Costruire un dialogo con la città: ecco la Consulta degli stranieri di Faenza

Undici cittadini del mondo, otto uomini e tre donne, molto giovani, provenienti da dieci Paesi differenti le cui storie personali sono arrivate a Faenza, città nella quale ora risiedono e nella quale vogliono spendersi concretamente per favorire attività di inclusione e di valorizzazione delle culture. È stato formalizzato nelle scorse settimane l’insediamento della nuova Consulta delle cittadine e dei cittadini stranieri, l’organo di rappresentanza dei cittadini stranieri non comunitari residenti nel territorio comunale per favorirne la partecipazione all’attività dell’amministrazione. Nei giorni scorsi la Consulta ha eletto come presidente l’argentina Carina Andrea Busto, consulente nel settore non-profit, e come vice presidente Noura Louha (Marocco), studentessa di Scienze politiche a Forlì.

«La nuova Consulta è nata dopo un percorso molto lungo – spiega l’assessore Andea Luccaroni – quando a fine 2015 abbiamo modificato il regolamento dell’organo e abbiamo proceduto all’elezione dei nuovi componenti coinvolgendo le varie associazioni presenti sul territorio». La nuova Consulta si occuperà di promuovere e ideare iniziative pubbliche di natura culturale, sociale, ricreativa e sportiva, con l’obiettivo di divulgare e sviluppare i temi dei migranti e dell’integrazione. «La Consulta – prosegue Luccaroni – non vuole avere una semplice funzione di rappresentanza, ma proverà a essere da stimolo tanto per l’amministrazione quanto per le associazioni per stranieri per favorire occasioni di confronto e partecipazione. Preferisco utilizzare il termine ‘inclusione’ piuttosto che ‘integrazione’: non è questione solo di diritti, ma di senso civico generale che ogni cittadino deve avere. Ha dunque un valore anche educativo».

La presidente Carina Andrea Busto: “Ognuno dei rappresentanti porterà il proprio contributo”

Il sindaco Malpezzi con la neo eletta presidente Busto.

Sul piano pratico, la Consulta esercita funzioni consultive e propositive rispetto all’amministrazione comunale, in modo particolare per favorire l’integrazione delle persone straniere nel cotesto sociale locale e per promuovere la loro attività. «Ringraziamo l’Amministrazione e tutte le associazioni che ci hanno proposto e ci sostengono in questa avventura – spiega la neo eletta presidente della Consulta – Il terzo settore deve fare rete per vincere la sfida della contemporaneità e attraverso il mosaico culturale presente nella Consulta vogliamo contribuire, ognuno con i propri talenti, per essere di servizio al prossimo, arricchendo la città che ci ospita”.

Dal Camerun alla Cina passando per il Venezuela, gli 11 componenti della Consulta

Molto giovani e in gran parte di seconda generazione: è questa la fotografia che riassume i partecipanti alla nuova Consulta. Studenti di economia, avviatori di startup, giornalisti, informatici: la nuova Consulta si rivela variegata non solo per i differenti Paesi d’origine, ma anche nelle competenze da mettere in gioco. Oltre a Carina e Noura, il consiglio della Consulta è composto da: Petru Lazari (Moldavia, segretario), Cyriaque Onomo Amana (Camerun), Mamadou Lamine Ndiaye (Senegal), Jie Huang (Cina), Osazuwa Friday Edio (Nigeria), John Ehanire (Nigeria), Radu Dascaliuc (Romania), Doris Barrios Mendoza (Venezuela), Muhammad Bilal (Pakistan). Tra le associazioni che presentano rappresentanti nella Consulta ci sono il Centro Islamico, Asef Faenza, associazione Speranza, Aisapi, Camera di Commercio Italo-Argentina, associazione Farsi Prossimo, Edo community, Anolf. «Vogliamo che queste comunità – specifica l’assessore – si aprano alla città. Lo sforzo fatto per avviare la Consulta ha come fine quello di aprire nuovi canali di comunicazione stimolando l’impegno civico e facendo sì che queste realtà non si chiudano in se stesse».

La Consulta degli stranieri di Faenza rimarrà in carica fino al 2020

Secondo il nuovo regolamento, la Consulta avrà un periodo di mandato vincolato a quello del sindaco, quindi fino al 2020. Un tempo non lunghissimo per realizzare progetti di grande respiro, e proprio per questo c’è bisogno di passare subito dalle parole alle azioni concrete. Tra le proposta della Consulta c’è quello di voler lavorare sull’educazione, in sinergia con gli istituti scolastici, le famiglie e le associazioni. «È l’anello di congiunzione per poter dare senso a questo processo di inclusione e che comincia all’interno del mondo della scuola – spiega Carina – un processo complesso e difficoltoso e che, proprio per questo, va analizzato nel modo giusto. Siamo certi che stimolando non solo la seconda generazione di migranti, ma anche tutta la cittadinanza e le fasce di età più critiche, come quella degli adolescenti, si possa realizzare un futuro migliore».

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