Cinico, attuale, frizzante: gli Amici dell’Europa portano in scena il Pigmalione
Intervista alla compagnia teatrale Amici dell’Europa, che sabato 5 marzo alle ore 21 metteranno in scena alla Sala Fellini il loro nuovo spettacolo: il Pigmalione di Bernard Shaw. Un’occasione per parlare con loro della nuova commedia, della loro compagnia e di cosa vuol dire per dei giovani ragazzi faentini provare a fare teatro nella loro città.
1. LA COMMEDIA
La prossima commedia che metterete in scena sarà il Pigmalione di Bernard Shaw. Qual è la trama di quest’opera teatrale e perché vi ha colpito così tanto da decidere di selezionare proprio questo testo?
In poche parole, siamo nella prima metà del Novecento, a Londra; due gentiluomini, un colonnello e un professore di fonetica, scommettono che nel giro di sei mesi riusciranno a trasformare un’umile fioraia in una dama dell’alta società; si assiste quindi ad una trasformazione, oltre che estetica, psicologica della protagonista.
L’opera è una delle più importanti commedie del teatro inglese del secolo scorso, e molti di noi l’hanno studiata durante le superiori; per questo la nostra scelta per lo spettacolo d’autore annuale è ricaduta sul Pigmalione. Ci ha attirato il fatto che, pur essendo ambientata in un contesto edoardiano, quindi molto romantico, i temi sono trattati in maniera cinica, e il finale non è scontato. È interessante inoltre la visione della donna e della sua emancipazione.
Tre aggettivi per descrivere il Pigmalione di Shaw.
Cinico, attuale, frizzante.
Descriveteci un po’i personaggi principali di questa commedia. Trovate rassomiglianze con alcuni personaggi che in passato avete già interpretato?
Eliza Doolittle è la protagonista femminile, una giovane sempliciotta che si guadagna da vivere vendendo fiori per strada; è una ragazza orgogliosa ma impacciata, con grandi sogni riguardo al suo futuro; il bello di questo personaggio è che è l’unico che subisce un’evoluzione durante la commedia.
Henry Higgins è il protagonista maschile, un insigne professore di fonetica; sicuro di sé fino all’egocentrismo, dispotico, infantile e rumoroso, accetta di insegnare a Eliza (è lui che incarna il greco Pigmalione) solo per il gusto della sfida.
Il colonnello Pickering invece rappresenta la spalla ragionevole di Higgins, un po’come Watson per Sherlock Holmes; è la voce del buon senso, che esprime quello che è il pensiero del pubblico sulla scena.
I personaggi sono talmente esplorati e caratterizzati che non si trovano somiglianze con altri ruoli da noi interpretati in passato; a ciò contribuisce anche il fatto che l’epoca in cui l’opera è stata scritta è diversa da quella delle altre commedie che abbiamo portato in scena, come Wilde.
Quanto tempo avete dedicato alle prove in questi mesi?
Fin da ottobre abbiamo assegnato le parti e adattato il copione alle nostre esigenze, per poi iniziare a provare; ci siamo interrotti nel periodo natalizio per riportare in scena lo spettacolo “Natale in 13”; dopo le feste abbiamo ripreso a provare a ritmo serrato.
Qual è stata la scena più difficile da realizzare?
Sicuramente il primo atto è stato il più complicato, visto che è una scena di gruppo con molta controscena; come sempre accade in questi casi bisogna studiare tutto a tavolino, curando i movimenti in modo che non ci siano intralci, che la scena risulti armonica e che ogni personaggio, comprese le comparse, risulti il più credibile possibile.
Qual è stata invece la scena con cui vi siete divertiti di più durante le prove?
Non possiamo anticipare troppo, tuttavia c’è una scena nel secondo atto che coinvolge i due protagonisti, in cui si assiste ad un esilarante e “dolce” siparietto.
2. LA COMPAGNIA
Descriveteci un po’la vostra compagnia…
Siamo una compagnia di giovani, il nostro numero varia di anno in anno, generalmente siamo sulla ventina. I nostri membri vanno da 14 a 27 anni, molti dei quali hanno frequentato la scuola media Europa (da qui il nostro nome); grazie alla passione della professoressa Adriana Andalò abbiamo portato avanti anche dopo le medie il progetto del laboratorio teatrale, e ora tra i nostri membri ci sono ragazzi provenienti anche da altre scuole faentine. Il nostro è un gruppo aperto a chiunque abbia passione e voglia di mettersi in gioco.
Quali sono gli aspetti più difficili nel gestire una compagnia così giovane?
Siamo una compagnia molto eterogenea e non è sempre facile conciliare l’aspetto educativo di un laboratorio teatrale con quello più tecnico del mettere su uno spettacolo; essendo un discreto numero, spesso è complicato trovare copioni che abbiano il giusto numero di personaggi per far sì che chiunque abbia una parte.
Quale è stata finora la vostra soddisfazione più grande?
Riuscire ad allargare il nostro pubblico ed essere apprezzati sia nelle commedie brillanti che negli spettacoli più drammatici. Inoltre siamo già stati citati due volte nel blog di BuonSensoFaenza, eheh!
Da qui a cinque anni come vi vedete?
Sicuramente un gruppo affiatato di amici come oggi, magari in grado di portare i nostri spettacoli anche in altre città vicine.
3. IL TEATRO
Cosa significa per voi fare teatro?
Mettersi continuamente in gioco, sfidando i propri limiti. E poi è bello interpretare ogni volta un personaggio diverso. E avere tanti like sulla nostra pagina facebook ehehe!
Cosa significa per voi fare teatro a Faenza?
Contribuire alla realtà culturale della nostra città, aumentando un panorama teatrale già di per sé molto ampio e variegato.
C’è uno spettacolo teatrale che avete visto ultimamente che vi ha colpito in maniera particolare?
Sia a livello individuale che di gruppo ci piace andare a vedere spettacoli di altre compagnie, sia locali che nazionali. Ci sono rimasti impressi, tra gli altri, l’Enrico IV al Teatro Masini di questa stagione e lo spettacolo estivo di Ivano Marescotti.
Perché un ragazzo o una ragazza dovrebbero voler impegnarsi nel fare teatro ai giorni d’oggi?
Oggi molti ragazzi, soprattutto adolescenti, si vergognano a fare teatro per paura di rendersi ridicoli agli occhi degli altri; in realtà il teatro è utilissimo in molti ambiti: sul piano sociale riduce la timidezza, rende più sicuri di sé, aumenta la propria creatività di espressione; sul piano psicologico permette di esplorare la propria interiorità, aumenta le proprie vedute; da un punto di vista fisico aumenta la consapevolezza del proprio corpo.Col senno di poi, possiamo dire che oggi non saremmo gli stessi se non avessimo iniziato a fare teatro.
Cosa avete in cantiere per il futuro?
Ci piacerebbe cimentarci col genere giallo, in particolare abbiamo già in mente un paio di opere di Agatha Christie. Altro autore che già da qualche anno stuzzica la nostra fantasia è Woody Allen, per la sua comicità fuori dagli schemi.
Avete 10 parole massimo per convincere il lettore a venire allo spettacolo!
Se volete sentire dei romagnoli imitare il dialetto milanese… venite!!!