Musica, vino, natura: la storia di Musica nelle Aie
Musica, vino, natura: sono questi i tre ingredienti principali che, oggi come nei suoi primi anni di vita, caratterizzano Musica nelle Aie, il folk music festival che ogni anno anima le colline di Castel Raniero a Faenza radunando migliaia di persone. Un format “semplice”, dove la parola semplice non significa affatto banale. Bambini, adulti e persone anziane: l’evento è in grado di unire persone di ogni età e gusto grazie a questi tre semplici ma fondamentali ingredienti: musica, vino, natura. Il sogno di Castel Raniero continua a correre veloce su questi tre pilastri grazie all’impegno della ventina di persone del gruppo di lavoro dell’Aps Castel Raniero e alle centinaia di volontari che danno una mano alla buona riuscita della festa. Per conoscere meglio il senso di questo evento, abbiamo intervistato Pietro Bandini – con Fiorenzo Ruscelli, con cui condivideva l’esperienza su 2001 Romagna, uno degli storici organizzatori della manifestazione – e Aldo Foschini, che da inizio anni 2000 fa parte della direzione artistica di Musica nelle Aie.
Musica nelle Aie, una storia nata… di corsa
La musica innanzitutto, tutto parte da lì. La storia di Musiche nelle Aie nasce da lontano, tanto nel tempo quanto nello spazio. Tutto comincia a metà degli anni Settanta. Tra Inghilterra e Stati Uniti la musica viene rivoluzionata dalla scena punk che ben presto contamina anche la nostra Penisola con le sue sonorità e tanti ragazzi, chitarra alla mano, si cimentano a riprodurre quei suoni distorti che tanto affascinano la loro generazione. Mentre Sex Pistols e Ramones davano vita con i loro concerti a un nuovo fenomeno musicale, a Castel Raniero non solo si suona, ma si corre anche. Eh sì, perché oltre al punk, un’altra delle mode di quel periodo era la corsa. «La preistoria di Musica nelle Aie – spiega Pietro Bandini – inizia con una gara podistica organizzata dai nostri genitori. Dovrebbe essere stato nel 1976, mentre in Inghilterra prendeva piede il punk».
Dalla Classicissima di Castel Raniero a Folk Festival
Prende così vita la Classicissia di Castel Raniero: gara podistica non competitiva di 11 chilometri, che è stata la base e il punto di partenza di quello che oggi è “Castel Raniero in festa” con la sua “Musica nelle Aie”. Da sempre appuntamento fisso di molti faentini e podisti di tutta la Romagna, ogni anno raccoglie, il secondo fine settimana di maggio, centinaia di atleti pronti a sfidarsi nel bellissimo percorso immerso nella verde collinare che collega le località di Castel Raniero, Pergola e Pideura. L’ambiente, la natura: ecco dunque apparire il secondo pilastro di quello che è oggi questa manifestazione. «All’inizio l’intento era divertirsi e provare a fare un po’ di autofinanziamento per la parrocchia: organizzavamo gare podistiche cercando di richiamare un po’ i faentini quassù a cui vendevamo la nostra piadina». Di gente fino a Castel Raniero comincia a venirne tanta, e Pietro capisce che si può fare di più. Ed ecco entrare in scena la musica. «Io suonavo in un gruppo – racconta Pietro Bandini – e così abbiamo pensato, oltre al contesto podistico, di inserire anche la musica, coinvolgendo amici e conoscenti». Ecco completato il cerchio: la musica – i concerti -, la natura – le corse nelle colline di Castel Raniero, e il vino – l’aspetto enogastronomico. Da allora sono passati oltre quarant’anni, ma l’avventura di Musica nelle Aie è partita, corre, e nella sua corsa cresce sempre di più.
Il “bellissimo fiasco” di fine anni ’90
Come in tutte le grandi corse e maratone, c’è un momento in cui l’atleta, superato il momento di difficoltà, ha la consapevolezza di riuscire ad arrivare primo alla meta, nonostante i tanti chilometri ancora da fare. «Il primissimo barlume di questo tipo – spiega Pietro – fu a fine anni ’90 con Guido Leotta e Giovanni Nadiani che organizzavano i Tratti Folk Festival e provammo a fare serata a Castel Raniero d’estate». La presenza di pubblico fu un fiasco, ma non c’è da preoccuparsi: la gente sarebbe arrivata, qualche anno dopo. Il Senso di quello che stavano facendo, quello invece c’era già tutto. «Ci bevemmo tutta la birra rimasta, venne gruppo tedesco che faceva musica Yddish: quella sera fu per me una folgorazione incredibile. Fu una serata bellissima, indimenticabile e capì che quello che stavamo facendo funzionava e poteva crescere sempre di più».
