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Alla scoperta del mondo S.Umiltà: intervista ad Alessandra Scalini, coordinatrice didattica

Una scuola con un’identità chiara e uno sguardo innovativo, che vuole porre al centro la crescita dei bambini e dei ragazzi attraverso l’apprendimento, aiutandoli a mettere subito in gioco le competenze acquisite in aula. Ecco allora che in alcune classi, lavorando in gruppo, si può arrivare a costruire una guida-mappa di Faenza con i luoghi storici più significativi. Oppure può partire dagli studenti l’idea di rinnovare una parete del corridoio con una pittura murale, per rendere più accoglienti gli spazi dell’istituto; o ancora per migliorare le proprie capacità linguistiche si può realizzare un pranzo internazionale per gli insegnanti che unisca divertimento e apprendimento. O ancora: si può ristrutturare completamente l’aula di lettura della scuola, dalla riverniciatura delle pareti alla catalogazione dei libri; oppure corredare gli spazi all’aperto dell’istituto di cartelli indicatori di comportamenti ecologicamente virtuosi. Gli esempi potrebbero essere ancora molto numerosi. L’istituto Sant’Umiltà di Faenza si prepara all’open day che lo vedrà protagonista sabato 11 gennaio 2020: una bella opportunità per conoscere una scuola che vuole essere una grande comunità educante che accompagna la crescita di bambine e bambini aiutandoli a ‘stare al mondo’ anche come futuri cittadini, in un clima di vera cooperazione con le famiglie. Per conoscere meglio il mondo di Sant’Umiltà, abbiamo intervistato la coordinatrice didattica Alessandra Scalini.

S.Umiltà: una grande comunità educante

Una comunità, si diceva, prima ancora che un istituto, che riunisce 527 di bambini e ragazzi dal nido fino alle scuole medie, oltre a un centinaio di persone tra docenti e personale Ata. Con una storia che viene da lontano, ma che è stata sempre capace di rinnovarsi nel tempo. «Siamo una scuola paritaria con una storia molto antica – spiega Alessandra Scalini – Nel nostro progetto educativo è specificato che ci riferiamo a una visione cattolica dell’educazione, ma proprio per questo accogliamo tutti, anche coloro che non si riconoscono in questo sguardo ma vogliono avvicinarsi comunque alla nostra realtà. Quello che ci qualifica di più è la chiarezza dell’identità, l’avere una proposta educativa precisa e uno stile di relazione improntato all’accoglienza, con una serietà nella conduzione della nostra professionalità. Per noi il bambino non è solo un alunno e siamo al suo servizio perché possa crescere». Anche i docenti sono ben consapevoli di far parte non solo di un collegio che deve programmare la didattica, ma di una comunità con un unico sguardo condiviso su valori e progetti, da realizzare fin dall’inizio del percorso scolastico del bambino. «L’esperienza dei docenti che sono qui da più tempo e la nuova vision dei giovani è un mix importantissimo, una ricchezza che vogliamo valorizzare ogni anno – sottolinea Scalini – e che ci permette di non stare mai fermi».

S.Umiltà

Alessandra Scalini: “Investiamo tanto nel creare un ambiente accogliente e stimolante”

Tra i punti di forza della scuola ci sono dunque la forte passione e la competenza degli insegnanti nel proprio lavoro. «L’obiettivo principale è quello di creare una vera e propria comunità educante – prosegue la dirigente – in cui tutto il collegio docenti lavora in team, senza personalismi. Ne fanno parte anche i genitori, che vogliamo coinvolgere in tutti i passi che compiono i nostri studenti e che non vengono mai considerati fruitori passivi dei nostri servizi». Altro punto forte della scuola è quello di essere legata a una forte tradizione locale sul territorio e al cattolicesimo, e questo non significa rimanere ancorati al passato, tutt’altro. «Sappiamo che, così come il mondo, anche le nuove generazioni cambiano velocemente e per questo, pur restando fedeli alla nostra tradizione culturale, guardiamo anche al futuro e all’innovazione, per poter dare risposte efficaci alle esigenze di chi ci sceglie». Anche gli ambienti, le aule e i laboratori sono a loro modo protagonisti nella formazione dei ragazzi. «Abbiamo la costante attenzione a voler costruire un ambiente di apprendimento accogliente, a misura di chi lo vive. Non è secondario dunque che i ragazzi vivano la scuola in spazi belli, funzionali e puliti e lì trovino persone veramente accoglienti e preparate. Certo, per noi si tratta di sforzi importanti, anche perché il calo demografico e il conseguente minor numero di iscrizioni rappresentano una sfida importante per il futuro».

“Oggi la scuola deve insegnare a bambini e ragazzi ‘a stare al mondo'”

Alessandra Scalini è da sette anni coordinatrice didattica di S.Umiltà, ma è stata dirigente in altri istituti anche negli anni precedenti e insegnante ancora prima. Con lei, ripercorriamo dunque come il mondo della scuola sia cambiato negli ultimi anni. «Tantissimo – afferma – in particolare perché sono cambiate molto le famiglie. Ora chiedono un plus oltre l’istruzione, ossia un aiuto concreto nell’educazione dei figli. Nelle Indicazioni Nazionali 2012 redatte dal Ministero c’è un’espressione significativa: “Oggi la scuola è investita da una domanda che comprende, insieme, l’apprendimento e il saper stare al mondo”. E questo ‘stare al mondo’ implica tante cose, che vanno al di là dell’imparare al meglio una materia. Questo implica per noi l’occuparci di altre delicate dimensioni dell’educazione».

