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Caritas Faenza, i dati della povertà. E termina l’attività di accoglienza per richiedenti asilo

Persone ‘in attesa’. In attesa di un lavoro, di un documento che attesti protezione internazionale, di un supporto concreto che possa contrastare la povertà. E sono proprio queste persone ‘in attesa’ a cui è andata incontro la Caritas della diocesi di Faenza-Modigliana, i cui dati sono stati presentati martedì 18 giugno 2019 nel Rapporto Caritas 2018, dal titolo ‘Il tempo dell’attesa’. In tutto nell’ultimo anno, sono state 539 le persone incontrate al Centro di Ascolto, mentre altre 854 sono quelle incontrate nei diversi centri Caritas parrocchiali della diocesi. L’aiuto a queste persone viene fornito dagli operatori Caritas, Fondazione Prosolidarietate e ass. Farsi Prossimo, a cui si aggiungono circa 120 persone che offrono il loro contributo volontario in vari ambiti. «Bisogna scorrere l’archivio per trovare numeri simili e andare indietro nel tempo fino al 2007 anno precedente alla crisi economica – si legge nel rapporto – Occorre però sottolineare che le Caritas parrocchiali hanno, di anno in anno, maturato il loro percorso e incontrato e ascoltato molte persone nella parrocchia che vivono momenti di fragilità. Altra variabile che può aver inciso sul calo delle presenze al Centro di Ascolto diocesano è la presenza di alcune misure di sostegno la reddito come Sia, Rei e Res che hanno contribuito parzialmente al benessere delle famiglie e, soprattutto, le hanno avvicinate ai Servizi sociali».

Tanti uomini soli in condizione di difficoltà

Il numero degli italiani che si rivolgono alla Caritas è costante, si attesta sul 29%. Si tratta principalmente di uomini (62%) a cui si è sgretolato il progetto di vita famigliare. Spesso questi uomini sono lontani dalla pensione e, al tempo stesso, difficilmente ricollegabili nel mondo del lavoro. A seguire di quella italiana nelle presenze alla Caritas, ci sono tre nazioni del continente africano, le stesse del 2017, ossia Marocco, Nigeria e Senegal. In generale, a Faenza gli stranieri sono circa il 12% della popolazione totale e le comunità più rappresentate sono quella albanese, rumena e moldava. Il Centro di Ascolto in via D’Azzo Ubaldini offre supporto, pasti, posti letto.

Gli effetti del Decreto Sicurezza: ancora non si conosce il futuro di 50 richiedenti asilo della Caritas diocesana

Termina invece l’esperienza di accoglienza per i richiedenti asilo alla Caritas diocesana e dal prossimo 1° luglio è ancora incerto il futuro che attende i 50 richiedenti asilo attualmente ospitati e si confida che non vengono allontanati eccessivamente dalla realtà del nostro territorio dove si sono sperimentati esempi positivi di integrazione. Il servizio è iniziato nel 2013, ma per effetto del Decreto Sicurezza si è deciso di non aderire più. Nel marzo scorso, infatti, si è conclusa la finestra di tempo per aderire ai nuovi bandi della Prefettura di Ravenna per la gestione dei progetti di accoglienza di richiedenti protezione internazionale, e l’ass. Farsi Prossimo ha deciso di non parteciparvi. «Le recenti disposizioni del Ministero – spiega il Rapporto – hanno mutato nella forma e nella sostanza l’identità dei progetti di accoglienza. L’insegnamento della lingua italiana non sarà più necessario, l’adeguato supporto di determinate competenze non più richiesto, la promozione di accoglienze diffuse sul territorio in numeri ridotti non più stimolata pensi osteggiata. Il contributo economico, inoltre, verrà sensibilmente ridotto. Ogni euro ricevuto dai contributo negli scorsi anni è stato poi riutilizzato dall’associazione per le attività a favore dei migranti, per tutelare e integrare. E’ impensabile però che un direttivo di volontari possa assumere il rischio d’impresa che l’abbattimento del contributo comporta».

“Una decisione sofferta, ma era necessario dare un segnale”

«La decisione di non partecipare al bando non è stata semplice. E’ stata meditata, ponderata, sofferta – spiegano dalla Caritas – Significa abbandonare un progetto voluto, costruito e promosso nel tempo, costato fatica e impegno. Significa avere la consapevolezza di lasciarsi alle spalle parte della marginalità che abita la nostra diocesi. Significa lasciare campo libero a chi propone accoglienze parcheggio, fatte di alti numeri e bassa prossimità. Era necessario perciò lanciare un segnale, per tutelare la dignità delle persone accolte e non piegarsi ad una visione del futuro che abdica all’integrazione facendo contabilità su esistenze umane di serie C».

Gli altri progetti della Caritas

Se fra i progetti Caritas 2019 quello con i richiedenti asilo è destinato a esauristi, altri continueranno, come Dress Again, Farmaco Amico, Siamo Famiglia, Terra condivisa. Il primo è un progetto che nasce per dare una nuova possibilità di lavoro a persone svantaggiate e, al tempo stesso, una seconda possibilità a tanti indumenti offerti dai cittadini alla Caritas, educando al riuso. Farmaco amico recupera farmaci non scaduti grazie a volontari: nel 2018 sono state raccolte 3.529 confezioni. Siamo Famiglia offre colloqui di supporto per la gestione del bilancio famigliare, mentre Terra condivisa istruisce all’ecosostenibilità e alla produzione di prodotti a km 0.

Samuele Marchi

Giornalista, sono nato a Faenza e dopo la laurea in Lettere all’Università di Bologna frequento il master in 'Sviluppo creativo e gestione delle attività culturali' dell’Università di Venezia/Scuola Holden. Ho collaborato con diverse testate locali e nazionali come Veneto Economia, Alto Adige Innovazione, Cortina Ski 2021, Il Piccolo, Faenza Web Tv. Ho partecipato all'organizzazione del congresso nazionale Aiga 2015 e del Padova Innovation Day. Nel 2016 ho pubblicato il libro “Un viaggio (e ritorno) nei Canti Orfici” (Carta Bianca editore) dedicato al poeta Dino Campana. Amo i cappelletti, tifo Lazio e, come facendo un puzzle, cerco di dare un senso alle cose che mi accadono attorno.

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