Migliaia di persone ogni anno a Musica nelle Aie
Come detto, non solo punk: dal dark al jazz, fino alla musica popolare. All’inizio nelle aie di Castel Raniero si suona musica di ogni tipo, ma si capisce ben presto che è necessario dare un indirizzo ben preciso a questo tipo di manifestazione, per essere veramente originali e non snaturarsi nel tempo. La svolta avviene nel 2003, con l’istituzione del concorso musicale, lanciato sul web con l’aiuto di Giordano Sangiorgi, patron del Mei, il Meeting delle etichette indipententi. Dal 2006 quello di Castel Raniero diviene un folk festival a tutti gli effetti. «Abbiamo scelto questo genere musicale – spiega Pietro – perché portava questo tipo di musica al suo posto, nella campagna. Tutto quanto da allora si focalizza sulle tre colonne portanti del festival: la musica, il cibo locale e l’ambiente». Elementi ben sintetizzati nel logo di Musica delle Aie, ideato da Aldo Foschini e che rappresenta il più tipico degli strumenti folk (il violino), un calice di vino rosso e i pini di Castel Raniero. «Molta gente vuole venire qua – spiega Pietro – a vendere con le proprie bancarelle, ma noi accettiamo solo chi è in linea con questi tre punti cardine della manifestazione. Non vogliamo fare di Musica nelle Aie una fiera come tante altre, si snaturerebbe tutto quanto di bello creato».
“Non vogliamo fare un museo del folk”
Cos’è il folk per Musica nelle aie? «Utilizziamo “folk” – spiega Aldo Foschini – nell’accezione più ampia del termine. In italiano si usa normalmente la dicitura “tradizionale”, che va dai balli popolare, al folk in senso stretto, alle tarantelle, e alla musica tradizionale di ogni popolo. Ma il tutto può essere contaminato dal cantautorato, dal jazz, dal punk». Un genere che guarda al tempo stesso al passato e al futuro, e forse è proprio questo il suo segreto. «In un’edizione – commenta Aldo – abbiamo avuto anche musica elettronica, in altre cantanti di diversi continenti: è importante che il folk abbia una visione ampia e accogliente». «Non vogliamo fare un museo del folk – aggiunge Pietro .- né fare qualcosa di nicchia. Ci piace molto visione ampia del folk, dalle sue radici parte tutto: ogni Paese ha la sua musica etnica, quest’anno per esempio ci sarà anche la musica orientale. È importante tenere distinto il folk dal folklore». Se il primo rappresenta qualcosa di vitale per l’essere l’uomo, il secondo rappresenta un pericoloso repertorio statico che è tutto fuorché vita.
Il rapporto con le band
Musica nelle Aie sono soprattutto i legami che si vengono a creare, in particolare con le band partecipanti, provenienti da tutta Italia e da oltre le Alpi. Non c’è netta separazione tra chi sta sopra e chi sta sotto il palco: musica, vino e natura uniscono tutti in una grande festa che non finisce nella tre quattro giorni della manifestazione. «Nel 2008 prendemmo a suonare una domenica sera i Calicanto, storica band di una bravura incredibile del Veneto. Nonostante gli avessimo presi come gruppo principale, si sono iscritti anche con un’altra formazione per partecipare al concorso e suonare così lungo le aie di Castel Raniero. Al termine della manifestazione ci hanno detto: “Questa è una delle cose più belle che ci sono capitate in carriera”». Nel 2012 la manifestazione venne rovinata dalla pioggia, ma proseguì lo stesso: alcuni gruppo proposero di realizzare una festa più avanti – nel mese di settembre – per recuperare i soldi andati persi e molti gruppi andarono a dare gratuitamente una mano.
Pietro Bandini: “La cosa più bella di Musica nelle Aie? Il fatto che unisca tutti”
«Per me la cosa più bella – risponde Pietro – è vedere ballare assieme sui prati bambini, vecchi, adulti, punkabbestia attorno alla stessa musica. Si tratta di qualcosa che al tempo stesso non è d’élite ma nemmeno stupido. Unisce: oggi ci si divide su tante cose, ma questa è una cosa semplice che però riesce ad accomunare tutti». «È una soddisfazione – aggiunge Aldo – vedere la gente che veniva a questa manifestazione ai primi anni 2000 (in pratica noi e i gruppi che suonavano sul palco) e vedere oggi quanto siamo cresciuti. Sono nate amicizie che durano da anni, ci sono gruppi con i quali ci si continuava a ritrovare: è qualcosa di unico». «Lo spirito che si crea nei giorni della festa è “simpatico” – conclude Pietro – nel senso di immediatamente comprensibile per chiunque». Musica, vino e passeggiate riparate all’ombra dei pini: ecco spiegate la semplicità, la simpatia e l’incanto di Musica nelle Aie.
Samuele Marchi