Vespa samurai: perché può fare la differenza
Dopo l’ok del Governo, entrerà nel vivo nelle prossime settimane la “lotta biologica” tra cimice asiatica e vespa samurai, da cui si spera di creare un nuovo equilibrio capace di salvaguardare i frutteti emiliano-romagnoli e l’ecosistema. La cimice asiatica (Halyomorpha halys) è una specie invasiva arrivata dalla Cina che sta devastando le produzioni ortofrutticole italiane. Per combatterla biologicamente verrà utilizzata la vespa samurai (Trissolcus japonicus) che è a sua volta di origine asiatica. Piccolissima, meno di un millimetro di grandezza, simile a una formica con le ali, la vespa samurai non è aggressiva, si nutre di polline e nettare, e soprattutto è un parassitoide della cimice asiatica: sviluppa infatti le proprie uova uccidendo quelle dell’organismo ospite. Prima di poterla utilizzare come agente di controllo biologico della cimice asiatica è stato necessario verificare quale sarebbe stato anche il suo impatto sul nostro ecosistema. Fino a oggi per evitare che la cimice asiatica si riproducesse e rovinasse le colture si è fatto un uso di agrofarmaci non sempre selettivi, ma uno dei problemi che caratterizzano la cimice asiatica è che gli insetticidi non bastano e hanno un riscontro limitato.
Intervista a Mario Maccolini, docente di Biologia applicata del Persolino-Strocchi di Faenza
«Gli effetti della globalizzazione sono anche questi e portano alla diffusione di specie diverse in nuovi ecosistemi – spiega Mario Maccolini, docente di Biologia applicata dell’Istituto Persolino-Strocchi di Faenza – questo è evidente oggi con la pandemia Covid 19, ma in campo biologico, e in particolare nella diffusione di malattie delle piante, sono stati tantissimi gli episodi avvenuti in passato per via di insetti, funghi o batteri arrivati da altre aree del mondo». E l’introduzione di una specie che possa contrastarne un’altra particolarmente dannosa per i prodotti agricoli, come si profila di fare con la vespa samurai, non è una novità. «Si tratta di una modalità utilizzata fin dall’800 – afferma Maccolini – Diverse malattie delle piante negli ultimi secoli sono state controllate e limitate grazie appunto all’introduzione di specie provenienti da altri ecosistemi che rappresentassero i ‘nemici naturali’ di altri animali o insetti dannosi».
Casi di successo: la lotta alla vespa del castagno di Marradi
Uno degli esempi più recenti dell’efficacia di questa tecnica è stato realizzato una decina di anni fa, nella lotta contro la vespa del castagno che affliggeva tra le altre l’area di Marradi provocando gravi danni. Originaria dalla Cina e arrivata in Europa nel 2002, la vespa (in questo caso specie da contrastare) attacca i germogli delle piante ospiti causando la formazione di galle, arrestandone la crescita vegetativa e provocando una riduzione della fruttificazione. Infestazioni gravi possono portare al deperimento della pianta. Anche in questo caso si è introdotto sul territorio il nemico naturale della vespa del castagno e l’esito è stato particolarmente positivo. «A Marradi si rischiava di non raccogliere più delle castagne, e l’introduzione dell’imenottero parassitoide Torymus sinensis, nemico naturale della vespa del castagno, ha risolto questo problema – spiega Maccolini – e l’equilibrio biologico è stato ripristinato, tanto che noi oggi a malapena ci ricordiamo del grande problema che era stato per i castagni all’epoca».
Le vespe samurai combatteranno la cimice asiatica nelle campagne emiliano-romagnole
Dopo le sperimentazioni e l’applicazione di un preciso cronogramma avviato da mesi, a inizio giugno dovrebbero essere diffuse le vespe samurai anche nelle nostre campagne attraverso vari lanci. «In realtà la vespa samurai è già presente da diverso tempo in Italia, probabilmente è arrivata nella stessa maniera della cimice – precisa Maccolini – e l’obiettivo del sistema fitosanitario nazionale è quello di farla crescere numericamente di modo che possa bilanciare la presenza della cimice asiatica, creando un nuovo equilibrio biologico che possa salvaguardare la nostra agricoltura. In Italia esistono già dei parassitoidi autoctoni, ma per avere un intervento efficace ci vuole quello più specifico che non uccide altri insetti e tutela così l’ecosistema». Il piano regionale prevede oltre 65mila esemplari di vespa samurai liberati in circa 300 “corridoi ecologici” sparsi in tutto il territorio, con una maggiore concentrazione nelle zone di pianura e bassa collina dove si trovano le principali aree frutticole che hanno subito i maggiori danni da cimice asiatica.