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Marco, Nevio e Sandro alla scoperta dei confini della Romagna

Zaino in spalla e si parte: 15 giorni di viaggio, tappe di otto ore al giorno e più, oltre 500 chilometri di fatica, sudore e soddisfazione lungo i confini naturali della Romagna. È questo il viaggio intrapreso da tre escursionisti, Nevio Agostini, Sandro Bassi e Marco Ruffilli. Partiti il 5 giugno 2016 hanno percorso i confini naturali che delimitano Romagna: un’avventura per scoprirla, viverla e documentarla attraverso fotografie, video e testimonianze. Ad accompagnarli nel loro viaggio in successione vari paesaggi: la valle del

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Marco Ruffilli, Sandro Bassi e Nevio Agostini nei pressi del Falterona, la cima più alta di Romagna (1.658 m)

Conca e del Marecchia, l’Alpe della Luna, il Fumaiolo, le Foreste Casentinesi, l’Appennino tra il Muraglione e la Futa, la Valle del Sillaro, il Parco del Delta del Po, le storiche Pinete di Ravenna, la Riviera romagnola fino al Promontorio di Focara da dove erano partiti 15 giorni prima: tutte terre di confine piene di storie e ricchezze. E con i paesaggi hanno incontrato anche le persone: sempre sorridenti e incuriosite da quegli zaini da 12 chili sulle spalle dei tre escursionisti. Persone curiose di capire il perché questi “viandanti” abbiano deciso di percorrere questa impresa come moderni pellegrini.

L’idea: gli studi di Pietro Zangheri

Fonte: www.pietrozangheri.it
La Romagna definita da Pietro Zangheri, Fonte: www.pietrozangheri.it

«L’idea di questo viaggio nasce tanti anni fa – racconta Nevio Agostini, l’ideatore dell’iniziativa – quando collaborai a una mostra sulla Romagna dedicata a un grande naturalista forlivese del secolo scorso: Pietro Zangheri. Vidi un plastico sulla Romagna da lui realizzato che ora si trova a Santa Sofia, un plastico bellissimo ed enorme da cinque metri per quattro che mostra le nostre terre. Nacque in me l’idea di percorrerlo a piedi». Pietro Zangheri, nato a Forlì nel 1889, nei suoi studi ha definito i confini naturali della Romagna, che spesso non coincidono con gli attuali confini politico-amministrativi. Se per esempio c’è un confine montano che si conosce benissimo – quello divide Romagna e Toscana – più complesso è definire la separazione con Emilia e Marche. Quanti di noi, per esempio, si sono trovati in difficoltà nel definire dove finisce la Romagna e dove inizia l’Emilia.

Un viaggio “social”

foto-viaggio-confini-romagnaL’idea di Nevio era di percorrere questa linea ideale, oltre che attraverso libri e carte geografiche, a piedi con lo zaino in spalla, dato che «camminare a piedi è l’ideale per entrare nel paesaggio e incontrare le persone» racconta. L’idea rimane nel cassetto per diversi anni, fino a giugno del 2016. «Quel giorno è avvenuto quest’anno per una serie di motivi… con Marco ne parlai circa due anni fa… Però quando fai queste cose è meglio essere in tre…. e così ho buttato poi l’esca a Sandro. Di lì si è creato il tutto un po’ all’ultimo momento. Il nostro obiettivo era quello di rendere conto degli studio di Pietro Zangheri sui confini della Romagna». Si inizia così lo studio del viaggio, tra cartine geografiche e monitor di computer, e si dividono le tappe sulla base degli studi del naturalista forlivese. Vengono posti alcuni punti fermi: il focalizzarsi solo sui tratti di confine, la delimitazione del Sillaro tra Emilia e Romagna, l’uso anche delle biciclette, uno dei simboli della Romagna, per alcuni tratti, la pazza idea del pedalò per costeggiare la costa. Si crea interesse per la loro impresa: un videomaker progetta di seguirli lungo il cammino per documentare il viaggio e altri amici creano una redazione per aiutarli nella comunicazione sui social. Poi si fissa la data: 5 giugno 2016. Da lì in poi quello che era stato definito sulla carta diventerà sentiero reale, un vero e proprio viaggio ai confini della Romagna.