Clil, progetti, innovazione: una scuola che è maestra di competenze

Un’ulteriore evoluzione del mondo della scuola è quella legata ai nuovi saperi, ai linguaggi digitali e alla padronanza linguistica. Sant’Umiltà, in realtà da sempre all’avanguardia per quanto riguarda l’utilizzo della tecnologia nella didattica, si mette al passo coi tempi e si rinnova continuamente nei supporti digitali (recente l’acquisto di tablet a disposizione dei ragazzi per attività cooperative), desiderosa di aiutare gli studenti a vederli come strumenti funzionali alla loro crescita e non a utilizzarli in maniera passiva o irresponsabile. E’stato fatto un grande investimento anche sulle lingue straniere, soprattutto sull’inglese, fin dalla scuola dell’infanzia, con la presenza di madrelingua, con insegnamenti in CLIL sia per i piccoli (moduli e argomenti) sia per i più grandi: nella secondaria di I grado scienze (dalla I), informatica (dalla II) e geografia (dalla III) vengono svolte per il 50% in lingua inglese. «Pensiamo sia un unicum a Faenza, e sta dando ottimi risultati».

A Sant’Umiltà viene poi portato avanti da oltre due anni il progetto STEM, proposto e finanziato dal Dipartimento per le Pari Opportunità in collaborazione con Miur, una summer school che ha l’obiettivo di incoraggiare lo studio delle discipline scientifiche, soprattutto nei confronti di bambine e ragazze. «Quest’anno, grazie ad una opportunità offertaci dall’assessore Sangiorgi, abbiamo inserito un percorso STEM anche nelle attività di orientamento per gli studenti di III media: attraverso docenti esterni, l’aula si è trasformata in una sorta di ‘laboratorio di ricerca’ che ha portato alla costruzione in classe di robot o visori di realtà virtuale. I ragazzi sono stati contentissimi». A ulteriore conferma che «sono passati gli anni in cui l’insegnante doveva ‘erogare’ solo i propri saperi disciplinari – afferma Scalini – oggi siamo chiamati sempre più a dare conoscenze che diventano competenze: questa non è solo una bella frase, e qui a S. Umiltà lo stiamo sperimentando giorno dopo giorno. È più facile concepirsi come semplici dispensatori di conoscenze che non maestri di competenze, e per questo rivediamo continuamente il nostro modo di insegnare, volendo essere sempre più connessi alla realtà in cui noi e i nostri bimbi siamo immersi. I ragazzi, al termine del percorso scolastico, devono aver creato un proprio zaino di saperi da spendere concretamente nella vita. Per gli insegnanti non è facile cambiare mentalità, ma è questa la strada giusta e, come detto, tutti i nostri docenti hanno uno sguardo condiviso su questi temi».

“La soddisfazione più grande? Vedere i ragazzi crescere e scegliere il bene per sé e per la comunità”

S.Umiltà

Qual è la soddisfazione più grande vissuta in questi anni? «Vedere i ragazzi crescere e maturare, in modo a volte inaspettato. Le esperienze di ogni giorno, magari piccole cose, possono produrre in loro grandi risultati. Vedere che si impegnano nelle materie, nel tenere pulita l’aula o architettare un progetto originale, giocandosi nella relazione con l’adulto: sono tutti aspetti finalizzati a renderli autonomi nello scegliere il bene. E questa è la soddisfazione primaria per ogni docente. Da dirigente, è bello vedere poi che le famiglie non smettono di sceglierci, e si crea con loro un legame di fiducia reciproca». Come vede il mondo S.Umiltà nei prossimi anni? «Le sfide sono tante. Quello che spero è che questa scuola sia sempre percepita come un bene e un vantaggio per tutta la comunità e al servizio di tutti, come luogo in cui si pratica l’amore per la persona. Questo sarà possibile se incrementiamo il dialogo con genitori e città, e noi già da adesso stiamo lavorando molto in questa direzione».

Samuele Marchi

Giornalista, sono nato a Faenza e dopo la laurea in Lettere all’Università di Bologna frequento il master in 'Sviluppo creativo e gestione delle attività culturali' dell’Università di Venezia/Scuola Holden. Ho collaborato con diverse testate locali e nazionali come Veneto Economia, Alto Adige Innovazione, Cortina Ski 2021, Il Piccolo, Faenza Web Tv. Ho partecipato all'organizzazione del congresso nazionale Aiga 2015 e del Padova Innovation Day. Nel 2016 ho pubblicato il libro “Un viaggio (e ritorno) nei Canti Orfici” (Carta Bianca editore) dedicato al poeta Dino Campana. Amo i cappelletti, tifo Lazio e, come facendo un puzzle, cerco di dare un senso alle cose che mi accadono attorno.

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