Elezioni Regionali 2024: intervista a Stefano Bertozzi (FdI)
Le elezioni regionali incombono e nelle giornate di domenica 17 e lunedì 18 novembre saremo chiamati a votare. La conoscenza dei candidati è essenziale in quanto è previsto il voto disgiunto, ovvero la possibilità di esprimere due voti, uno per la scelta del partito e l’altro per la scelta del candidato.
Intervista a Stefano Bertozzi (Fratelli d’Italia)
Da dove nasce l’idea della sua candidatura?
Nasce inizialmente da un’idea del partito che rappresento sul territorio e chiaramente dalla mia disponibilità manifestata un minuto dopo. Perché ho detto sì? Perché ho ritenuto, e lo dico fuori da qualsiasi retorica, che quello che è successo nei mesi passati (e mi riferiscono alle varie alluvioni) non possa vederci solo spettatori. Le competenze normative della Regione sulla difesa del territorio sono enormi, è l’Ente che deve fare più di ogni altro, e possiamo anche schierarci politicamente da una parte o dall’altra, chiamare in causa l’eccezionalità degli eventi atmosferici (che nessuno nega), ma non possiamo dire che ciò che andava fatto è stato fatto. Si sommano ritardi ultradecennali, lavori non realizzati, infrastrutture di protezione (tra cui le casse di laminazione) mai portate a termine, ed il nuovo Consiglio Regionale troverà tutte queste tematiche sul tavolo del confronto, credo sia indispensabile che ci siano consiglieri del territorio pronti a dare il proprio contributo. Poi chiaramente abbiamo tutto il resto, dalla sanità al supporto al sistema produttivo, con le grandi opportunità che dovranno essere colte post approvazione della ZLS, tutti temi per i quali è necessario la presenza.
Quali sono le tematiche su cui la Regione dovrebbe lavorare maggiormente?
In parte ho già risposto, ma lo ribadisco: difesa idrogeologica del territorio che non può passare solo da fantomatiche delocalizzazioni, ma dal completamento urgente delle opere di protezione; gestione dell’importantissima spesa per la Sanità in un quadro di risorse incrementali (perché questo è un dato di fatto) ma pure di fabbisogno sempre più ampio (l’invecchiamento della popolazione è un altro dato), che deve trovare risposta non solo nei contenitori (Case della Salute, Cau, ecc.) ma anche nei contenuti (medici e infermieri) con risorse che devono passare dall’alta Dirigenza del sistema sanitario regionale ai dipendenti in prima linea; sviluppo economico che deve partire dalla definizione di una politica turistica, industriale, commerciale di livello regionale attraverso la canalizzazione dei fondi europei disponibili in maniera più mirata.
Quali idee per il futuro?
Coinvolgimento dei privati nella realizzazione delle opere idrauliche necessarie al territorio (in forma consortile se necessario) con un chiaro sistema garantistico a protezione della realizzazione delle opere (fidejussioni vere da escutere se le cose non vanno come prospettato, senza ritardi, tentennamenti o ragioni che non sono chiare); coinvolgimento dei privati nelle opere di pulizia dei fiumi; ospedali distrettuali da trasformare in ospedali di specialità, capaci di attrarre risorse umane e specialisti; ripensamento dei sistemi premianti nel settore sanitario (come detto le risorse disponibili devono andare a medici ed infermieri, e non a Dirigenti con obiettivi finanziari); rimodulazione della norma sugli accreditamenti socio sanitari in scadenza al 31/10/2024, con l’obiettivo di eliminare storture come la vicenda ASP della Romagna Faentina (che gestisce i servizi a libero mercato mentre i servizi accreditati sono in mano al privato); controllo serrato sull’utilizzo dei fondi stanziati ai Comuni per investimenti: non basta concedere denaro, ma occorre verificare che quanto finanziato venga effettivamente utilizzato per gli scopi dichiarati e che ciò avvenga in maniera efficiente, se si trovano anomalie non devono essere erogati ulteriori finanziamenti.
Come si sta svolgendo la campagna elettorale?
Tra la gente. E’ banale lo so, ma ho scelto di incontrare il maggior numero di persone e gruppi di persone, andando direttamente a trovarli nei loro mondi, ho battuto le frazioni, le zone di collina, le aree maggiormente trascurate, perché sono quelle che hanno sofferto di più. Poi ho cercato di capire quali sono le esigenze dei nostri territori e spesso più che “dire” ho “ascoltato”, perché ciascuno di noi per quanto possa essere rappresentativo o esperto, ha ed avrà sempre una visione limitata dal proprio ambito personale ed interpersonale, e serve aprirsi non arroccarsi. Credo questa sia la parte più difficile. Non ho messo in campo risorse economiche fantasmagoriche, come hanno scelto altri compagni di avventura, primo perchè non lo ritengo giusto e secondo perché non penso sia utile. Ho usato i social per farmi conoscere, confrontarmi, a volte litigare, ho cercato di rispondere a tutto tranne che agli insulti di disturbatori di professione.
Quali sono le sue sensazioni/previsioni in vista del voto?
Non dico nulla, un po’ per scaramanzia, un po’ perchè ritengo la previsione davvero difficile. Posso solo dire di aver incontrato tante persone che hanno manifestato la voglia e la necessità di un cambiamento.
In che modo una Regione deve lavorare e programmare per i propri cittadini?
Utilizzando il buon senso, abbandonando l’ideologia quando si tratta di affrontare temi pratici ed amministrativi puri, svincolandosi da logiche di potere e sistemi di potere (cosa che in Emilia Romagna accade con regolarità, vista anche la perdurante mancanza di alternanza). La Regione deve lavorare pesando i territori non solo sulla base del numero degli abitanti (che spesso vengono considerati solo elettori), ma sulla base della complessità degli stessi (la Romagna ad esempio non può essere rappresentata solo sulla base di coefficienti numerici, il valore della nostra terra è altro rispetto alla densità abitativa, ciò che è successo lo dimostra) serve quindi ripensare il criterio di distribuzione delle risorse economiche per una vera inclusione territoriale. Poi da ultimo dico questo, per programmare e lavorare per i propri cittadini serve competenza, non uomini di partito, questo in troppi spesso lo dimentichiamo.