Mosaici protagonisti con “La pietra e il silicio”: la mostra di Marco De Luca a Faenza
In occasione della VI edizione di RavennaMosaico, il Museo diocesano di Faenza propone alla chiesa di Santa Maria dell’Angelo una personale di Marco De Luca, un mosaicista le cui opere sono esposte in vari musei, istituzioni e collezioni private, sia in Italia sia all’estero. La mostra “La pietra e il silicio”, a cura di Giovanni Gardini e realizzata in collaborazione con il Comune di Faenza e il Comune di Ravenna, intende rafforzare il dialogo con il territorio e in particolare con la città di Ravenna nota a livello internazionale per i suoi mosaici, come Faenza lo è per la ceramica. Attraverso le opere di De Luca s’intende riflettere sul valore dell’arte, con una particolare attenzione all’arte del mosaico intesa come bene sia culturale sia spirituale e sull’arte contemporanea quale possibilità di dialogo con l’uomo di oggi. L’inaugurazione della mostra sarà sabato 5 ottobre alle ore 11, e resterà aperta fino sabato 9 novembre.
L’evento espositivo, dunque, si pone in dialogo con il territorio e con il pubblico attento all’evento della Biennale di Mosaico Contemporaneo. Durante il periodo della mostra, manifestazione che sarà inserita nel più ampio programma della Biennale, saranno previste numerose iniziative culturali: concerti, conferenze sulla storia e l’attualità del mosaico – con una particolare attenzione ai mosaici del territorio – visite guidate e laboratori didattici indirizzati alle scuole.
Marco De Luca
L’artista nasce nel 1949 a Medicina, in provincia di Bologna. Diplomato presso l’Istituto Statale d’Arte per il Mosaico a Ravenna, nel 1969 ottiene a Milano il primo Premio internazionale studentesco Ina-Touring per la pittura. Nel 1973 si diploma all’Accademia di Belle Arti di Bologna. E’ in questi anni che collabora stabilmente con il laboratorio “Il Mosaico” di Carlo Signorini a Ravenna, dove ha la possibilità di lavorare a stretto contatto con grandi artisti, come Zoran Mušič, Dorazio, Turcato. Risalgono agli inizi degli anni settanta le prime esposizioni personali, principalmente dedicate alla pittura. Nel 1977 la mostra alla Galleria comunale d’Arte Voltone della Molinella, a Faenza, con l’esposizione di vecchi intonaci strappati da case coloniche abbandonate, sancisce il sostanziale distacco dalla pittura.
L’arte del mosaico
L’atto immediatamente successivo è il riavvicinamento al mosaico, scelto consapevolmente come suo mezzo espressivo. Questa scelta, fondamentale per il successivo percorso artistico, è principalmente dettata da una personale concezione del linguaggio musivo, nel quale scultura e pittura risultano pienamente coinvolte. Già dai primi anni Ottanta l’approccio innovativo alla tecnica musiva si traduce nel totale abbandono del cartone, considerato fino ad allora parte integrante della progettualità musiva e ancora fondamentale per il mosaico inteso come arte applicata. Tra le opere di quegli anni «Archeologia topografica», del 1985, rappresenta uno dei primi lavori nei quali l’ampio bagaglio di conoscenze artistiche e scientifiche maturate sino a quel momento, si traduce in un linguaggio innovativo, capace di sfruttare pienamente la sintassi della tecnica musiva.
Dalla fine degli anni settanta al 2002 è docente di discipline pittoriche all’Istituto Statale d’Arte per il Mosaico Gino Severini e tiene il workshop «Mosaico» all’Accademia di Belle Arti di Ravenna. Il 1982, anno di trasferimento definitivo a Ravenna, coincide con l’apertura di un proprio atelier e con la fondazione dell’associazione Mosaicisti di Ravenna, della quale è vicepresidente e che costituisce una costola operativa dell’Associazione Internazionale Mosaicisti Contemporanei. La riflessione sulle possibilità applicative del mosaico porterà nel 1988 ad un interessante convegno e ad una mostra dal titolo De mosaico, a cura di Vanni Bramanti, incentrata sul rapporto tra mosaico, arredo urbano e design. La produzione di oggetti di arredo e di moduli architettonici, su progetto di designer e architetti, come Costantino Dardi, Bruno Minardi, Giorgio Gregori, Alessandro Mendini e Studio Alchimia segna un’esperienza significativa per la generazione di artisti mosaicisti di quegli anni, che si tradurrà in altre esposizioni di livello internazionale. Nel 1996 partecipa alle campagne di restauro dei mosaici pavimentali bizantini della Domus dei Tappeti di pietra, a Ravenna. L’anno successivo collabora con Arnaldo Pomodoro alla realizzazione di un’opera per la Rocca di San Leo, in occasione dell’esposizione «Arnaldo Pomodoro. Sculture per San Leo e per Cagliostro». Risale al 1998 la pubblicazione del libro Il mosaico per immagini dove raccoglie e documenta l’esperienza di docenza maturata fino a quel momento: il testo è considerato tuttora fondamentale per una didattica scientifica del mosaico bizantino.
Una sua opera donata al presidente Ciampi
Nel 2003 su invito del comune di Ravenna, realizza l’opera monumentale «Mediterraneo» per la Biblioteca di Alessandria d’Egitto. È dello stesso anno la donazione dell’opera «Luogo irraggiungibile» al presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Nel 2011 partecipa alla IV Biennale di Mosca. Nel 2012 gli viene dedicata la personale «Silicio con-forme» presso la Musivum Gallery a Mosca e nel settembre dello stesso anno una mostra a carattere antologico al Mar di Ravenna. Nel 2015, una esposizione personale negli ambienti delle Chiese rupestri Madonna delle Virtù e San Nicola dei Greci a Matera, città nominata capitale della cultura europea 2019. Attualmente Marco De Luca vive e lavora a Ravenna. I suoi lavori sono esposti in vari musei, istituzioni e collezioni private, in Italia e all’estero.