Report da Educere 2022. Le sfide degli educatori: autenticità e ascolto

Una giornata sull’educazione che ha lasciato tantissimi spunti di riflessione a educatori, insegnanti e genitori quella organizzata dalla Fondazione Marri per la seconda edizione di Educere. Dopo il successo dello scorso anno, sempre sotto la direzione artistica di Francesco Ghini, il 1 ottobre talk, workshop e mostra mercato dell’illustrazione hanno animato gli spazi della scuola Sant’Umiltà di Faenza. Tra i tanti momenti di confronto vi raccontiamo il dialogo che ha aperto il festival con una Tavola Rotonda a cui hanno partecipato le realtà del Terzo Settore che si occupano di aggregazione giovanile nel nostro territorio.

Il Terzo Settore: cosa possiamo fare per i giovani?

Un momento di confronto tra realtà diverse accumunate da un unico obiettivo: aiutare i più giovani a crescere. Comitato Giovani Rionali, Scout, Azione Cattolica, Comunione e Liberazione, Prometeo Arci, Coni, Centro per le Famiglie si sono interrogati proprio su alcuni punti chiave messi in luce da una nostra introduzione che ha preso in esame una ricerca dell’Ufficio Scolastico Regionale dell’Emilia Romagna.

La ricerca dell’Usr: i ragazzi chiedono ascolto a scuola e a casa ma non solo

Da questa ricerca che ha interessato oltre 20mila ragazzi e ragazze dagli 11 ai 19 anni abbiamo modo di capire cosa chiedono i ragazzi. La parola più ricorrente è ascolto. I più giovani chiedono di essere ascoltati, a scuola dai professori verso i quali durante la pandemia si è scucito in alcuni casi il rapporto di fiducia, ma anche fuori dalla classe. I genitori hanno di certo un ruolo centrale in questo. Attenzione però a un dato significativo: a volte le aspettative degli adulti non corrispondono ai desideri dei ragazzi. Dunque occorre creare uno spazio di ascolto che sia anche ascolto empatico.

Educere 2022

Le sfide degli educatori

Se è vero che i ragazzi sono cambiati, che hanno ancor più bisogno di ascolto e che cercano di ricucire la fiducia negli adulti, è vero che anche gli adulti di riferimento possono sentirsi in difficoltà. L’associazionismo cattolico –  Agesci, Azione Cattolica, CL –  sottolinea proprio questo: gli educatori non sono sempre pronti a fronteggiare le nuove richieste e le nuove fragilità dei ragazzi. “Il disagio dei ragazzi destabilizza la comunità. Oggi ci confrontiamo con la difficoltà degli educatori e la mancanza di formatori”, dice Francesco Bentini, responsabile Agesci zona Ravenna-Faenza.  Anche dal mondo dello sport la richiesta di una formazione degli allenatori e istruttori: “servono emozioni che non siano più solo digitali ma anche educatori che sappiano reggere queste emozioni”, questo l’intervento del Coni rappresentato da Samuel Gasperoni. Anche Cristiana Bacchilega del Centro per le Famiglie ricorda come un aumento di attacchi di ansia, attacchi di panico e al corpo porti alla necessità di sostegno anche verso i genitori che sono in difficoltà anche verso la paura del fallimento che è oggi particolarmente forte. In questa logica anche il circolo Prometeo legge il bisogno di una cittadinanza sperimentando nuovi linguaggi.

Progetti concreti per i giovani

Di fronte a queste difficoltà occorre creare uno spazio per l’ascolto e per il coinvolgimento dei ragazzi, proposta messa in atto in modo concreto anche dal Circolo Prometeo di vicolo Pasolini. Fare rete con il territorio coinvolgendo anche il comune cercando di creare emozioni forti, come sottolineano i Rioni, ma emozioni che siano autentiche. “I ragazzi chiedono empatia, ascolto e anche un aiuto a fare le cose da soli, ad aiutarsi a vicenda”, dice il presidente dell’AC Pier Luigi Zanotti. 

Servono legami autentici

L’autenticità dei legami è un’assoluta necessità. Mostrarsi per quel che si è, anche se questo può significare rivelarsi fragili. Ciò che i ragazzi chiedono agli educatori non è essere invincibili, ma essere veri. Di certo le sfide di questo tempo, aggravate dalla pandemia ma non tutte riconducibili ad essa, mettono gli educatori di fronte a un grande impegno. Del resto se essere adulti è complesso perchè comporta maggiori responsabilità, diventare adulti è complesso perchè comporta la costruzione di queste responsabilità. In fondo il senso dell’educazione è proprio portare fuori, come ricorda il nome del festival, Educere, cioè tirare fuori dai più giovani tutte le qualità che i più giovani hanno già.

 

Letizia Di Deco

Classe 1998, vivo a Faenza. Mi sono laureata in Lettere Moderne e poi in Italianistica e Scienze linguistiche all’Università di Bologna. Scrivo per il settimanale Il Piccolo di Faenza. In attesa di tornare definitivamente in classe da prof, mi piace fare domande a chi ha qualcosa di bello da raccontare su ciò che accade dentro e fuori le pareti della scuola. Ho sempre bisogno di un buon libro da leggere, di dire la mia opinione sulle cose, di un po' di tempo per una corsetta…e di un caffè

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