Giovani e politica: in centinaia al dibattito sul referendum a Faenza
A più di un mese dal primo dibattito faentino sul referendum costituzionale del 4 dicembre, organizzato dalla lista civica Insieme per Cambiare, le varie associazioni cattoliche di Faenza hanno dato nuova occasione ai cittadini di informarsi sulla riforma Boschi. A Gonfie Vele – Scuola di formazione socio-politica, Azione Cattolica e i quattro gruppi Scout Agesci faentini hanno unito le forze nell’organizzazione del dibattito tenutosi ieri sera, 13 ottobre 2016, ai Salesiani. Oltre ogni aspettativa la partecipazione dei cittadini che hanno riempito ogni angolo della sala, popolata in gran parte da giovani, pur sempre con una notevole partecipazione anche da parte delle generazioni più grandi. La serata era strutturata in quattro momenti, in prima battuta i ragazzi degli scout e di Azione Cattolica hanno presentato nel dettaglio i 5 punti principali della riforma costituzionale in modo da preparare il pubblico al vero e proprio contenuto della serata: il dibattito. A difesa delle ragioni del SI’ è stato invitato il senatore Mauro del Barba, tesoriere del gruppo parlamentare del Pd. L’ospite per il NO era il professore Alessandro Messina, presidente del Comitato faentino in difesa della Costituzione e in passato docente presso l’istituto Oriani.
Mauro del Barba: le ragioni del “Sì”
Viene estratto per primo Del Barba ad esporre le ragioni del SI’ in venti minuti di tempo: il senatore inizia subito proponendo un approccio metodologico e di giudizio da applicare alle più svariate opinioni sulla riforma, in modo da lasciare ai giovani presenti gli strumenti, piuttosto che le ragioni, per decidere sul voto. La sua intenzione è quella di distinguere le opinioni basate sui fatti da quelle che sono invece solo ipotesi e suggestioni. Per questo motivo elenca e risponde a una serie di critiche portate alla riforma, partendo da considerazioni generali e andando poi a toccare i punti più importanti. Introduce il discorso ponendo su un piatto della bilancia la Costituzione attuale e sull’altro piatto la riforma, chiarendo che la scelta non deve essere quindi ragionata solamente sulla “bellezza” ed efficacia della riforma in sé, ma sul confronto con quella precedente. Dovendo votare una riforma molto ampia – spiega – è importante non vederla come bianca o nera ma focalizzarsi sui miglioramenti che essa porterebbe alla stato attuale. Con il tempo rimanente si concentra sui motivi per cui sostiene il superamento del bicameralismo paritario, in particolare evidenziando le dinamiche “viziose” del bicameralismo perfetto che, più che rallentare la politica, “la incattiviscono” stravolgendo e complicando, alle volte, i progetti di legge iniziali. Con la riforma – sostiene – si snellisce invece il funzionamento legislativo e viene creato un Senato a rappresentanza regionale, a cui sono assegnate poche e specifiche materie, ottenendo così un organo federale, svincolato dalla Camera, che può garantire una maggiore efficienza ad entrambe.
Alessandro Messina: le ragioni del “No”
Di seguito prende parola il professor Messina specificando che a suo modo di vedere la Costituzione non rappresenta ad oggi un problema per l’Italia e sicuramente non è una priorità modificarla, bensì lo sono la povertà, l’immigrazione, le prospettive future dei giovani e i problemi economici. La riforma è quindi frutto di energie spese male, questo a monte di ciò che comporta. In aggiunta la Costituzione attuale non ha colpe per le mancanze della politica e del Paese, piuttosto sono le leggi ad essere troppe e non curate a dovere. Passa poi in rassegna le specifiche ragioni del NO, denunciando la vastità dei temi toccati dalla riforma che per questo non dovrebbero essere considerati all’interno di un unico referendum. Dal suo punto di vista i rappresentanti del Senato, nominati in modo confuso, non rappresenteranno le Regioni di provenienza ma il partito di appartenenza. Passando alla Camera il professore ammette che la abbreviazione dei tempi di discussione delle leggi ci potrà essere, ma non sarà notevole visto che già ora le due camere lavorano contemporaneamente in “tandem”. Al di là di questo, Messina non vede comunque un miglioramento per la stabilità della composizione del Senato, in quanto la riforma prevede una variabilità politica causata dalle diverse scadenze dei Senatori (che hanno mandati regionali e comunali diversi tra loro), portando potenzialmente alla formazione di una maggioranza politica in contrasto con la Camera. Il professore pone poi l’accento su quella che crede essere la maggiore contraddizione di questa riforma: il volere dar voce ai territori tramite il Senato delle Regioni e allo stesso tempo eliminare le materie concorrenti tra stato e Regioni, dando poche competenze al Senato e dando la possibilità al governo di intervenire anche nelle funzioni proprie delle Regioni tramite la clausola di supremazia.
Dopo il dibattito il voto: vince il Sì (53%) sul No (44%)
A seguito dell’esposizione delle ragioni del SI’ e del NO sono state poste ai due interlocutori domande più specifiche sui temi della riforma costituzionale. Per esempio sulla funzione e l’utilità dei referendum propositivi e di indirizzo introdotti dalla riforma, sull’efficacia dell’abbassamento del quorum dei referendum abrogativi qualora siano presentate 800mila firme, sulle garanzie alle leggi di iniziativa popolare e sui pericoli di una deriva autoritaria del governo. Al termine della serata, alla fine di un dibattito molto vivo e svoltosi in pieno rispetto da parte di entrambi gli esponenti è stato posto al pubblico il quesito del referendum, in modo da verificare quale parte avesse ottenuto più successo. Su un totale di 180 voti, il SI’ ha raggiunto il 53%, il NO il 44% con un 3% di schede bianche, un risultato che mostra bene come il dibattito sia stato profondo ed equilibrato tra entrambe le ragioni.
Referendum costituzionale: i prossimi appuntamenti
In vista del 4 Dicembre gli appuntamenti non sono ancora finiti, infatti vi saranno opportunità di informazione e confronto sia ai Salesiani, sia al Liceo Torricelli (dibattito fra il Sì e il No il 24 ottobre) che a Castel Bolognese (dibattito pubblico fra Sì e No il 3 novembre). In un periodo in cui la fiducia e l’interesse nella politica tende sempre più a calare è sorprendente aver visto l’interesse dei tantissimi giovani presenti ieri sera ed è altrettanto importante la preziosa possibilità di informarsi che questi eventi garantiscono.
Riccardo Mazzotti
(foto: Manuela Rontini)
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