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Project Power di Henry Joost

La Mutazione è la chiave della nostra evoluzione, ci ha consentito di evolverci da organismi monocellulari a specie dominante sul pianeta. Questo processo è lento e normalmente richiede migliaia e migliaia di anni, ma ogni centinaio di millenni l’evoluzione fa un balzo in avanti – Professor Xavier – X-Man di Bryan Singer

 

Nelle strade di New Orleans, è stata creata una droga speciale che permette, a chi l’ assume, di ottenere un superpotere di qualsiasi tipologia, da sfruttare solamente per cinque minuti esatti.
Il livello di criminalità naturalmente sale a dismisura. In questa realtà, molto simile alla nostra, i poteri acquisiti non vengono utilizzati per salvare vite o per gesti di eroico valore, ma bensì per scopi personali moralmente discutibili oppure per soddisfare costantemente la propria dipendenza da essi, come se si trattassero di autentici stupefacenti. Il traffico di questa sostanza, chiamata “Power”, dovrà essere sventato da un poliziotto dai metodi poco ortodossi (Joseph Gordon-Levitt), un ex soldato in cerca di vendetta (Jamie Foxx) e da una ragazzina impertinente e coraggiosa con la passione per la musica rap.

Ritorniamo nuovamente a parlare di uno degli ultimi prodotti Netflix, il quale tenta, in modo più o meno riuscito, di portare una ventata d’ aria fresca all’interno dell’ambito supereroistico cinematografico, sviscerando in stile moderno il concetto di “potere” tramite la provocante metafora con la droga, non sdegnando anche qualche citazione di lusso ai “Revenge Movie” (Uno su tutti Taken, “Io vi troverò”, con Liam Neeson).

New Orleans respira e canta a ritmo di rap.

L’ambientazione in cui si muovono i protagonisti è sicuramente molto ispirata: le strade sporche e malfamate della città racchiudono un senso di spiacevole disgusto, la malavita regna incontrastata e la povertà di fondo è sgradevolmente tangibile.
Nemmeno i bambini non possono rimanerne esclusi da questo marciume, tant’è che alcuni di essi, per sopravvivere e per aiutare i propri genitori e sbarcare il lunario, sono costretti a spacciare sostanze illegali in completa solitudine e quindi soggetti a tutti i pericoli del caso. I personaggi combattono a fatica per una rivalsa sociale, professionale o famigliare, sfruttando a dovere i propri talenti personali a vantaggio di una scapestrata ed insolita banda di eroi uniti da interessi più o meno comuni e accompagnati da una notevole sequenza di inquadrature d’azione al cardiopalma ma non sempre di successo.
La fotografia aiuta non poco allo scopo, i colori rosso accesi della notte si incastonano bene con il colore del sangue versato e della totale frenesia che pervade la prima ora della pellicola, per poi cedere il posto a tonalità più spente che aiutano a sviluppare tensione nel finale.Nota dolente: la realizzazione grafica e visiva dei superpoteri; davvero deludente ed evidentemente a basso budget.

Attori non più sulla cresta dell’onda ma che cercano di tornare alla ribalta.

La scelta del cast è una mossa tipica da Netflix: due interpreti che in passato hanno dato tanto all’industria hollywoodiana ma che in questo momento storico si ritrovano quasi a camminare nel cimitero degli elefanti. Pochi soldi, attori solidi e performance facile assicurata.

Il personaggio della teenager (interpretata qui da Dominique Fishback) invece risulta sorprendentemente convincente, simpatica e talentuosa. Le scene in cui il suo canto rap fa da padrone sono graziose e ricche di pathos. Inoltre è molto carino vedere il rapporto che lei formerà con le altre due figure principali: due uomini adulti, violenti e sicuri con cui avrà una relazione di paradossale complicità paritaria.

Contentino, trama anche interessante ma risultato mediocre.

Purtroppo, il solito problema delle opere originali della grande N non è assente.
Nonostante i punti positivi della pellicola ci siano e non siano nemmeno pochi, non si può far a meno di notare un clima di complessiva miseria intellettuale che smorza ogni timido tentativo di virtuosismo autoriale.
La sceneggiatura non è male, i personaggi sono scritti decentemente, non ci sono buchi di trama evidenti e la visione è scorrevole, ma non c’è nulla di sconvolgente o di memorabile al suo interno. Non c’è un impronta registica ben definita è il lavoro sembra costruito a regola d’arte per poter attirare una fetta di pubblico sempre maggiore . Questa maniacale tendenza a dover essere a tutti i costi apprezzati dalla massa, per forza di cose, ha i suoi limiti qualitativi. I film distribuiti diventano prodotti e la produzione si trasforma in commissione.
Forse, arrivati questo punto, avrebbe più senso attuare delle operazioni di mercato che si rivolgano maggiormente alle nicchie rispetto ad un audience generalista e inconsapevole. Altrimenti si rischia sempre di cadere nel classico tranello di un compitino che raggiunge senza problemi la sufficienza ma assolutamente privo di qualcosa di rilevante da dire.

 

Recensione a cura di Alex Bonora

 

Il potere è sempre pericoloso. Attira le cose peggiori e corrompe i migliori. Il potere è dato solo a quelli che sono disposti ad abbassarsi per raccoglierlo.- Vikings

Alex Bonora

Nato a Murano, ridente isola della laguna veneziana, famosa per la lavorazione del vetro. Diplomato prima come ragionerie a Venezia e successivamente come attore di prosa presso la scuola di teatro Galante Garrone di Bologna nel 2015 dopo un percorso accademico di tre anni. Per diverso tempo sono stato animatore turistico in diversi villaggi turistici in Grecia ricoprendo anche ruoli di responsabilità e coordinamento dello staff. Artista a tempo perso, viaggio molto ricordandomi di tenere costantemente i piedi per terra e la testa alzata verso il cielo. Appassionato di cinema, teatro e musica, ritengo che la critica artistica non sia la semplice valutazione di un prodotto ma un vero e proprio dialogo tra l’analista e il creativo, atto per l’arricchimento intellettuale del pubblico. Amo i dolci e possiedo una katana “Wado Ichimonji”(Strada dell’armonia) in omaggio al manga One Piece. Combatto tutti i giorni per la libertà. Individuale o collettiva che sia.

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