I confini della Romagna: un percorso ad anello

«Il viaggio che abbiamo definito ha una peculiarità – spiega Marco Ruffilli – è un anello: non c’è un punto di partenza e arrivo. Da qualsiasi punto si può prendere e partire». I tre escursionisti hanno scelto come prima tappa del loro cammino Fiorenzuola di Focara, località citata di Dante sul promontorio di Gabicce. Questo punto rappresenta il confine storico geografico (non politico-amministrativo) tra Romagna e Marche, anche se amministrativamente è sotto la provincia di Pesaro: uno delle tante ambiguità nella definizione di cosa è Romagna e cosa no. Zangheri pone lì, per esempio, il confine sud orientale della Romagna. Poi si segue dorsale, che dopo diventa una cresta ben definita, tra il Foglia (fiume di Pesaro) e il Conca (fiume di Cattolica).

comacchio
In bicicletta presso i lidi di Comacchio

«Da lì raggiungi il crinale spartiacque con la Toscana – spiega Sandro Bassi – che diventa ben riconoscibile dal Monte Carpegna (monte che si vede un po’ da tutta la Romagna) in poi… e per tutta la linea appenninica hai una linea di cresta che arriva fino alla Futa. Poi a Covigliaio abbiamo costeggiato il Sillaro con le biciclette fino al Reno, che rappresenta il confine settentrionale della Romagna. Da lì fino al mare poi è semplicissimo fino a Riccione». La meta conclusiva del viaggio è stata la baia di Vallugola, sempre nel promontorio di Gabicce, raggiunta con una barca del circolo nautico riccionese. Il cerchio, così, si chiude. «Un viaggio intenso e unico – racconta Nevio – ti senti a casa tua, in fondo è un viaggio nella tua terra. Per certi versi è qualcosa di irripetibile».

Storia e paesaggi: la linea Todt

Marco, Nevio e Sandro con Marco Clarici
Marco, Nevio e Sandro con Marco Clarici

La linea gotica, Mondaino, la bellezza del Parco nazionale delle Foreste casentinesi: queste sono solo alcune delle storie raccontate da questi paesaggi di confine, una «terra di sogno felliniano, onirica» come racconta Marco. Il viaggio aveva come obiettivo non solo il camminare, ma anche la riscoperta di alcuni luoghi significativi della nostra storia «La Linea gotica – racconta Sandro Bassi – coincide quasi sempre con il crinale spartiacque. A noi interessava la linea Todt, dal nome dell’ingegnere tedesco che fece il brevetto per fare le fortificazioni che servirono per quel tratto di linea gotica sullo spartiacque appenninico. Fortificazioni che non sono servite a niente – continua Sandro – gli alleati hanno sfondato a Monte Gridolfo sulla costa, aggirandoli. La linea Todt così è stata smontata in fretta e furia e per evitare di essere aggirati hanno spostato la linea gotica trasversalmente alla via Emilia».

“La soddisfazione è sempre superiore alla fatica”

Un percorso di scoperte ma anche di fatica. Sveglia anche alle cinque di mattina, tappe spesso di oltre 30 chilometri al giorno con dislivelli superiori ai mille metri. «Il primo giorno ho avuto subito delle vesciche – racconta Marco Ruffilli – Nella tappa più massacrante del viaggio da Monte Coronaro al rifugio dei Fangacci, le ultime due ore di cammino ho fatto una fatica tremenda, anche per via del ginocchio operato. Sandro mi è stato vicino, senza bisogno però che ci dicessimo niente», «Come nella ritirata di Russia!» aggiunge Sandro ridendo. In quelle situazioni c’è poco da fare: un sorso dalla borraccia, un compagno a fianco confiini-romagnache ti infonde coraggio, l’alchimia del gruppo che fa vincere le difficoltà e tenere duro fino alla meta. «Ho fatto questo viaggio – racconta Marco – per trovare soddisfazione nel fare anche fatica. È stato un viaggio che porterò sempre con me. Ho avuto la fortuna di conoscere persone che ti spiegano come si chiama quel fiore, perché si trova lì… Anche solo vedere quello che ti sta attorno, per godersi delle piccole cose senza andare per forza alla ricerca dell’eccesso. Bisogna saper valorizzare quello che abbiamo qua». «Non ho dubbi – aggiunge Sandro – le Foreste Casentinesi hanno i boschi più belli d’Europa per esempio. Per quanto mi riguarda la fatica vera è quella che per esempio siamo costretti a vivere ogni giorno nella routine quotidiana».

I confini: luoghi di ricchezza e incontri

Il trio in posa nei pressi di un eremo con due turiste tasmaniane
Il trio in posa nei pressi di un eremo con due turiste tasmaniane

Un vero viaggio è poi quello che prevede l’incontro con l’altro: sono state tante le persone che hanno incrociato il loro cammino con Nevio, Sandro e Marco. Dai tanti incontri dei residenti che siano romagnoli, marchigiani, toscani o emiliani, agli esperti di boschi e di storia, fino a due escursioniste venute dall’Australia che si sono innamorate dei nostri Appennini. Ulteriore conferma della ricchezza di questi luoghi come confini. Il racconto della loro esperienza sarà pubblicato in un libro dalla casa editrice Polaris, che ha previsto l’uscita del volume per febbraio/marzo 2017. «Noi abbiamo cercato di dare uno sguardo sui confini – conclude Sandro – per vedere “di là e di qua” e per riscontrare che i confini sono la terra di trapasso e di maggior ricchezza e di scambio tra due mondi sfumanti. Ci tengo a precisare che in quello che abbiamo fatto non c’è nulla di irredentistico: i confini sono un concetto ideale, nella nostra testa».

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