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A due mesi dalle elezioni comunali, le considerazioni del faentino Vittorio Ghinassi

Riceviamo e pubblichiamo le considerazioni del faentino Vittorio Ghinassi (candidato sindaco di Faenza nel 2005) a due mesi dall’esito delle elezioni comunali del 2020.

Vittorio Ghinassi – lettera “Controcorrente”

A distanza di due mesi dalle elezioni comunali di Faenza, credo vi siano elementi sufficienti per fornire le prime indicazioni su quella che sarà l’impronta amministrativa della nuova Giunta che si è appena insediata. Come noto in campagna elettorale, ho assunto una posizione contraria alla candidatura di Isola, non per avversione nei confronti della persona, né per lontananza dalla linea politica, ma essenzialmente perché non condividevo, nelle finalità e nei metodi, il cartello o contratto di potere che sottostava a quella candidatura, e che mi ha portato a concludere che i veri centri decisionali sarebbero stati altrove, rispetto alle sedi istituzionali deputate, e dunque ci saremmo trovati sostanzialmente con un’Amministrazione eterodiretta.

I primi atti della Giunta Isola mi inducono, purtroppo, a ritenere che non mi ero sbagliato! Anzitutto occorre sottolineare un fatto direi senza precedenti: nei 75 anni di Amministrazioni faentine susseguitesi dalla fine della guerra a oggi non era mai successo (a parte la Giunta monocolore Pci del 1980/81) che tutte le principali cariche istituzionali (sindaco, vice sindaco e presidente del Consiglio) e la maggior parte delle deleghe e delle competenze assessorili fossero appannaggio del partito di maggioranza relativa. In una coalizione ciò non può accadere ed è giusto che non succeda, per garantire equilibrio nella politica amministrativa ed i necessari contrappesi nella gestione del potere. Questa considerazione risulta ancor più pertinente se si tiene conto del fatto che all’interno del centro-sinistra, le liste alleate del Pd hanno ottenuto complessivamente un ottimo risultato con oltre il 26 % dei consensi.

Le nomine post elezione non rispecchiano il risultato elettorale

Perché allora questo sbilanciamento così marcato a favore del Pd che non rispecchia assolutamente il risultato elettorale? La spiegazione è una sola e cioè che la realtà non è quella che ci è stata raccontata in campagna elettorale. Non ci troviamo di fronte, infatti, a una coalizione nel senso classico del termine, cioè a un accordo tra parti politiche diverse, dove accanto ad un primus inter pares, vi sono una serie di forze, ognuna delle quali esprime, in modo autonomo, una propria identità ed esercita un proprio peso politico. Nel nostro caso, siamo in una situazione molto diversa, con rapporti tra le parti quasi di tipo feudale, dove c’è un dominus, e dei clientes o vassalli che aspettano come subordinati, la concessione di benefici, prebende, posizioni di potere anche minime. La coalizione, insomma, è stata una finzione, un gioco per accaparrare più voti, e la prova di ciò risiede, appunto, nel fatto che nessuno, alla luce dei risultati elettorali, ha avuto la forza, il coraggio e la volontà di mettere in discussione gli accordi presi prima delle elezioni all’interno del Pd, dal cartello di potere che lo controlla.Alla luce dei voti ottenuti, infatti, non c’è dubbio, che la carica di vice sindaco o almeno di presidente del consiglio sarebbe spettata a “Faenza Coraggiosa”. Basti pensare che nelle recenti elezioni regionali con la metà dei voti “Emilia-Romagna Coraggiosa” ha ottenuto la carica di vice presidente della Regione.

La giunta: “Italia Viva e M5S ruote di scorta, sacrificate per logiche di potere”

La seconda riflessione riguarda la composizione della Giunta e soprattutto l’assegnazione delle deleghe. Al termine di un percorso piuttosto travagliato, il sindaco ha presentato una squadra che in linea generale possiamo definire low profile, ma dalla cui composizione emerge un evidente squilibrio di peso, con alcuni assessorati che sono dei veri e propri pesi massimi ed altri che a fatica rientrerebbero nella categoria dei pesi piuma! Ciò non giova sicuramente ad un’efficace amministrazione della cosa pubblica, ma risponde unicamente all’esigenza di soddisfare gli appetiti bulimici di alcune componenti di quel contratto di potere a scapito di altri ed a dispetto degli interessi generali. Per esempio, che senso ha l’Assessorato, di cui è titolare Massimo Bosi del M5S, alla Sicurezza, Trasparenza ed Aree verdi? Nessuno. Tutta aria fritta. Avrebbero potuto mettere Assessorato alle bolle di sapone, capriole e pausa-caffè che sarebbe stata la stessa cosa. L’unico scopo di quell’Assessorato è coprire un casella con un nome e la sigla di una lista. La stessa cosa, o quasi, si potrebbe dire per l’Assessorato al Turismo, cioè quello di Rossella Fabbri, targato Italia Viva. Faenza non è Rimini o Cesenatico o Cervia dove si giustifica un assessore che si occupi solo di quel settore. A questo proposito poi viene spontaneo porsi ulteriori domande: perché Assessore non è stato fatto, come avrebbe meritato, Alessio Grillini? E se davvero era indispensabile una persona di genere femminile non si riusciva a trovarla a Faenza senza dover scomodare una gentile signora residente a Cervia?

