Lettera aperta al sindaco dal geologo Maurizio Nieddu: “L’alveo del Lamone deve essere privo di ogni ostacolo”
Nella mail della redazione è giunta una lettera aperta al sindaco di Faenza, Massimo Isola, sottoscritta dal geologo faentino, dott. Maurizio Nieddu, rispetto alla pulizia dell’alveo del fiume. La pubblichiamo perchè crediamo fornisca un importante contributo sul tema.
Dott. Maurizio Nieddu: “Nei fiumi l’acqua deve scorrere il più velocemente possibile verso il mare e non ci devono essere ostacoli”
Gentile dott. Massimo Isola,
oggi ho letto per caso, su “Tg La7” questa dichiarazione del Sindaco Isola: ”Il problema non è l’alveo del Lamone”.Come geologo con più di trent’anni di esperienza professionale sono letteralmente allibito! Se si rompe un argine, nei nostri fiumi, il problema è soprattutto, se non totalmente, un problema di alveo.
Per chi non è del settore spieghiamo: per alveo si intende l’area dove scorre l’acqua e gli argini che la delimitano. Se un argine frana e fa uscire l’acqua addosso alle case dei cittadini direi proprio che il problema è l’alveo, in questo caso del Lamone.
Quindi gli argini, parte fondamentale dell’alveo, devono essere solidi e resistenti, alti quanto serve e controllati e verificati con frequenza, manutenuti regolarmente e, se necessario, rinforzati o rifatti. Non solo, il problema è anche la parte interna dell’alveo, dove scorre l’acqua, che deve essere priva di qualsiasi ostacolo: alberi, cespugli, canne, orti, panchine…Perché l’acqua deve scorrere il più velocemente possibile verso il mare (e quelli sono tutti ostacoli che la rallentano). Perché meno tempo l’acqua spinge sugli argini meno probabilità ci sono che si rompano.
Certo, tagliare alberi fa sempre poco piacere, ma per prima cosa non si doveva farli crescere lì, oppure non si dovevano arginare i fiumi, lasciandoli scorrere nel loro naturale alveo “di piena” (così detto perché è l’area dove va l’acqua dei fiumi quando sono in piena) che, per il Lamone attorno a Faenza, potrebbe essere largo anche parecchie centinaia di metri. Si è invece deciso di arginare i fiumi. Questa scelta (politica), fatta per recuperare terreno alle coltivazioni ed alle abitazioni, è, ovviamente, legittima, ma comporta delle conseguenze che vanno accettate, anche dai politici e dagli “ambientalisti” più intransigenti. Insomma… L’alveo deve essere privo di qualsiasi ostacolo, coperto solo da prato, ben tagliato, gli argini devono essere soggetti a regolari verifiche e manutenzioni, perché se cedono succede, come è successo, un disastro, e che tutte le attività (agricoltura, case, strade, capannoni, industrie…) che vengono realizzate in quello che era l’alveo “di piena” sono sempre a rischio di alluvione.
Oggi che gli eventi siccitosi e piovosi si alternano con maggiore violenza che in passato diventa indispensabile la corretta gestione dell’alveo, perché, Sindaco Isola, tutto quello che è accaduto a Faenza (a Bagnacavallo, a Boncellino) ed in mille altri posti in Italia è soprattutto un problema di alveo (e di argini che ne sono parte integrante) e degli enti che devono controllarne le condizioni e la stabilità per la sicurezza di tutti.
Un esempio è quello che è stato fatto in Germania, dove, in alcuni casi, si sono eliminate tutte le case e le attività dall’alveo “di piena”, demoliti gli argini e lasciato che il fiume utilizzasse i suoi spazi naturali. Forse il Sindaco Isola è stato mal consigliato: più bella figura avrebbe fatto dicendo che i problemi dell’alveo del Lamone non sono solo responsabilità del comune, che anzi probabilmente è quello che ne ha meno, in quanto la gestione degli alvei è di competenza delle Autorità di Bacino (in questo caso quella del PO!!), delle Comunità Montane… tanto che se un contadino di buona volontà vuole sfalciare l’erba sull’argine dietro casa sua rischia una bella multa…
Ed è anche giusto che il problema venga affrontato per tutta la lunghezza del corso d’acqua e non solo per alcuni tratti, ed ancora è vero che tutto questo sia particolarmente complesso in Italia (soprattutto perché si tratta di fare scelte politiche a lungo termine ed ai nostri politici interessano solo le scelte che influenzano il periodo fino alle successive elezioni…), ma se mai si comincia, mai si finisce!
