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Report dal Post Talk: Francesco Costa racconta la California di oggi

Gli italiani sono sempre interessati all’America e sarebbe sbagliato pensare che oltreoceano non si interessino delle vicende della nostra penisola. Tuttavia non è sempre facile spiegare i punti di vista degli altri senza leggerli con i propri occhi. Per questo, in accordo con lo stile del Post che cerca di raccontare le “cose spiegate bene”, Francesco Costa, giornalista noto ai più per il suo podcast Morning, attento conoscitore della società americana, ha aperto il Post Talk 2022 venerdì pomeriggio con il racconto della California a cui ha dedicato il suo ultimo libro.

Italia – California: punti comuni e divergenze

La politica californiana: progressismo senza avversari?

Da poco finito sulla copertina del periodico statunitense The New Yorker, Francesco Costa raccoglie il significato del suo podcast Morning raccontando l’America agli italiani. In particolare il focus sulla California. Un paese notoriamente democratico e progressista che ultimamente sta cambiando forma. Una progressiva diminuzione della popolazione e un calo della qualità di vita portano la California a vivere un cambiamento. Si cerca un’alternativa al noto. “In America”, spiega Costa, “si cerca di avere i voti di coloro che sono legati al partito avversario, diversamente da quanto accade sulla scena italiana. In Italia viene guardato male chi va a cercare sostegno tra gli elettori degli altri. La situazione californiana è singolare poichè essendo un paese omogeneo dal punto di vista politico – profondamente progressista – non ha più sentito necessità di fare campagna elettorale rischiando così di non avere più necessarie argomentazioni o quanto meno concretizzazione dei propri principi. Questo spiega quanto accaduto alla scuola pubblica californiana dopo la pandemia”

La scuola californiana che ha scelto la linea italiana durante la pandemia

Il calo demografico californiano ha a che fare anche con la condizione della scuola in quanto istituzione cardine di un paese. La California durante la pandemia ha adottato la linea italiana scegliendo di chiudere le scuole per un tempo molto prolungato, dando priorità alla riapertura di altri servizi come ristoranti o altre attività commerciali. Questo ha portato a un calo della preparazione degli studenti ma anche a una divergenza importante: dal momento che le scuole private hanno deciso di rimanere aperte a differenze delle pubbliche, sono aumentati gli iscritti nelle prime e sono calati gli iscritti nelle seconde. Tuttavia chi non ha avuto modo di garantirsi privatamente un’istruzione ha subito un grave danno nella formazione. L’esito è stato un calo del rendimento principalmente negli studenti afroamericani. “Qui inizia un susseguirsi di posizioni progressiste che non hanno avuto una concretizzazione” dice Costa. “Inizialmente il distretto scolastico ha ritenuto che i voti fossero uno strumento razzista in quanto ad avere valutazioni inferiori erano gli afroamericani e così è stata avviata una campagna per abolirli. Poi si è pensato di semplificare i programmi per tutti e infine di cambiare i nomi delle scuole intitolate a personaggi importanti della storia americana ma in qualche modo vissuti ai tempi della schiavitù degli afroamericani. Tutto questo”, chiarisce Costa, ” è stato il fulcro del problema: la priorità non è stata riaprire le scuole ma dare spazio a campagne ideologiche hanno trascurato l’applicazione concreta dei principi”. 

In America si va verso la polarizzazione

Interessante notare infine come in America chi fosse già democratico lo stia diventando ancora di più e viceversa chi avesse posizioni conservatrici le stia consolidando. In linea di massima ad essere più progressiste sono le città, più conservatrici le aree rurali. In un quadro di stretto legame con la propria identità nazionale si va verso una progressiva omogenizzazione dei territori. Possibile uscire da questa logica del partito unico? “Difficile dire cosa accadrà”, chiude Costa, ” Di certo si crea, come in California, una situazione di conflitto”.

 

Letizia Di Deco

Classe 1998, vivo a Faenza. Mi sono laureata in Lettere Moderne e poi in Italianistica e Scienze linguistiche all’Università di Bologna. Scrivo per il settimanale Il Piccolo di Faenza. In attesa di tornare definitivamente in classe da prof, mi piace fare domande a chi ha qualcosa di bello da raccontare su ciò che accade dentro e fuori le pareti della scuola. Ho sempre bisogno di un buon libro da leggere, di dire la mia opinione sulle cose, di un po' di tempo per una corsetta…e di un caffè

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