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Cericola (Rinnovare Faenza): “La città non ha visione strategica, bisogna cambiare”

Intervista a Tiziano Cericola, consigliere comunale di Rinnovare Faenza, con cui facciamo il punto su questi quattro anni di amministrazione in vista delle prossime elezioni comunali previste nella primavera del 2020. 

Intervista a Tiziano Cericola: “Bisogna riportare l’Unione a un consorzio leggero”

Consigliere Cericola, come giudica questi quattro anni di amministrazione?

Il mio giudizio su questo mandato è nettamente negativo, principalmente per due motivi. Il primo riguarda il nuovo assetto dell’Unione della Romagna faentina, che non risponde ai criteri di vicinanza ai cittadini, né di efficenza di servizi, ma a logiche di concentrazione di potere, che Malpezzi ha portato avanti per appuntarsi una medaglia sul petto da parte del Pd. Nelle stesse relazioni degli uffici, quando si trattava dei conferimenti dei servizi in capo all’Unione, parlavano di ‘un salto nel buio’. A mio parere, bisognava trovare altri sistemi, per esempio il consorzio leggero. Inoltre se a Faenza nel 2020 vincerà il centrodestra si verificherà uno scenario insolito, con una maggioranza consiliare di centrodestra e una giunta con quattro sindaci del Pd. A quel punto spero che i sindaci del Pd siano disponibili a rivedere meccanismo dell’Unione, riportando alcuni servizi in capo ai singoli territori: per esempio è inutile che un ufficio di Urbanistica si occupi di un territorio che va da Solarolo a Casola Valsenio e non è la giusta soluzione.

E l’altro aspetto?

Quest’amministrazione non ha avuto visione strategica, ma ha ragionato solo giorno per giorno. In questi anni i grandi problemi di Faenza non sono stati risolti, sia a livello di lavoro (con la scomparsa di grande aziende e pochi incentivi alla formazione di nuove), sia sotto il profilo urbanistico: la stessa riqualificazione della stazione presenta criticità, non considerando nel progetto tre importanti aree come Sariaf, il parcheggio del centro commerciale Baule, il comparto Stafer. Rispetto prima stesura del progetto, sono state poi recepite alcune critiche che ho mosso, significa che quando c’è un vero dialogo tra le parti si ottengono risultati positivi. Sotto il profilo finanziario, poi, sono state fatte delle ‘non scelte’, per esempio quella di non vendere le partecipate, come le farmacie, e in questo caso evidenzio un danno da 7,5 milioni di euro; oltre a maggiori spese per Acer da 2 milioni di euro su dieci anni. Questo è l’elemento più dirimente: l’assenza di idee vincenti. Faenza si culla di un’agiatezza frutto del passato, ma intanto aumentano a dismisura i disagi sociali senza mettere in campo strategie a lungo termine.

“I temi della città del futuro? Sicurezza, servizi, sviluppo economico”

Dunque, su quali temi è prioritario lavorare a lungo termine?

Su Faenza bisogna lavorare su tre grandi assi di intervento: sicurezza, servizi, sviluppo economico. Bisogna trovare delle idee importanti per essere attrattivi per le imprese. Un altro punto di forza sarebbe far diventare la nostra una città universitaria al di fuori di sistema bolognese, aprendoci anche all’estero, ma l’idea di per sé interessante del polo universitario agli ex Salesiani è venuta meno da parte dell’amministrazione, concentrando lì gran parte di servizi comunali e pagando in questo modo numerosi affitti. Un altro grande tema che sosterrò è quello della Casa protetta per gli anziani: è un dramma, l’Asp ha una lista di attesa di 140 persone. Il sociale, inteso come sistema di cura per le esigenze degli anziani, è un tema molto rilevante e lo sarà sempre di più negli anni a venire con l’invecchiamento della popolazione. Anche in questo contesto, demolire Villa Stacchini per farne delle villette non è stata una buona scelta.

