Epidemia kiwi: “Al momento non esistono cure contro il batterio killer”
Per il momento non resta che aspettare e attendere maggio, quando i produttori di kiwi conosceranno esattamente gli effetti del “batterio killer” sulle loro piantagioni, ma le premesse non sono buone. Si chiama psa (Pseudomonas syringae pv. Actinidiae) l’epidemia che sta mettendo a rischio la coltivazione di kiwi nel ravennate e soprattutto nel territorio faentino, tradizionale ‘culla’ del frutto verde in terra emiliano-romagnola. Sono oltre sessanta i produttori faentini colpiti da quest’epidemia, iniziata nel 2010 e provocata da un batterio che colpisce le piante di kiwi uccidendole. Alcuni impianti di kiwi sono malati anche oltre il 50% e al momento l’unica soluzione è estirpare le piante malate: non esiste infatti una cura efficace che permetta di salvarle.
I frutti del kiwi rimangono sani, ma il batterio colpisce la pianta e la uccide
Scoperto in Cina nel 1989 e arrivato a Faenza nel 2010, il batterio entra all’interno della pianta e si sviluppa allo stesso modo di un cancro e, dopo anche diversi anni di incubazione, lentamente la uccide. Tra i sintomi della malattia, alcune escrescenze rosse che appaiono sul tronco: segno che la pianta è ormai satura e “butta fuori” in questo modo il batterio che, a contatto con l’aria, si ossida dando una colorazione rossastra alla corteccia. Il batterio si muove nell’aria ed è presente pressoché ovunque nel territorio faentino. Per gli uomini non ha effetti dannosi mentre è in grado di colpire anche le giovani piante di kiwi che, in questo modo, non sono più in grado di produrre frutti.
La malattia si sviluppa a macchie di leopardo in aree dal diametro dai 3 ai 5 chilometri: “A nulla sono serviti i prodotti farmaceutici per fermare la sua espansione”, dicono alcuni agricoltori che hanno visto i loro impianti di kiwi colpiti dal batterio. E’ bene precisare che la malattia non colpisce il frutto del kiwi, ma solamente la pianta. “A maggio sapremo quanto riusciremo a produrre – spiegano alcuni produttori – ma saremmo già contanti di riuscire a salvare il 50% della produzione“. Ingenti dunque i danni economici per le aziende del territorio: l’anno nero è stato il 2012 ma anche l’inverno 2017 sembra aver favorito l’espansione della malattia.
Gli agricoltori: “La Regione ci deve aiutare”
Al momento la Regione non ha garantito stanziamenti per tutelare i produttori, come invece è accaduto fino al 2014. «Il batterio è molto difficile da combattere – spiegano gli agricoltori – perché muta continuamente e ne esistono già 11 ceppi diversi, al momento non ci sono soluzioni per debellarlo. La Regione deve darci una mano per risolvere questa situazione, altrimenti molte aziende agricole saranno costrette a chiudere».