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Unioncamere: previsti 7.400 posti di lavoro in provincia di Ravenna entro settembre

Tante opportunità in arrivo per progettisti e ingegneri, anche se nella maggior parte dei casi si tratterà di lavoro a tempo determinato. A inizio luglio il tasso di disoccupazione in provincia di Ravenna è all’8,7%, in calo rispetto al 9% del primo trimestre 2017. A rinforzare questo andamento dovrebbero contribuire le 7.400 assunzioni previste dalle aziende del territorio, secondo la rilevazione compiuta dalla Camera di Commercio (Sistema informativo Excelsior), che ha sondato un campione di imprese riguardo ai bisogni occupazionali nel periodo compreso fra luglio e settembre. Ma non è tutto oro quel che luccica: solo nel 21% dei casi il posto di lavoro sarà a tempo indeterminato, meno di uno su quattro, e – stando ai rilevamenti Unioncamere – saranno pochi i laureati assunti.

Progettisti, informatici e operai metalmeccanici le figure più difficili da trovare

Un diploma da perito tecnico o una laurea in ingegneria o informatica sono i titoli di studio che meglio assicurano un’occupazione una volta terminati gli studi. Quella che può sembrare un’affermazione scontata viene confermata dalle aspettative delle imprese ravennati, che affermano di avere difficoltà nel trovare nuovi dipendenti con queste qualifiche, per il ridotto numero di candidati presenti: ciò è vero per il diploma con indirizzo in meccanica, meccatronica ed energia (48,5% delle aziende con difficoltà di reperimento sul mercato del lavoro), e a maggior ragione per la laurea in ingegneria industriale (61,4%), ingegneria elettronica (80,4%) e altri indirizzi di ingegneria (60,2%). Questo si riflette sulle professioni che più difficilmente si riescono a coprire: specialisti in scienze informatiche, progettisti e ingegneri, tecnici informatici ed operai metalmeccanici, per le quali le aziende prevedono di fare molta fatica nel coprire il bisogno occupazionale in più della metà dei casi.

Questo bisogno di lavoratori formati in discipline tecniche trova un riscontro anche nei settori nel quale saranno occupati i nuovi assunti in provincia di Ravenna. Tenendo conto dell’ottimo andamento delle imprese locali attive nel manifatturiero – il fatturato in questo campo nel primo trimestre 2017 è cresciuto dell’1,6% in provincia di Ravenna – 1.830 posti di lavoro saranno creati nell’industria, e 580 nelle costruzioni, mentre troviamo poi numerose chance occupazionali nei settori dei servizi, come c’è da aspettarsi vista la stagione estiva nella Riviera ravennate (saranno 1.630 i nuovi assunti solo nella ristorazione e nei servizi turistici, a cui si aggiungono 900 nuovi addetti nel commercio). In questo settore si posizionano le professioni che numericamente sono più rilevanti, ma che prevedono tuttavia una qualifica ed un reddito più bassi: cuochi e camerieri, addetti ai servizi di pulizia, commessi.

Pochi laureati e assunti non stabilmente: un interrogativo sulla qualità del lavoro

L’altra faccia della medaglia del rapporto Unioncamere vede una fetta di disoccupati che rimane a guardare il nuovo dinamismo nel mercato del lavoro. Va infatti sottolineato come le tre figure professionali più richieste rappresenteranno il 33% delle entrate complessive previste, mentre saranno ben più contenuti i numeri per molti altri mesteri: magazzinieri, operai tessili, manovali. Va anche detto che solo il 9% dei nuovi assunti avrà come requisito una laurea (a fronte di circa un 25% di giovani laureati), mentre il diploma e la qualifica professionale risultano primeggiare. Emerge quindi una spiacevole situazione dove una fetta di potenziali lavoratori iperformati (laureati) o sottoformati (professioni manuali) non trovano un’occupazione.

Altro aspetto negativo riguarda la stabilità del posto di lavoro. Fatti 100 i nuovi assunti nell’estate 2017 in provincia di Ravenna, soltanto in 14 avranno un’occupazione a tempo indeterminato, a cui possiamo aggiungere un 7% di altri contratti di dipendenza. Più della metà invece – il 58% – troveranno un’occupazione a tempo determinato, un trend che si è verificato a livello nazionale e regionale a partire dal 2016, con l’esaurirsi degli incentivi per l’assunzione dei giovani a tempo indeterminato. Nelle forme non stabili troviamo anche la somministrazione di lavoro (rapporto interinale – 8%), l’apprendistato (8%) e le collaborazioni coordinate e continuative (co.co.co. – 5%). Insomma, c’è ancora molta strada da fare per offrire a tutti coloro che si affacciano sul mercato del lavoro opportunità occupazionali solide.

Andrea Piazza

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