“L’area Graziola andrebbe sviluppata con una progettualità legata allo sport”

Lei ha inoltre posto l’attenzione sulla manifestazione d’interesse presentata nelle scorse settimane dall’az. agricola Le Cicogne, Fondazione Banca del Monte di Faenza e Credit Agricole per l’area della Graziola. L’assessore Piroddi ha ribadito che l’amministrazione non vuole una cementificazione dell’area. A livello strategico, come vede il futuro di quest’area?

Tutti sapevamo che c’erano interessi forti attorno a quell’area, ma si tratta perlopiù di interessi privati. Anche in questo caso, quello che manca è una visione strategica di sviluppo della città per venire incontro alle reali esigenze dei faentini. Abbiamo lotti ancora da finire e numerosi vuoti urbanistici: che senso ha fare ulteriori speculazioni edilizie, considerando poi che tutte le nuove urbanizzazioni, spesso prime case che non pagano l’Imu, ti portano oneri e spese nel medio lungo termine (come la cura del verde, l’illuminazione…)? Sul contesto della Graziola farei un ragionamento strategico sui 5, 10 anni in un’ottica di quartiere sportivo: l’impianto attuale della Graziola è obsoleto e ci vuole progetto sportivo di un certo rilievo. In quest’ottica sono favole anch’io, per esempio, a un maneggio e allo sviluppo di un centro equestre nei pressi del Centro civico rioni. Lo sport, anche recentemente, ha portato a Faenza tante manifestazioni importanti, e a maggior ragione l’area della Graziola deve essere valorizzata. Anche il progetto di laboratorio rurale della Fondazione è molto interessante, e potrebbe creare sinergie con la scuola professionale Persolino-Strocchi.

Cosa critica dunque all’amministrazione su questo tema, visto la similarità in molti punti delle sue idee con quelle dell’amministrazione? 

C’è una differenza di fondo: l’amministrazione dovrebbe partire dalle proprie idee e dal proprio progetto su quell’area per cercare interlocutori e contributi per realizzarla; non dovrebbe fare il contrario, mettendo al centro gli interessi dei privati. Ripeto, anche in questo caso, quello che manca è una visione a lungo termine di sviluppo della città e si guarda invece a vista.

“Siamo aperti al dialogo con la Lega, ma i moderati di centrodestra devono essere rappresentati”

Che ruolo avrà nello scenario politico in vista di Faenza 2020?

L’elettorato moderato a Faenza esiste e lo abbiamo visto anche nelle ultime elezioni europee. Un elettorato che non vota sinistra, ma che non è convinto dei toni sopra le righe della Lega. Quindi credo sia giusto cercare di rappresentare la voce di questi concittadini, che cercano un cambiamento di prospettive, ma vogliono competenza e serietà, non solo slogan. Questo centrodestra moderato deve essere rappresentato da lista civiche, che si mettono a disposizione per un progetto di sviluppo per tutti. È chiaro, questa impostazione non sarà mai maggioritaria nel nostro territorio, ma rappresenta comunque un bacino elettorale di 3mila persone. Questo si potrà fare solo in un’ottica di alleanza nel centrodestra, dove la Lega è al momento azionista di riferimento, con cui ho avviato contatti e credo ci siano possibilità per continuare in questo senso l’avventura di Rinnovare Faenza. Bisognerà poi vedere come andranno le prossime Regionali.

 

Samuele Marchi

Giornalista, sono nato a Faenza e dopo la laurea in Lettere all’Università di Bologna frequento il master in 'Sviluppo creativo e gestione delle attività culturali' dell’Università di Venezia/Scuola Holden. Ho collaborato con diverse testate locali e nazionali come Veneto Economia, Alto Adige Innovazione, Cortina Ski 2021, Il Piccolo, Faenza Web Tv. Ho partecipato all'organizzazione del congresso nazionale Aiga 2015 e del Padova Innovation Day. Nel 2016 ho pubblicato il libro “Un viaggio (e ritorno) nei Canti Orfici” (Carta Bianca editore) dedicato al poeta Dino Campana. Amo i cappelletti, tifo Lazio e, come facendo un puzzle, cerco di dare un senso alle cose che mi accadono attorno.

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