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Cade mentre cammina nel bosco a Borgo Rivola: qual è la tua reazione?

Nei giorni scorsi, su alcune testate e sui social, è stata condivisa una notizia locale dal titolo: Cade mentre cammina in mezzo al bosco: per soccorrerlo interviene l’elicottero”. Solo tre mesi fa un titolo di questo tipo non avrebbe suscitato particolari reazioni nel pubblico e sarebbe passato abbastanza in fretta in secondo piano, ma dal 21 febbraio scorso il modo con cui leggiamo le notizie e quello che ci accade attorno è cambiato profondamente, in parte per motivi oggettivi legati alla pandemia, in parte per il ‘bombardamento mediatico’ (in questo caso sì, la metafora bellica può starci) che subiamo ogni giorno all’interno delle nostre case. Qual è stata la reazione del pubblico a questa notizia?

Livello 1 – “Incosciente”, “imbecille, “ora deve pagare”

Tre mesi fa: sembra passata un’era.
E d’altronde, che emozioni provoca in noi, chiusi in casa da quasi due mesi, un titolo di questo tipo? Già ci si immagina la faccia di quel maledetto untore che, sprezzante del pericolo e dei sacrifici che tutti noi stiamo facendo, si permette non solo di uscire di casa, non solo di fare una passeggiata nel bosco, ma addirittura di farsi male, causando un grave danno per tutta la collettività che sta ‘combattendo con il virus’ (metafora utilizzata da diversi media e autorità, ndr). Non stupisce dunque la reazione che hanno molte persone nel commentare la notizia sui social, e che via via diventa virale. “Non servono multe per educarci, ma punizioni esemplari” scrive qualcuno; “lasciatelo stare dov’è” aggiunge un altro; “fategli pagare tutto l’intervento di soccorso” suggerisce un altro ancora. Vengono reclamate misure ancora più poliziesche e punitive, si fa leva sul senso di colpa di questa persona per ottenere un risarcimento e, in parte, si scarica un po’ di invidia sociale in qualche commento perché sotto sotto desidereremmo farla noi una cosa del genere. Ma il mondo migliore che, a parole e tra un hashtag e l’altro, stiamo costruendo per il dopo-Coronavirus è quello in cui una persona viene abbandonata sola nel bosco perché, a detta nostra, è un “imbecille”?

Livello 2 – Sospensione del giudizio

Negli scorsi giorni, su alcune testate e sui social, è stata condivisa una notizia locale dal titolo: “Cade mentre cammina in mezzo al bosco: per soccorrerlo interviene l’elicottero”. Soffermandosi sull’articolo, è possibile leggere nel dettaglio la notizia che riporta, cito testualmente, come “il soccorso alpino è intervenuto nella zona boschiva di Borgo Rivola, frazione di Riolo Terme, per soccorrere un residente 60enne residente nella stessa frazione uscito per fare una passeggiata col suo cane nei pressi della propria abitazione, percorrendo un sentiero nel bosco”.
Le reazioni sui social divengono allora meno scomposte e il volto della notizia comincia a prendere forma: non stiamo parlando di un pericoloso (?) runner che si era addentrato nel bosco percorrendo km e km lungo le strade (magari starnutendo pure ogni tanto), ma di un 60enne di Borgo Rivola e del suo cane.
Chi ha letto l’articolo prova reazioni profondamente diverse da chi ha letto di sfuggita solo il titolo. In fondo – si dice – questa persona stava portando a passeggio il cane nei pressi della propria abitazione, un atto consentito dagli ultimi decreti e dal buon senso. Certo, quest’uomo poteva stare più attento ad andare in un sentiero nel bosco, in un periodo così drammatico come quello che stiamo vivendo, ma per quanto riguarda l’infortunio, il “rischio zero” non esiste ora e non esisteva prima del Coronavirus: la possibilità che qualcuno si faccia male – in casa, durante una passeggiata, mentre si è in auto – esiste e i soccorsi devono e dovranno essere sempre pronti a venire in aiuto.

Livello 3 – “Come stai?”

