Luca Francioso e Trevor Gordon Hall in concerto a Faenza il 23 settembre
Un concerto all’insegna del fingerstyle e delle emozioni che solo la chitarra acustica riesce a dare. Si terrà lunedì 23 settembre 2019 al teatro cinema Europa di Faenza (via Sant’Antonino, 4), con inizio alle ore 21, il concerto del chitarrista americano Trevor Gordon Hall e del chitarrista italiano Luca Francioso. Trevor Gordon Hall è tra i migliori chitarristi acustici a livello mondiale, e suonerà assieme all’amico Luca in una serata di storie, chitarra e musica, che proporrà le migliori produzioni dei due.
Chitarrista, compositore e scrittore, Luca Francioso nasce il 19 maggio 1976 a Reggio Calabria. Inizia lo studio della chitarra classica nel 1987 con il maestro Giuseppe Alati e si avvicina alla tecnica fingerstyle nel 1996, perfezionandola nel 1997 con il chitarrista Franco Morone. Comincia a scrivere i suoi primi racconti nel 1991. Ha all’attivo 50 produzioni tra album, Ep, singoli, raccolte, Dvd, manuali fingerstyle, romanzi e racconti e ha suonato in più di mille concerti, proponendo il suo spettacolo “Note raccontate” in undici Paesi diversi (Italia, Spagna, Inghilterra, Svizzera, Francia, Belgio, Austria, Stati Uniti, Germania, Repubblica Ceca e Slovacchia).
Intervista a Luca Francioso
Come nasce l’idea di questa serata e la vostra collaborazione?
Suonare a Faenza è ormai una piacevole abitudine, specie al Cinema Europa, location a cui sono molto affezionato. Nel corso degli anni qui ho fatto numerosi concerti, sia da solo sia condividendone il palco con altri artisti stranieri. Oltre che con Maneli Jamal e con Calum Graham, era già capitato di suonare anche con Trevor e, non appena quest’estate mi ha comunicato che si trovava in Italia a settembre, l’idea di tornarci insieme è stata più che naturale. Trevor l’ho conosciuto in California nel 2014, durante la mia prima esperienza al Namm (una delle più importanti fiere musicali), e con lui c’è stata subito una forte empatia, umana e artistica, tanto che, insieme ad altri musicisti italiani e internazionali, ha partecipato al mio album di duetti “Towards the other” che ho pubblicato nel 2016. Sono felice di ritrovarlo e di suonare nuovamente con lui e per questo voglio ringraziare l’amico don Marco Ferrini, il parroco che gestisce il Cinema Europa, perché risponde sempre con entusiasmo a tutte le mie proposte.
“La musica per me è una missione”
Cosa significa per te fare musica?
La musica è un linguaggio che non ci appartiene, poiché ci ha preceduto e di certo ci succederà. Noi uomini lo abbiamo soltanto convenzionato, e fra l’altro in modi diversi in diverse epoche e in diversi parti del globo. Avere a che fare con la musica è un’esperienza che va oltre quello che siamo in grado di percepire, sia da compositore sia da ascoltatore. Per me è una missione, una scelta di vita che è diventata un mestiere, ma per conseguenza diretta non perché volessi lavorare con la musica. Non si lavora con la musica, è la musica a lavorare te, né si porta in giro, perché è la musica che lo fa. Noi possiamo solo rimanere in scia. Credo che tutti abbiano un forte desiderio più o meno palese, direi quasi drammatico, di raccontare e raccontarsi ed io provo a farlo attraverso questo linguaggio. E non solo.
Come è nata questa passione?
Sono cresciuto a Bagnara Calabra, un paesino di pescatori del profondo Sud, dove i ragazzi o giocavano a pallone o suonavano uno strumento, almeno negli in cui ho vissuto io, ovvero gli anni ottanta. La musica ha sempre fatto parte della mia vita, da che mi ricordo! Da piccolo volevo suonare la batteria, ma poi, affascinato da tutti i ragazzi più grandi di me che sul lungo mare o in spiaggia suonavano con gli amici, ho iniziato suonarla anche io e da allora non ho più smesso. Naturalmente giocavo anche a pallone!
A quali genere ti senti debitore?
Ascolto di tutto, a volte anche cose che non gradisco pur di studiare soluzioni diverse che possano ispirare le mie composizioni. Certo, è normale che si individui un genere più vicino alle propria indole e al linguaggio che ne scaturisce, ma alla fine mi nutro di quanta più musica possibile. Il genere a cui sono più affezionato è il cantaurato sia italiano che internazionale. Strano a dirsi, eccetto i primi anni di studio quando ho divorato decine e decine di dischi per chitarra solista, non ascolto molta chitarra fingerstyle: preferisco la musica per pianoforte, ideale compagna per quando scrivo i miei romanzi o le mie poesie.
Raccontaci un po’ il programma della serata
Il concerto sarà divisa in due set di circa quarantacinque minuti ciascuno e alla fine suoneremo il brano che abbiamo scritto insieme, tratto dal mio album di duetti “Towards the other”. Sarà una serata ricca di differenti emozioni, considerati i nostri diversi mondi, e devo essere sincero: non vedo l’ora!