In arrivo il nuovo statuto della Romagna faentina: ecco le novità
Una formulazione più dettagliata e nuove regole per gli organi istituzionali. Si avvia verso la conclusione l’iter che porterà l’Unione della Romagna Faentina, la forma associativa che riunisce sei Comuni del territorio faentino (Brisighella, Casola Valsenio, Castel Bolognese, Faenza, Riolo Terme, Solarolo) e che dal 1° gennaio 2018 gestisce per conto dei Comuni tutti i servizi locali, ad avere un nuovo Statuto. Dopo l’ok dei singoli Comuni, la revisione del testo vigente sarà approvata durante la seduta del Consiglio dell’Unione di mercoledì 30 gennaio (nel caso in questa data fossero assenti i 2/3 dei consiglieri, l’approvazione sarà rinviata di una settimana, ndr) ed è giunta al termine di un lungo iter di approfondimento, che ha coinvolto i Comuni aderenti attraverso i propri consiglieri.
I lavori della commissione speciale per aggiornate il testo
La nuova formulazione è il frutto di un percorso cominciato a luglio 2018, quando il consiglio dell’Unione ha approvato un documento di indirizzo per la riorganizzazione dell’Unione dei Comuni. L’obiettivo: superare alcune possibili criticità sorte nell’accelerato percorso di costruzione dell’ente, quali il rischio di svuotamento dell’attività degli organi comunali, la non corrispondenza fra soggetto che dovrebbe decidere nella sostanza (organo del Comune) e soggetto che decide formalmente (organo dell’Unione), la duplicazione degli atti. Sulla base di questo documento e con l’assistenza dei dirigenti dell’Unione, i sei sindaci hanno licenziato una prima serie di modifiche, trasmesse a settembre ai consiglieri dei Comuni aderenti. È stata quindi istituita una commissione speciale temporanea per lo studio dello statuto, che fra ottobre e gennaio ha approfondito le proposte di revisione, e ha avanzato ulteriori modifiche votate singolarmente nella forma di emendamenti. In questa fase hanno trovato la condivisione di tutte le attuali maggioranze di centrosinistra le proposte avanzate congiuntamente dal sindaco di Brisighella Davide Missiroli e dai rappresentanti dei partiti della sinistra faentina (Art. 1 Mdp – L’Altra Faenza). Il testo definitivo è stato quindi approvato da tutti i sei consigli Comunali con la maggioranza dei due terzi dei consiglieri.
Le novità: ritorno di competenze ai Comuni, Consiglio più numeroso, uscita dall’Unione più gravosa
Le modifiche introdotte toccano pressoché tutti gli aspetti di funzionamento dell’Unione della Romagna Faentina, essendo solo 10 articoli su 62 quelli che non hanno visto dei cambiamenti. Con un saldo positivo di 1.000 parole il nuovo statuto va a disciplinare in maniera dettagliata alcuni degli aspetti più complessi di questo ente “di secondo livello”, cioè non eletto direttamente, ma nel quale siedono gli amministratori comunali.
1. Le competenze dell’Unione e dei Comuni
Il primo tema è quello delle competenze dell’Unione e dei Comuni. L’obiettivo delle maggioranze è stato quello di riportare nella competenza dei consigli e delle giunte comunali tutte quelle decisioni inerenti al solo territorio comunale, come ad esempio la concessione di un contributo a una associazione, una convenzione edilizia per un’area da edificare oppure una variante al piano urbanistico. Il tutto mantenendo in capo all’Unione le competenze per gli atti “sovracomunali”, come i regolamenti di settore e la pianificazione territoriale e socio-sanitaria (che potranno tuttavia contenere discipline specifiche per territorio, a fronte di opportuni indirizzi da parte dei Comuni). In questo senso l’Unione riconosce l’esistenza di differenze fra i sei Comuni, a livello geografico (tre di collina e tre di pianura), di dimensione (con Faenza che rappresenta i due terzi della popolazione) e di assetto istituzionale (nei piccoli Comuni sono presenti liste civiche, mentre a Faenza è previsto il ballottaggio). Sulla base delle delibere del 2018 si può stimare che circa un quinto degli atti del consiglio dell’Unione e circa un terzo di quelli della giunta tornino negli organi istituzionali dei Comuni.
2. La rappresentanza nel consiglio dell’Unione: si amplia a 39 membri
Il secondo tema è quello della rappresentanza in seno al Consiglio dell’Unione: se come si è detto l’Unione non prevede organi eletti direttamente, ma l’ampliamento da 25 a 39 membri consentirà verosimilmente a ciascun gruppo consiliare dei Comuni di avere almeno un rappresentante nell’assemblea di Unione. Questa modifica sorge dal fatto di avere alcuni gruppi comunali al di fuori del consiglio dell’Unione, come nel caso della Lega faentina (che pure aveva quasi vinto le elezioni comunali del 2015). Il maxi consiglio vedrà, nel caso di Faenza, 9 consiglieri di maggioranza e 4 consiglieri di minoranza.
3. L’iter per abbandonare l’Unione
Il terzo aspetto principale è relativo all’uscita dall’Unione, ossia il recesso di uno o più Comuni dall’ente. Se fino a ieri il Comune che decideva per la “exit” dalla Romagna Faentina si impegnava a rinunciare a qualsiasi diritto sul patrimonio dell’Unione costituito con contributi statali o regionali, il nuovo Statuto dettaglia un iter dalla durata di circa tre anni, prevedendo uno studio di attuazione tecnico realizzato dai dirigenti. Il Comune recedente deve inoltre impegnarsi su molteplici fronti, fra i quali il sostenere eventuali costi emergenti a causa del recesso e quindi eventualmente rimborsare all’Unione i mancati finanziamenti da parte della Regione (si ricorda che nel 2018 la Romagna Faentina ha ricevuto più di 900mila euro). Queste nuove previsioni vogliono rendere più certo, ma anche più oneroso, il percorso per una uscita totale dall’Unione della Romagna Faentina, al tempo stesso tutelando maggiormente chi decide di restare.
Unione dei Comuni della Romagna Faentina: un nuovo ente nato nel 2012
L’Unione dei Comuni della Romagna Faentina si occupa di gestire servizi e funzioni proprie dei Comuni in forma associata. Fra queste troviamo lo sviluppo economico (Suap), i servizi sociali, l’ambiente, l’urbanistica. Questo ente locale nasce nel 2012 tramite l’allargamento “a valle” dell’Unione dei comuni di Brisighella, Casola Valsenio e Riolo Terme, erede della Comunità montana dell’Appennino faentino (sciolta nel 2009). La giunta dell’Unione è formata dai sei sindaci, con Giovanni Malpezzi, sindaco di Faenza, come presidente e Alfonso Nicolardi (Riolo Terme) come vicepresidente, e ciascun primo cittadino ha delle deleghe specifiche, sul modello degli assessori comunali. Il consiglio dell’Unione vede invece dei consiglieri comunali delegati a partecipare: il presidente è Maria Luisa Martinez (già preside dell’Istituto Oriani) e al consiglio partecipano esponenti delle forze politiche che siedono nei Consigli comunali.
Andrea Piazza