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Cgil Ravenna: parte la mobilitazione per i referendum sul lavoro, voucher +17%

Due “Sì” per l’abrogazione dei voucher e per il ripristino della responsabilità solidale negli appalti. L’obiettivo della Cgil è ambizioso: portare al voto più di 26 milioni di italiani e battere il quorum nei due referendum abrogativi proposti dal sindacato di Susanna Camusso. L’Emilia-Romagna (dove i quesiti sono stati sottoscritti da oltre 860mila elettori, a fronte di un dato nazionale di 4,5 milioni di adesioni) diventa uno scacchiere fondamentale per portare a casa questo risultato, e la provincia di Ravenna non fa eccezione. Nella mattina di sabato 11 febbraio 2017 un centinaio di piazze in tutta Italia hanno dato il via alla campagna nazionale di mobilitazione e fra queste vi era del Popolo a Ravenna, dove sono stati lanciati palloncini colorati accompagnati dal messaggio “Libera il lavoro”. Il primo incontro sul tema referendum a Faenza si terrà nella giornata di martedì 14 febbraio: sarà presente anche il segretario generale della Cigl di Ravenna, Costantino Ricci.

Ricci (Cgil Ravenna): i due referendum per cambiare il mondo del lavoro sempre più in sofferenza

«Da oggi – ha dichiarato Costantino Ricci, segretario generale della Cgil Ravenna – parte una sfida importantissima per la dignità e i diritti dei lavoratori. Servono due Sì per cambiare un mondo del lavoro sempre più in sofferenza. Ci attendono settimane di grandissimo impegno, la Cgil è mobilitata per fare conoscere a tutti gli italiani le ragioni della nostra battaglia per i diritti. Andremo nelle piazze, nei mercati, nei luoghi di lavoro per fare capire quanto sia importante votare Sì». Un obiettivo non semplice, dal momento in cui l’ultimo tentativo referendario contro le trivellazioni in mare ha visto la partecipazione fermarsi a livello nazionale al 31,6%, mentre in provincia di Ravenna si recarono alle urne solo il 28,6%. Degli elettori. «E’ un impegno che ci prendiamo nei confronti dei milioni di italiani che nei mesi scorsi hanno firmato per i referendum e per la Carta dei diritti universali del lavoro» conclude Ricci, riferendosi al documento programmatico proposto dal sindacato parallelamente ai tre abrogativi.

Martedì 14 la presentazione della campagna referendaria a Faenza

Seguendo le indicazioni delle federazioni provinciali, anche a Faenza si sta costituendo il gruppo a sostegno dei due referendum, che nelle prossime settimane incontrerà i rappresentanti dei partiti e delle associazioni locali del territorio per discutere ed entrare nel merito dei quesiti referendari proposti. Un dibattito che potrebbe creare ulteriore tensione nel mondo della sinistra e all’interno dello stesso Pd, partito che non ha sostenuto i referendum ma che potrebbe vedere alcuni suoi esponenti sostenere la campagna lanciata da Camusso e Landini. Il primo appuntamento a livello locale sarà martedì 14 febbraio alle ore 15 presso la sala Dalle Fabbriche della Bcc (via Laghi 81), quando si terrà l’assemblea delle Rsu, Rsa, delegati Cgil e attivisti Spi-Cgil dell’area faentina per la presentazione campagna referendaria Cgil. L’incontro è aperto al pubblico e vedrà le conclusioni affidate al segretario Costantino Ricci.

Nel 2016 in provincia di Ravenna venduti 1,8 milioni di voucher

Per sostenere la campagna di mobilitazione, l’Ufficio Studi e Ricerche della Cgil Ravenna ha presentato alcuni dati che evidenziano l’aumento esponenziale dell’utilizzo dei voucher. Nell’anno appena concluso in provincia di Ravenna sono stati venduti oltre 1,8 milioni di voucher, il 17% in più rispetto al 2015 e tre volte il numero di quelli venduti nel 2013. Il sindacato sottolinea anche che il 40% dei buoni venduti in provincia sono utilizzati per attività “non classificate”, ovvero non previste dalla tabella di inserimento dati in fase di attivazione del voucher. “Maschera che era stata implementata prima della progressiva liberalizzazione e de-regolamentazione del 2012, che ha portato all’attuale situazione, incontrollata ed incontrollabile” affermano dal sindacato.

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Cgil Ravenna punta il dito contro voucher e appalti

Il timore della Cgil è che gran parte delle “attività non classificate” siano in realtà legate all’industria e alle costruzioni, dove chi viene pagato a voucher si ritroverebbe ad essere strumento di dumping contrattuale nei confronti non solo degli altri lavoratori (a lavoro interinale, accessorio oppure più stabile). Da sottolineare inoltre come le due categorie per i quali i voucher erano stati pensati ed introdotti i voucher con la legge Biagi (cioè i braccianti agricoli e le collaboratrici domestiche) arrivino a stento al 7% degli utilizzatori in provincia di Ravenna, mentre quelli utilizzati nel turismo toccano quasi il 30% del totale.

Schermata 2017-02-12 alle 23.20.02Per quanto riguarda gli appalti, dal sindacato evidenziano come in provincia di Ravenna questi ultimi abbiano una fortissima valenza economica per il tessuto economico e produttivo locale. Citando i diffusi dall’Osservatorio regionale dei contratti pubblici di lavori, servizi e forniture sulle aggiudicazioni di appalti pubblici relativi al primo semestre 2016, la Cgil Ravenna sostiene che una limitazione della responsabilità solidale negli appalti implichi rilevanti differenze di trattamento tra chi lavora nell’azienda committente e chi in un’azienda appaltatrice o in un’azienda in sub-appalto. «Mettendo il Sì sulla scheda – dichiarano dalla Cgil – si riafferma il principio che tutti i lavoratori che operano negli appalti devono vedersi riconosciuti gli stessi diritti e le stesse tutele. Ciò significa difendere i diritti di coloro che sono coinvolti nei processi di esternalizzazione, assicurando la tutela dell’occupazione nei casi di cambi di appalto e contrastando le pratiche di concorrenza sleale. Se dovesse vincere il Sì, il committente sarebbe chiamato a rispondere delle violazioni commesse dalle imprese appaltatrici nei confronti dei lavoratori».

I referendum in bilico: quorum, elezioni anticipate o modifiche ai voucher

Ma non è solo il quorum che fa paura alla Cgil e nemmeno che gli italiani siano chiamati alle urne per i due referendum. Malgrado la Corte Costituzionale abbia decretato come ammissibile la consultazione referendaria (mentre un terzo quesito sul ripristino dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori è stato considerato manipolativo e quindi inammissibile), sarà il governo a dover fissare la data del voto, in una domenica fra il 15 aprile e il 15 giugno. Nel frattempo il Parlamento potrebbe provvedere a modificare la normativa oggetto dei quesiti, che quindi decadrebbero, evitando così il voto. Oppure si potrebbero sciogliere le Camere e tornare a nuove elezioni anticipate, ed in quel caso gli italiani sarebbero chiamati ad esprimersi su voucher e appalti solo nel 2018. Insomma, lo scenario è ancora in evoluzione, ma le sezioni locali della Cgil non vogliono farsi trovare impreparate e si mobilitano già per la propria campagna di informazione. In attesa di vedere se riusciranno a convincere il 50% + 1 dei cittadini a votare ai loro referendum.

Andrea Piazza

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