Qualità della vita: l’Emilia-Romagna si dà 7+

I cittadini emiliano-romagnoli danno un 7+ alla qualità della loro vita. È quanto emerge dall’indagine curata dall’Istat negli scorsi mesi e che ha visto rispondere oltre 52mila italiani, di cui 3.865 fra Piacenza e Rimini. La regione Emilia-Romagna si colloca al secondo posto per il minor numero di residenti che danno soltanto un voto compreso tra 0 e 5 alle proprie condizioni di vita: con “solo” il 12,8% di cittadini insoddisfatti la nostra regione si colloca dietro al Trentino Alto Adige, ma prima di Lombardia, Toscana e Lazio. Considerando la media delle votazioni il dato regionale si attesta a un 7,1, cioè un decimo di punto in più del dato complessivo nazionale. Ma il fatto più eclatante – e che conferma purtroppo un trend storico – è l’insoddisfazione di chi vive nelle regioni meridionali e nelle isole: più del 15% delle famiglie di Puglia, Sicilia, Sardegna, Basilicata e Calabria giudica insufficienti le proprie condizioni di vita. Supersoddisfatti invece gli abitanti del Nord Est, che vedono quasi la metà degli interpellati (il 46%) dare alla propria esistenza un voto fra 8 e 10.

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Elaborazione Buon Senso Faenza su dati Istat.

Emilia Romagna: si è più soddisfatti nei piccoli comuni

Un altro spetto interessante, e forse non rivoluzionario, è che risultano più soddisfatti i residenti in piccoli e piccolissimi comuni: la media di risposte più alta (pari a 7,2) viene toccata nella fascia fra i 2.000 e i 10.000 abitanti, mentre la medaglia d’argento va ai comuni sotto i 2.000 abitanti. Al terzo posto troviamo i centri medi e maggiori. Decisamente meno soddisfatte invece le famiglie che vivono nelle grandi città (6,8) e nei comuni della periferia dell’area metropolitana (6,9). Il dato complessivo nazionale comunque fa ben sperare: dopo tre anni in cui la soddisfazione media era a 6,8, nel 2016 si ha un aumento di due decimali.

Dati Istat: solo 1 emiliano-romagnolo su 5 si fida del prossimo

L’indagine Istat si è occupata di indagare anche altri aspetti propri della qualità della vita, come la fiducia interpersonale. In questo campo emerge un generale scetticismo degli italiani, con ben il 78,1% dei rispondenti che sottoscrive l’affermazione secondo la quale “bisogna stare molto attenti agli altri”, mentre solo il 19,7% concorda sul fatto che “gran parte della gente è degna di fiducia”. Meno lusinghiero il posizionamento dell’Emilia-Romagna su questo versante: pur rimanendo un pochettino più fiduciosi della media, solo un emiliano-romagnolo su cinque tende a fidarsi generalmente del prossimo. Curiosamente per questo indicatore i più fiduciosi risultano i residenti nelle città maggiori e nei comuni al centro di aree metropolitane, mentre sono più guardinghi i residenti nelle cinture urbane e nei paesi con meno di 2.000 abitanti.

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Elaborazione Buon Senso Faenza su dati Istat.

Qualità della vita: criminalità preoccupazione più grande

Terminiamo questa analisi con i dati relativi alle problematiche che le famiglie considerano molto o abbastanza presenti nella zona in cui abitano. Gli emiliano-romagnoli sembrano meno preoccupati relativamente alla sporcizia nelle strade, alla difficoltà nel trovare parcheggio e alle difficoltà di collegamento con mezzi pubblici, mentre sono molto più inquieti per ciò che riguarda il rischio di criminalità. Ben il 45,5% delle famiglie della nostra regione indicano il rischio crimine come una problematica presente, a fronte di un 38,9% a livello nazionale. Un dato in linea con i valori registrati in Veneto, Lombardia e Lazio, ma decisamente superiore a quello della Calabria (27,1%) e della Sicilia (31,3%).

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Elaborazione Buon Senso Faenza su dati Istat.

Riguardo alla percezione dei problemi per dimensione del comune di residenza, si ha un’altra conferma: nelle città centro di aree metropolitane tutte le problematiche sono amplificate, con una presenza fra i 10 e i 20 punti percentuali in più della media – tranne che per l’accesso ai servizi di trasporto pubblico, avvertiti come problematici solo per il 25% dei rispondenti. Proprio i trasporti rappresentano invece il problema principale per le famiglie che vivono in comuni con meno di 2mila abitanti. Per il resto, pochi problemi nei micro-centri: con solo l’8,9% delle famiglie infastidite dal rumore, nei piccolissimi comuni si possono dormire sonni tranquilli.

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