Negli scorsi giorni, su alcune testate e sui social, è stata condivisa una notizia locale dal titolo: “Cade mentre cammina in mezzo al bosco: per soccorrerlo interviene l’elicottero”. Soffermandosi sull’articolo, è possibile leggere nel dettaglio la notizia che riporta, cito testualmente, come “il soccorso alpino è intervenuto nella zona boschiva di Borgo Rivola, frazione di Riolo Terme, per soccorrere un residente 60enne residente nella stessa frazione uscito per fare una passeggiata col suo cane nei pressi della propria abitazione, percorrendo un sentiero nel bosco”.
Di questa persona non sappiamo nulla, ma immaginiamo per un attimo chi potrebbe essere. Dopo aver ricostruito la notizia, proviamo a dargli un nome e un volto di fantasia (Maurizio?), proviamo a dargli un lavoro, degli hobby, delle passioni. Magari vista l’età (60enne) non è ancora in pensione e lavora ancora; o meglio, lavorava, visto che l’emergenza sanitaria ha stoppato molte delle attività non necessarie tra cui la sua. Quindi è attualmente senza stipendio, non sa bene come andrà avanti nei prossimi mesi e ora non ha la benché minima certezza del suo futuro. Magari vive da solo e abitando in una frazione come Borgo Rivola ha diversi famigliari sparsi in altri Comuni, come Faenza, Castel Bolognese o Brisighella che non vede da mesi. Magari si è trovato a vivere recentemente delle difficoltà personali oppure di salute. Supponiamo adesso di conoscere non solo superficialmente questa persona, ma di essere in un qualche modo legata a lei: un amico, un parente. Magari per Maurizio, in un periodo tanto difficile, quella camminata nel bosco col proprio cane è vitale. Sia a livello fisico che mentale, non lo diciamo tanto per dire, ma perchè Maurizio lo conosciamo bene da anni e sappiamo che sta vivendo un periodaccio. E allora non commentiamo nemmeno la notizia, ma prendiamo il cellulare e cerchiamo immediatamente di contattarlo per chiedergli: “Come stai?”

L’importanza delle parole: la nostra casa non è diventata il mondo

Un’unica notizia, tre modi diversi di leggerla, tre diverse reazioni.
Di per sé non c’è un livello giusto o sbagliato: essere protagonisti in prima persona della notizia non permette a volte una lettura oggettiva, mentre esserne troppo distanti crea distorsioni pericolose (come abbiamo visto), allo stesso tempo avere la pretesa di una conoscenza approfondita su ogni notizia che ci capita sotto è oggettivamente impossibile. Certo, nel raccontare l’emergenza Coronavirus i media hanno gran parte di responsabilità nel suscitare un certo tipo di emozioni e reazioni nel pubblico con titolo fuorvianti e approssimazioni che non fanno altro che favorire paura, diffidenza, incertezza.

Sia che ci soffermiamo solo sui titoli di una notizia (meglio di no, ma può capitare), sia che leggiamo l’intero articolo (cerchiamo di farlo), sia che siamo in prima persona coinvolti in quello che leggiamo, è bene ricordarsi sempre – oggi più che mai – che la realtà è complessa e che il punto di vista che abbiamo dalle nostre quattro mura di casa, con il Coronavirus, non è diventato ‘il mondo’. Questo lockdown è profondamente diverso per ognuno di noi, a seconda del nostro lavoro, del nostro reddito, dello spazio a disposizione nella nostra casa, se abbiamo figli o meno, se abbiamo 70 anni o 5, e tante altre variabili. Come dice Zerocalcare in un video che racconta l’esperienza della quarantena: “Alla fine sta città è n’alveare in cui ognuno de noi sta da solo con i suoi 40 milioni de cazzi e se deve barcamenà per arrivare in piedi alla fine di ogni giornata. Nessun sa un cazzo delle vite de l’altri. Mo’ non dico che dovemo diventà tutti madre Teresa di Calcutta ma se vedi due che ‘ntruppano, se pensi che te vuoi mpiccià, non è meglio se chiedi se va tutto bene prima de romper er cazzo?”.
E le parole che decidiamo di utilizzare in questi giorni, però, sono fondamentali e profondamente politiche (nel senso più nobile del termine) essendo l’unico modo, in questo momento, per relazionarci con gli altri e con i nostri rappresentanti. E così, in ogni caso, anche se chiusi in casa ancora per non si sa quanto tempo, anche se non siamo virologi o esperti di economia, sta a noi decidere se chiamare Maurizio ‘imbecille’ o se invece chiedergli, dopo che ha avuto un incidente, Come stai?’.

La Corsa – Video

Samuele Marchi

Giornalista, sono nato a Faenza e dopo la laurea in Lettere all’Università di Bologna frequento il master in 'Sviluppo creativo e gestione delle attività culturali' dell’Università di Venezia/Scuola Holden. Ho collaborato con diverse testate locali e nazionali come Veneto Economia, Alto Adige Innovazione, Cortina Ski 2021, Il Piccolo, Faenza Web Tv. Ho partecipato all'organizzazione del congresso nazionale Aiga 2015 e del Padova Innovation Day. Nel 2016 ho pubblicato il libro “Un viaggio (e ritorno) nei Canti Orfici” (Carta Bianca editore) dedicato al poeta Dino Campana. Amo i cappelletti, tifo Lazio e, come facendo un puzzle, cerco di dare un senso alle cose che mi accadono attorno.

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