Per Vittorio Ghinassi “premiata più l’appartenenza che non la competenza”

La terza considerazione fa riferimento al fatto che nella composizione della Giunta, è stata sacrificata la competenza a favore dell’appartenenza, l’esperienza a favore della fedeltà. Sia ben chiaro, non sto facendo un processo sulle capacità dei neo-assessori, sarebbe ingiusto ed ingeneroso, spero siano tutti all’altezza del loro compito, soprattutto per il bene della città. La mia è una valutazione d’ordine generale, basata sul fatto che non c’è dubbio che nella compagine non ci sono assessori di peso, che si contraddistinguono per le loro esperienze e competenze professionali o tecniche. Il caso emblematico è quello di Simona Ballardini che sarebbe stata perfetta come assessore allo Sport, ma alla fine non lo è diventata. Perché? E non serve ad ovviare a queste carenze la giustificazione che si tratta di una Giunta giovane. Abbiamo bisogno di persone capaci, prima che giovani. Se sono anche giovani è meglio, ma non viceversa! Questa è l’ennesima impostura che ci ha lasciato in eredità il populismo pentastellato, che ha costretto il Paese a subire l’onta di vedere ai vertici del Governo nazionale giovani bellimbusti come Di Maio, Toninelli, Bonafede, Castelli ecc. La chiusura del cerchio, per il momento, si è avuta con la nomina di Luca Cavallari a presidente di Faventia Sales al posto di Andrea Fabbri diventato nel frattempo vice sindaco. La Lista “Faenza Cresce” ha svolto appieno la propria funzione ed ora passa all’incasso. Penso che Cavallari abbia tutti i requisiti per fare bene in quel ruolo, anche se sconta pure lui un debito di vassallaggio che in qualche modo dovrà onorare.

Faccio solo due brevissime considerazioni:

a) Dal mio punto di vista deve essere chiaro che il centro di Faenza sono le piazze e non gli ex-Salesiani e dunque le risorse disponibili per iniziative e investimenti (arredo urbano, impianti tecnologici, riqualificazione degli spazi e del mercato ecc.) devono essere destinati prioritariamente lì e non in via Bondiolo;
b) I Salesiani non devono diventare una sorta di affittopolis, e Faventia Sales non deve svolgere la funzione di una immobiliare con l’unico scopo di mettere a rendita degli spazi altrimenti vuoti, ma occorre costruire un progetto organico e funzionale alle esigenze della città e del suo tessuto sociale ed economico; mettere in quel sito “tacchi, dadi e datteri” non serve a molto, se non a consolidare un centro di potere come è stato fino ad ora.

Concludendo, auguro ai nuovi assessori e consiglieri buon lavoro, con l’auspicio che riescano a far valere, nell’interesse dei cittadini, le loro prerogative e funzioni, senza diventare dei semplici “alzatori di mano” in ossequio a direttive e scelte prese fuori dagli organi istituzionali. Qualche volta dire di no, assumere una posizione diversa, non significa fare uno sgarbo, ma esercitare in pieno la funzione democratica che è fatta di dialettica, di confronto di idee e di sintesi.

Faenza 16 novembre 2020
Vittorio Ghinassi

Samuele Marchi

Giornalista, sono nato a Faenza e dopo la laurea in Lettere all’Università di Bologna frequento il master in 'Sviluppo creativo e gestione delle attività culturali' dell’Università di Venezia/Scuola Holden. Ho collaborato con diverse testate locali e nazionali come Veneto Economia, Alto Adige Innovazione, Cortina Ski 2021, Il Piccolo, Faenza Web Tv. Ho partecipato all'organizzazione del congresso nazionale Aiga 2015 e del Padova Innovation Day. Nel 2016 ho pubblicato il libro “Un viaggio (e ritorno) nei Canti Orfici” (Carta Bianca editore) dedicato al poeta Dino Campana. Amo i cappelletti, tifo Lazio e, come facendo un puzzle, cerco di dare un senso alle cose che mi accadono attorno.

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