Quindi la prima emergenza da affrontare è quella della sicurezza degli argini, perché avendo deciso (giusto o sbagliato che sia) di arginare i fiumi e di costruirgli accanto case e strade, allora gli argini dovrebbero essere sicuri, contenere le piene e non franare, qualunque siano le condizioni meteorologiche o climatiche che non devono essere una scusa per dire che era un evento straordinario imprevedibile, ma anzi sono proprio i cambiamenti climatici il motivo più pressante per fare sì che gli argini possano reggere anche gli eventi imprevedibili e possano contenere quantità di acqua fino ad oggi non ipotizzata.
E concludo.
Pensate che nei Polder Olandesi, che tengono al riparo dal Mare del Nord più di un terzo dei Paesi Bassi, gli argini siano lasciati al loro destino per molte decine di anni, senza controlli, verifiche, collaudi, manutenzione, perché sono talmente lunghi che non si riesce a verificarli tutti insieme e quindi è inutile intervenire solo per piccoli tratti???No! Loro fanno controlli in continuazione, senza interrompersi mai, tratto per tratto, in modo che ogni tot anni ogni metro di argine sia verificato.
Dott. Maurizio Nieddu – geologo
buon giorno
sono un comune mortale che continua a chiedersi il perché.
L’alveolo come dice il dott. Maurizio è giusto che sia libero da impedimenti ma che gli argini vadano rinforzati alzandoli e piantumandoli di piante sull’argine , ma quelli che ha creato il grand danno è stato l’immissione del fiume Marzeno che si immette nel Lamone in forma errata , con una T quando dovrebbe essere a forma V per evitare lo scontro! Che ha creato grandi turbolenze e innalzamento.
Tutti esperi…. “Dopo”
Essere un tecnico comporta avere visione d’insieme! La miopia frutto di esperienze personali non serve in contesti molto articolati!
Ormai è palese confermato dall’ultimo allarme ed allerta rossa previsionale, del 10 maggio, che ci ha dato una risultanza idrometrica di 60 cm contro gli 8.60 mt. del 3 maggio!
In sintesi non esiste una cura o un modello, per prevedere e contrastare la variabilità meteo del nostro tempo, amplificata da decenni di scarica barile, con un bacino idrografico che è pertinenza di 2 regioni e con il Marzeno, principale artefice delle criticità, di 3 province, il Lamone ha un bacino imbrifero di oltre 500 kmq. che hanno raccolto con circa 150/200 mm di precipitazioni un massa imponente di acqua, in alvei, sostanzialmente torrentizi!
Oltre I 150 mm. di pioggia in 24 ore..
Qualsivoglia territorio entra in crisi!!!!
Questi i fatti!
Personalmente ritengo che il flusso di piena deve essere frenato e la vegetazione serve!
Ma …. “Vegetazione” non detriti!!!
Portata e velocità sono mix devastante per qualsiasi alveo!!!
In ultimo… Queste criticità servono a determinare correttivi nel quotidinano, che partono dal cittadino sino all’amministratore, rivedendo comportamenti che devono confrontarsi con un clima tropicale, simil ” monsonico” e non certamente mediterraneo!
Lei che ritiene utile la presenza di alberi all’interno dei corsi d’acque è un incompetente . Dott. Geol. Guido Bollettinari
Purtroppo non esistono innumerevoli soluzioni l’unica soluzione possibile allungare i tempi di reflusso perché porta massa e così ingenti di acqua dovute a precipitazioni quasi monsoniche non possono defluire Come già ripetuto nelle sezioni attuali dei corsi d’acqua di pianura
Sempre le informazioni a metà! L’alveo deve essere libero e su questo non ci vuole un geologo ma buon senso. Quindi il geologo può scendere dal palco e occuparsi di altre questioni più complicate se ne è capace. Anche un bimbo sullo scivolo lo capisce se vuole fare scivolare giù il suo sedere dallo scivolo. INVECE GLI ALBERI NEGLI ARGINI ESTERNI SONO INDISPENSABILI. Qualcuno lo può spiegare? Gli argini dei fiumi sono gli ultimi cordoni naturali che rimangono di questo territorio devastato. Addio all’uomo incapace di riflettere sul perché e la conseguenza delle cose.
Strano che tanti faentini “colti o esperti” a riguardo della gestione dei corsi d’acqua, in particolare sui fatti recenti del Lamone, si esprimano a posteriori sulle cautele da utilizzare, guarda caso appena dopo che il Lamone è già esondato e quando a loro (gli esperti dei corsi d’acqua) era ben nota la situazione dei Lamone. E’ imbarazzante ed ingiusto verso gli amministratori e la intera comunità di Faenza, che un sedicente esperto si erga a fare i suoi commenti sul “cadavere” sanguinante a tragedia esplosa. È forse bisogno di “farsi” vedere???? Vittorio Ravaioli
Così facendo non si possono chiamare più fiumi però. Muore tutto, pesci anfibi insetti uccelli rettili ecc ecc. Io che la pago a fare la licenza di pesca?
