Contadini 2.0: Daniele Bucci e l’azienda agricola Podere Cimbalona
Tratto da Il Piccolo – venerdì 25 gennaio 2019
Competenti, imprenditori, creativi: è questa l’immagine dei contadini 2.0, giovani che portano avanti un mestiere antico in simbiosi con la terra ma con uno sguardo costante rivolto verso il futuro. Gli insegnamenti dei nonni convivono con i nuovi principi di agricoltura biologica e con l’innovazione delle tecnologie: denominatore comune, ieri come oggi, è la terra, da rispettare e valorizzare. Ed è questo che porta avanti ogni giorno Daniele Bucci, 31 anni, all’interno della sua azienda agricola Podere Cimbalona, a Faenza in via Basiago 46. Un lavoro attento e preciso per far crescere frutta e verdura sana e gustosa, che arriva ai consumatori tramite progetti agricoli a filiera corta. Tramite diversi portali web è inoltre possibile adottare orti nel podere, di cui Daniele si prenderà cura facendo arrivare direttamente i prodotti all’utente. Fragole, ciliegie, susine, pesche, mele, ortaggi che sono il risultato di una passione che parte da lontano e non è certo una moda del momento.
Daniele Bucci: una passione nata in famiglia
«La campagna è il luogo dove sono cresciuto e dove ho vissuto alcuni dei momenti più importanti della mia vita fino ad ora – spiega Daniele Bucci – Quando ero ancora ragazzino, tornavo da scuola e dopo pranzo, il primo pensiero era quello di pedalare in fretta sulla mia bicicletta blu verso casa del mio nonno ‘Mingò’ e passare intere giornate al suo fianco, appassionandomi a questo antico mestiere. Il suo insegnamento più grande è stato quello di avere sempre il sorriso mentre si fa questo lavoro». Una passione portata avanti sia all’aria aperta dei campi sia nelle aule, prima scolastiche e poi universitarie. Daniele si forma all’istituto Scarabelli di Imola, dove diventa perito agrario, e in seguito si iscrive alla facoltà di Agraria a Bologna, si laurea e diventa ricercatore presso il Dipartimento di Scienze agrarie. Da una parte la zappa e dall’altra i libri, in una felice sintesi tra teoria e pratica.
La scelta: gli States o la propria terra
Si arriva poi a un punto di svolta in questa storia. «Un mio professore – racconta Daniele – ha vinto una cattedra universitaria a Washington e mi ha proposto di partire con lui». Sembra una storia già scritta: l’ennesimo cervello in fuga in partenza dall’Italia per cercare fortuna all’estero. Invece il racconto prende una piega inaspettata: Daniele sceglie di rimanere in Italia e investire il proprio futuro in un progetto a contatto con la propria terra. «L’agricoltura mi affascina ogni giorno ed è in questa cornice che vedo la mia vita. Quella di rinunciare a una carriera universitaria negli Stati Uniti è stata una scelta consapevole di cui non mi pento».
Agricoltura Bio, molto più di una semplice etichetta
Si riparte da qui, da Faenza, dove all’inizio del 2016 comincia la nuova avventura del podere Cimbalona. Assieme alla moglie Sara, Daniele ha scelto di ristrutturare, passo dopo passo, la casa dove si stabilì la famiglia di nonno Mingò ai primi dell’800. L’azienda viene convertita al biologico e il giovane contadino può mettere così in gioco l’esperienza e le competenze acquisite negli anni. «Grazie all’aiuto che mi hanno sempre dato la mia famiglia e i miei genitori, ho avuto la possibilità di realizzare questo progetto. Sento molto la responsabilità di gestire autonomamente l’azienda in tutti i suoi aspetti, al tempo stesso è bello avere la libertà di poterla sviluppare secondo il mio modo di pensare l’agricoltura». Uno di questi principi è quello dell’agricoltura biologica, molto più di una semplice ‘etichetta’ da appiccicare ai prodotti. «Quando ero all’università vedevo il ‘mondo bio’ con una certa diffidenza, ma adesso non tornerei mai indietro. Coltivare biologico non significa solo offrire alla gente un prodotto più pulito, ma fare delle scelte in materia di sostenibilità ambientale che hanno effetti concreti per tutti». Dai concimi naturali alla biodiversità dei terreni, sono questi alcuni degli strumenti applicati con una programmazione precisa nel rispetto dell’ambiente. «Ho visto che nel giro di pochi anni che il terreno è molto migliorato a livello di fertilità; mi dico sempre che quando faccio questo lavoro devo lasciare la terra meglio di come l’ho trovata. Abbiamo una grande responsabilità».
Il progetto Ortiamo e Biofarm: agricoltori che sbarcano sul web
E in questa sfida, le nuove tecnologie digitali rappresentano non un ostacolo, ma una grande opportunità. Adottare un orto online, coltivare con le proprie mani prodotti biologici, seguire la nascita e la crescita di ogni ortaggio rispettando i tempi della natura: sono queste le possibilità offerte, per esempio, dal progetto Ortiamo a cui il podere Cimbalona aderisce. Il progetto è stato sviluppato da una startup di Pesaro che ha creato una piattaforma web attraverso cui viene data agli utenti la possibilità di creare un proprio orto personalizzato che il fattore coltiverà. «Si può disegnare il proprio orto virtuale secondo le proprie esigenze – spiega Daniele – e secondo quelle indicazioni lo realizzo concretamente nella mia azienda, fornendo anche servizio di consegna domicilio per la zona di Faenza». Un altro progetto di valore è Biofarm, che dà la possibilità di adottare uno o più alberi e iniziare a creare un campo digitale in cui gli agricoltori condividono con l’utente il loro lavoro monitorando giorno dopo giorno la coltivazione e quando l’albero e pronto si può decidere come, dove e quanta frutta ricevere. Ovviamente coltivata secondo principi sani e biologici e a km 0. «Sono metodi innovativi che permettono di fare network e utilizzare la rete per mettere in relazione con i consumatori, garantendo prodotti di qualità e di cui l’utente conosce la storia».
Azienda agricola Cimbalona: una delle nuove imprese nate in Emilia-Romagna
In questi anni il mestiere del fattore ha ricevuto rinnovato interesse da parte dei giovani, con quasi mille nuove imprese guidate da under 40enni nate negli ultimi tre anni in Emilia-Romagna. «C’è bisogno di agricoltori adesso e più che mai – spiega Daniele – e in particolare di giovani. È un settore importante per il nostro territorio ma che da troppo anni è seduto su se stesso. C’è bisogno di idee, di fare cose diversamente da come si sono fatte». E Daniele si è rimboccato le maniche in questi anni, senza mai perdere quel sorriso, lo stesso trasmesso dal nonno, che accompagna ogni giorno il suo lavoro. Però dice: «Al tempo stesso bisogna stare attenti a dare alla campagna un’immagine eccessivamente bucolica: servono solide basi imprenditoriali e consapevolezza». Quali consigli dare a un giovane che volesse iniziare questa impresa? «Nonostante gli incentivi, i costi fissi di terreno e macchinari sono ancora alti, consiglio di iniziare lavorando su piccoli superfici, con contratti d’affitto, e garantendo prodotti di alta qualità. Si devono il coraggio di portare avanti nuove idee e di svecchiare».
Samuele Marchi