L’OCCHIO DEL LEOPARDO
L’OCCHIO DEL LEOPARDO
“Nella fantasia degli africani, il leopardo e il coccodrillo portano avanti il loro duello all’infinito, fino al buio finale o a una rinascita… solo un pianeta vuoto e due animali che cercano di sbranarsi a vicenda.”
L’oscurità affascina.
La vita è un continuo susseguirsi di luci ed ombre: ma là dove la prima ci è stata e ci viene costantemente raccontata, santificata ed elevata a verbo, il buio della mente e dei comportamenti occupa un posto irrilevante nella società. Non ci si pone mai realisticamente la fatidica domanda: “Quali sono gli abissi interiori che un uomo può raggiungere?”.
Ma l’ombra c’è. E’ lì, è presente, si annida nei meandri dell’anima e del cervello, pronta colpire nei momenti di maggiore debolezza, quando ci si sente braccati, fuggiaschi come chi continua a correre in tondo, consapevole che il predatore lo sta fissando, in attesa.
E se un uomo qualunque, inseguendo un sogno che non è mai stato veramente suo, cadesse lentamente nell’abisso inesorabile del dubbio e della disperazione? Se Hans Olofson, svedese figlio di un tagliaboschi che sogna il mare e una madre che non ha mai conosciuto, per trovare un senso alle domande che lo assillano e scrivere da sé il proprio futuro si spingesse lontano, in un mondo estraneo e inospitale come il continente africano?
Per Hans quella che comincia come una breve pausa di riflessione della sua vita diventa presto un viaggio senza fine: colpito dalla magnificenza, dalla libertà e dalla bellezza dell’Africa decide di fermarsi e rilevare una fattoria in Zambia, cominciando ambiziosi piani di riforma.
Ma fin da subito si presentano problemi: il giovane svedese deve fronteggiare la cocciutaggine, la violenza e la paura dei bianchi contrapposta alla diffidenza, all’odio e al sospetto dei neri, in una catena di tensioni che lo spingeranno sempre di più in un vortice inesorabile di paura e di orrore. Il lato oscuro dell’Africa entra prepotentemente nella sua vita, rendendolo sempre più estraneo in terra straniera, e la paura, l’ombra e l’oscurità si materializzano nella figura del leopardo, il cacciatore solitario che lo visita di notte, quando il fucile è inutile e la speranza si affievolisce. E, dopo un barbaro assassinio, Hans comincerà a capire che cosa si nasconde dietro il velo di bugie e falsità che prendono forma nel continente nero…
Ad opera dello scrittore svedese Henning Mankell, L’occhio del leopardo è un romanzo che pianta le radici nell’uomo e nei suoi dubbi, attingendo a scrittori di fama tra i quali è doveroso ricordare Conrad e il suo Cuore di tenebra (e, rivisitato in chiave moderna, il pluripremiato Apocalypse Now di Francis Ford Coppola con la magistrale interpretazione di Marlon Brando) per quanto riguarda l’ambientazione africana e più in generale l’estraniazione che deriva dai luoghi al limite della civiltà ma capaci di far riaffiorare gli istinti più primitivi e le passioni più sfrenate.
L’orrore di Conrad, la follia della civilizzazione e la brama di potere del suo Kurtz vengono riproposti in una chiave di lettura ancora più sottile nell’opera di Mankell, sottolineando, attraverso la storia tormentata di un uomo solo, il divario incolmabile tra due culture profondamente diverse, il legame antico con la terra e le tradizioni e lo scontro inevitabile con il proprio destino.
Federico Faggella
IL LIBRO: Mankell, L’occhio del leopardo, ed. Marsilio, 2014.