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Alessandro Turoni: l’arte come rappresentazione delle sensazioni quotidiane

Come avevamo già accennato nel post precedente, spesso l’arte – e di conseguenza la passione che è capace di suscitare – derivano anche da una riflessione dell’artista sulle tematiche più disparate che riguardano la vita umana e i fenomeni che ne fanno parte; dal momento che pochi post fa avevamo parlato della fotografia come strumento capace di “scavare” nelle emozioni e nei sentimenti di chi fotografa e di chi viene fotografato, oggi parleremo di come la scultura rappresenti una sorta di rappresentazione concreta della riflessione sulla vita e sulle sue molteplici sfaccettature. A questo proposito abbiamo intervistato il giovane scultore e artista Alessandro Turoni.

Alessandro Turoni: “Ho sempre avuto buona manualità e passione per la natura, in particolare per le forme degli insetti”

Forlivese, Alessandro Turoni si diploma all’Istituto d’Arte di Forlì, dopodiché studia all’Accademia di Belle Arti di Cesena (sede distaccata di Bologna), intraprendendo il percorso di scenografia, finalizzato alla realizzazione di spettacoli al Teatro Bonci di Cesena. «Ho studiato scenografia, è vero, però fin da piccolo ho sempre avuto una buona manualità unita a una passione per la natura, in particolare per gli animali e per i micromondi degli insetti – commenta l’artista, che aggiunge – Ho sempre sognato e progettato sculture: ho cominciato modellando le gabbiette del tappo dello spumante per creare figure zoomorfe. Crescendo, ho continuato aggiungendo materiali come la resina e la stoffa, materiali che insomma potessero ‘legare’ il tutto».

L’Arte per raccontare la vita e la morte

Durante la nostra conversazione, Alessandro Turoni ci racconta inoltre che «con l’andare del tempo, ho proseguito la mia sperimentazione con materiali quali il legno e la terracotta; ho poi effettuato esperimenti chimici facendo reagire sostanze diverse in modo da ottenere dei ‘paesaggi in vitro’ che, una volta completata la reazione, rimanevano inalterati nel tempo». I soggetti che l’artista forlivese raffigura sono quindi molteplici: si parte dagli animali di ogni specie fino ad arrivare al mondo vegetale toccando anche quello umano, come possiamo vedere dalla sua esposizione dal titolo “Evoluzioni improbabili”. «Nelle mie opere parlo anche del rapporto tra natura, animali, forme di vita in generale e l’uomo» sottolinea sempre Turoni. Nella personale dal titolo “XIII. La danza dell’Arcano”, che si terrà dal 7 al 22 luglio a Predappio, nella chiesa di Sant’Agostino in Rocca d’Elmici, il tema trattato è invece la fine della vita. «All’interno della chiesa si trova un’antica danza macabra che ha fornito lo spunto per una riflessione visiva sulla morte. Il titolo della mostra fa riferimento alla carta dei tarocchi come all’Arcano per eccellenza, la morte, appunto. La paura dell’ignoto e gli interrogativi su cosa ci attenda alla fine del viaggio della vita appartengono all’essere umano».

Tutto il resto rimane una sorpresa, qualcosa ancora da scoprire; siamo certi però che riuscire a rendere verosimile la rappresentazione dei sentimenti, dei quesiti e delle emozioni umane sia una cosa tutt’altro che banale (cosi poi come capire tali rappresentazioni). Un’operazione complessa che solo l’artista – come in questo caso – e pochi altri che con empatia comprendono il suo linguaggio sono in grado di fare.

Annalaura Matatia

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