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Al Museo Zauli arriva Room 60 con i lavori del workshop curato da Silvia Calcagno

Dieci ceramisti, da tutta Italia e oltre, a Faenza per approfondire la propria tecnica artistica guidati dalla vincitrice dell’ultimo Premio Faenza, Silvia Celeste Calcagno. Lunedì 9 luglio alle 21 il Museo Carlo Zauli di Faenza aprirà le sue porte per scoprire Room 60, l’installazione appositamente creata per dialogare con gli spazi e le opere di Carlo Zauli, e i lavori realizzati insieme ai ceramisti coinvolti nel workshop La plasticita del sé di tre giorni dedicato al tema dell’identità e del senso del doppio. Sarà possibile visitare le installazioni fino al 25 luglio 2018.

Un workshop per rafforzare i legami tra le città italiane della ceramica

Prosegue dunque la collaborazione del Museo Carlo Zauli con Aicc, l’associazione Italiana Città delle Ceramiche su progetti formativi contemporanei ed inediti pensati per i ceramisti, in particolare rivolti ai residenti delle Città della Ceramica. Dopo quello con Paolo Polloniato del 2017, l’invito del museo va a Silvia Celeste Calcagno, che per tre giorni ha condotto i partecipanti in un viaggio alla scoperta della propria identità, acquisendo gli strumenti tecnici legati alla stampa su ceramica. «Abbiamo puntato molto su questo tipo di workshop – afferma Massimo Isola, vice sindaco di Faenza e presidente Aicc – chiedendo al Museo Carlo Zauli di ospitare artisti provenienti da città di antica tradizione ceramica, proponendo, a conclusione dei laboratori, un momento espositivo aperto a tutta la cittadinanza. L’obiettivo è quello di realizzare sempre più contaminazioni tra le città italiane della ceramica, lavorando su scambi di idee e di pensiero. Il Museo Carlo Zauli, con il suo radicamento nella tradizione ceramica faentina e la sua competenza in questo settore – conclude Isola – è certamente il luogo ideale per sviluppare questi progetti».

Silvia Celeste Calcagno e il tema del doppio

Silvia Celeste Calcagno è nata a Genova nel 1974 e vive e lavora ad Albissola (Savona). Il fulcro del workshop è stato l’ampio e complesso tema dell’identità e il senso del doppio, da sempre affrontati nel percorso dell’artista. Tra “Uno, nessuno, centomila” di Luigi Pirandello e la stereotipata moda del selfie, è stato indagato con complessa solennità il tema dell’autoritratto fotografico allo specchio, il senso del doppio e le innate potenzialità della materia, forti della consapevolezza di non essere né fotografi e né necessariamente ceramisti. Attraverso queste due negazioni, proveremo ad affermare e codificare un nostro personale alfabeto mediante un preciso metodo.

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