre sfide che, se non comprese a fondo, possono avere un effetto distruttivo sulla democrazia. Ci troviamo di fronte ad un paradosso: mai prima d’ora lo Stato, sempre più sovraccaricato, aveva messo a disposizione dei cittadini una simile quantità di servizi. Eppure la sfiducia verso la classe politica ha raggiunto l’apice. I cittadini danno per scontato ciò che è facile ottenere e considerano come un’esigenza primaria ciò che per la generazione precedente era un lusso. Lo sviluppo socio-economico, tecnologico e culturale ha portato ad un’inflazione delle aspettative che, inevitabilmente, aumenta il gap tra ciò che viene promesso o è atteso e ciò che può essere realmente essere erogato dai politici. Ed è proprio questo gap che può aprire la strada ad alternative populiste, una possibilità che fa suonare un campanello d’allarme nella testa di molti.

I politici si trovano tra due fuochi: da una parte devono cercare di accontentare gli elettori per mantenere il loro fondamentale sostegno, dall’altra devono confrontarsi con la realtà dei fatti che spesso mette di fronte a scelte difficili e impopolari ma necessarie. Detto ciò, è evidente che non possono essere sempre incolpati gli eletti. La politica democratica offre molto di più di quanto in genere si riconosca e si apprezzi. Non può fare felici tutti, è vero, ma è altrettanto vero che non esistono soluzioni semplici per i problemi tanto complessi con cui deve confrontarsi.

Tuttavia non dobbiamo intendere che l’intento di Flinders sia quello di dimostrare che la politica e soprattutto i politici siano perfetti, anzi, il politologo inglese non si esime dal riconoscerne i limiti e le nefandezze, ma invita a non trasformare un sano scetticismo in un cinismo corrosivo, responsabile solo di alimentare ulteriormente la politica della malafede. Auspica invece il progresso verso una politica dell’ottimismo. Ciò è possibile solo se si difende la politica dalle sue fragilità interne, dal mercato, dalla crescente depoliticizzazione, dalle crisi e dai media. E’ troppo comodo criticare l’allenatore dai bordi del campo, la politica non è fatta per spettatori. Dobbiamo tutti fare la nostra parte e diventare cittadini attivi. Controllare gli atteggiamenti dei nostri rappresentanti va bene, ma non dobbiamo dimenticare che ai diritti che ci vengono concessi corrispondono delle responsabilità. Se adottassimo un’ottica più veritiera sul reale funzionamento di quella complicata macchina che è la politica, siamo sicuri che ci comporteremmo diversamente da chi tanto critichiamo se fossimo al loro posto? “Il cinismo politico, il disimpegno, in breve la decadenza – comunque la si voglia chiamare – della democrazia fungono troppo spesso da pretesto per giustificare la pigrizia materiale e intellettuale”.

Il libro presenta una tesi controversa e può offrire una prospettiva diversa nel dibatto sulla crisi della politica a patto che il lettore disaffezionato metta da parte i pregiudizi e provi a seguire il ragionamento di Flinders. La narrazione è ben strutturata e scorrevole, chi legge è accompagnato passo a passo dall’inizio alla fine. Una conoscenza pregressa di scienza politica può rendere più agevole la lettura, data la grande mole di politologi ed esperti che Flinders cita a supporto delle sue tesi, ma non è assolutamente necessaria per capire il suo punto di vista. Non è difficile notare come il libro possa ben rivolgersi all’Italia, soprattutto in questo periodo di scandali e di grandi sfide. Per concludere, In difesa della politica può far riflettere sulle proprie posizioni, rafforzandole o mettendole in dubbio. Di sicuro, il senso critico ne gioverà. Buona lettura!

Diana Dalmonte

  1. Flinders (2014), In difesa della politica – Perché credere nella democrazia oggi. Il Mulino, Bologna.

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