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Giovani autori faentini, Gianluca Rosti: “Con una sua logica”

Prosegue il nostro approfondimento sui giovani autori locali in collaborazione con il settimanale Il Piccolo di Faenza. Oggi conosciamo Gianluca Rosti, che quest’estate ha pubblicato il suo primo libro “Con una sua logica” (ed. Amazon), una serie di racconti senza un tema principali a guidarli, se non una regola stilistica.

Intervista a Gianluca Rosti

Com’è nato Con una sua logica? C’è stato un episodio della tua vita o un racconto che hai scritto in particolare che ha dato il via alla formazione del libro? 

Più che un racconto, direi che è stato un episodio, o meglio un regalo, a far nascere molto casualmente questo progetto: nel febbraio 2017, prima di partire per un periodo di studio in Australia, la mia Comunità di Clan mi ha regalato un quaderno rosso sul quale poter continuare a scrivere, come mi era sempre piaciuto fare, alcune di quelle storie che, negli anni passati, avevo spesso messo su carta per serate e attività con loro. E così un giorno, dall’altra parte del mondo, ho iniziato a scrivere. Non a caso il primo racconto è intitolato “Fremantle”, una piccola località di mare a pochi chilometri dalla città nella quale mi ero temporaneamente trasferito

Quali sono i temi principali dei tuoi racconti? 

Non ho mai visto questi racconti come espressione unica di un tema principale. Si basano su fatti personali – reinterpretati – di persone a me più o meno vicine, o di pura fantasia. Quello che cerco di raccontare, e che mi piacerebbe trasmettere, sono i sentimenti e le emozioni dietro le storie. Credo che sia questo il vero tema principale che li accomuna tutti: cercare di far provare certe emozioni a chi sceglie di leggerli. 

Scrivi che, per quanto riguarda il libro, “L’unica regola che vale è sempre la stessa: la caratterizzazione dei personaggi è minima, sia da un punto di vista fisico che caratteriale”. Come mai questa scelta stilistica?  

Per rispondere a questa domanda riprendo un po’ quanto detto prima: avendo come obiettivo quello di far vivere – o rivivere – certe emozioni e sentimenti a chi legge questi racconti, ho pensato che sarebbe stata una scelta intelligente lasciare la caratterizzazione dei personaggi al minimo, di modo che chiunque si sarebbe potuto calare nella storia in maniera più intima e personale, cercando di rivedere sé stesso nei personaggi così scarsamente descritti. Sinceramente non so se può aver funzionato o meno, ma mi sembrava una buona idea.

C’è qualche autore o libro che ha ispirato le tue storie?

No, non ho preso spunto da nessun autore o libro da me letto in tutti questi anni. Non so nemmeno se una scelta simile sia mai stata adottata da altri. L’idea di poter essere un “precursore” mi piace, diciamo.

Qual è la cosa più difficile che hai dovuto affrontare nella stesura del libro? E quale invece la soddisfazione più grande? 

La cosa più difficile? Probabilmente il fatto che abbia scelto di non caratterizzare i personaggi mi ha reso, in alcuni passaggi, difficile esprimere veramente quello che avevo in mente. Il modo di essere e di vivere le cose da parte del protagonista di una storia dovrebbe entrare nei gesti e nelle azioni descritte: non avendo troppi particolari delineati, raccontare sentimenti e emozioni espresse mi ha richiesto forse uno sforzo in più. Come detto, spero di essere riuscito nel mio intento. La soddisfazione più grande, invece, al di là delle copie vendute, è stato ricevere messaggi e parole di incoraggiamento – e di critica – da persone a me vicine, perché quello di vedere un libro pubblicato con il mio nome scritto sopra è, da tempo, un mio “sogno nel cassetto”, e vederlo realizzato, anche se in piccolo, mi ha dato tanto.

Hai altri progetti in cantiere? 

Al momento no: il tempo a mia disposizione non è tanto in una giornata tipo, quindi per ora è un hobby che ho un po’ messo da parte. Però continuo saltuariamente a buttare giù qualcosa, idee anche un po’ casuali. Chissà, forse tra un po’…

Un libro che consigli per le letture natalizie? 

Forse la domanda più difficile tra tutte quelle fatte, di grande responsabilità! Scherzi a parte, personalmente ho tanti libri sul comodino che aspettano di essere letti, sia nuove uscite che qualcosa di più datato. Se dovessi dare un consiglio, direi “Stoner” di John Williams, finito di leggere giusto qualche giorno fa. Semplice, diretto e lineare: una buona lettura per passare qualche ora durante queste festività!

Samuele Marchi

Giornalista, sono nato a Faenza e dopo la laurea in Lettere all’Università di Bologna frequento il master in 'Sviluppo creativo e gestione delle attività culturali' dell’Università di Venezia/Scuola Holden. Ho collaborato con diverse testate locali e nazionali come Veneto Economia, Alto Adige Innovazione, Cortina Ski 2021, Il Piccolo, Faenza Web Tv. Ho partecipato all'organizzazione del congresso nazionale Aiga 2015 e del Padova Innovation Day. Nel 2016 ho pubblicato il libro “Un viaggio (e ritorno) nei Canti Orfici” (Carta Bianca editore) dedicato al poeta Dino Campana. Amo i cappelletti, tifo Lazio e, come facendo un puzzle, cerco di dare un senso alle cose che mi accadono attorno.

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