Un conto è il normale letto di un fiume (Alveo) ed un altro sono le sponde (Greto) che in questo caso sono all’interno degli Argini.
Nel senso che sono d’accordo che l’alveo del Lamone sia privo di ostacoli, ma il greto è indispensabile siano presenti alberi e vegetazione, pur dentro agli argini.
Altrimenti non si chiamerebbe più fiume, ma canale.
Secondo me va bene così, è solo piovuto tanto tutto insieme.
Non sono un esperto come invece lo è certamente il geologo che ha scritto la lettera aperta, ma mi sembra che le sue affermazioni siano sempliciotte, forse e dico forse lei non ha avuto danni da allagamento..
Infatti, in pianura, non ha più le caratteristiche di un fiume o di un torrente, ma di un canale e come tale, avendo una sezione ridotta rispetto ad un alveo naturale, deve essere totalmente privo di alberi.
Non sono un esperto come invece lo è certamente il geologo che ha scritto la lettera aperta, ma mi sembra che le sue affermazioni siano sempliciotte, forse e dico forse lei non ha avuto danni da allagamento..
condivido le critiche al geologo espresse da chi ha commentato prima di me. facile parlare a posteriori. perché non ha detto una parola durante le 30 ore di pioggia incessante e anomala nella sua copiosità, visto che conosceva-dice lui- la situazione perfettamente?
Io ho 73 anni e condivido le cose dette dal collega. Sono cose che andiamo ripetendo da anni e non solo nei periodi di criticità. Gli alvei devono essere liberi da alberi e da tutto ciò che impedisce il regolare deflusso delle acque. Parole al vento se poi tocca leggere commenti nei quali si dice che gli alberi servono a rallentare il deflusso…. non considerando che rallentando il deflusso si genera un innalzamento del livello idrometrico.
Gli eventi si presentano sempre più imprevedibili e le quantità di pioggia possono risultare eccessive rispetto al dimensionamento attuale dei corsi d’acqua in particolare in pianura pertanto l’unica soluzione possibile è quella di allungare i tempi per allungare i tempi di deflusso delle acque c’è solo una strada che è quella di prevedere l’accumulo di acqua con bacini di laminazione lungo il percorso delle aste fluviali questi bacini devono essere realizzati anche per far sì che si possa poi rilasciare acqua nel periodo estive in quanto si va verso aperiti sempre più siccitosi in estate e quindi tali investimenti risultano a duplice Valenza primo quello di contenere le piene il più possibile in modo da rendere fattibile il transito di grandi portate ad acqua a Valle fino al mare secondo quello di rendere disponibile acqua per uso irriguo nel periodo estivo quindi bisogna smetterla assolutamente di andare nella direzione di non fare vaccini irrigui di grandi quantità e dimensioni bisogna contenere l’acqua nel periodo invernale primaverile per poi rilasciare in estate in modo che siano grandi benefici per i settori produttivi in particolare l’agricoltura che è fonte di reddito soprattutto nella nostra Vallata
Gr ingegnere idraulico
Non si volevano elencare le innumerevoli soluzioni di tipo idraulico che forse verranno, ma rimarcare la necessità di mantenere efficiente l’esistente.
Purtroppo non esistono innumerevoli soluzioni l’unica soluzione possibile allungare i tempi di reflusso perché porta massa e così ingenti di acqua dovute a precipitazioni quasi monsoniche non possono defluire Come già ripetuto nelle sezioni attuali dei corsi d’acqua di pianura
Commento alla lettera del geologo e allesondazione lamone
Tempi di corrivazione.
Alle 18,20 lidrometro di Faenza segnava quasi 2 metri oltre il livello di guardia. Alle 3 è esondato il marzeno. Alle 5 ha tracimato il lamone alle 6,30 il lamone ha rotto a Boncellino perché non si è praticata l’esondazione controllata nella valle della canna?
Abito a Faenza nelle vicinanze del Lamone e quando piove molto sono abituata a informarmi su questo stesso sito, a cui va la mia riconoscenza, per controllare il livello del Lamone e del Marzeno, perché altre volte abbiamo avuto sgradite sorprese. La sera prima dell’inondazione ho controllato i dati e in famiglia abbiamo immediatamente messo in sicurezza almeno le auto, aspettando il peggio, come si poteva ben capire dai livelli dei due fiumi. Anch’io mi chiedo se poteva essere possibile l’esondazione controllata. Mi piacerebbe sapere se è prevista un’operazione di questo tipo.