L’EMERGENZA ROM A MILANO. ESPERIENZE UTILI PER NOI FAENTINI – PARTE#2
L’emergenza Rom a Milano. Esperienze utili per noi faentini – Parte#2
Ieri abbiamo pubblicato la prima parte dell’intervista a Flaviana Robbiati, una delle maestre del Rubattino, la quale si è spesa (e continua a farlo) in questi ultimi anni nei processi d’integrazione Rom a Milano. In questa seconda parte, le abbiamo chiesto specificamente consigli utili su come approcciare il problema, sia per noi cittadini che per l’amministrazione e le associazioni di settore. Secondo noi, ci sono buone idee da tenere in considerazione, non trovate?
Flaviana, come comportarsi con i nuclei Rom?
Prima di tutto bisogna entrare in relazione con loro e stabilire una fiducia reciproca.
Ciò che non bisogna fare è fornire tutto gratuitamente, senza chiedere. Come per i propri figli, bisogna chiaramente fornire assistenza ma ciò deve sottendere un impegno da parte loro; ovvio che parliamo di un “chiedere” che sia ragionato, che cresca nel tempo. Ciò che viene dato senza essere guadagnato finisce per non aver valore e, in orizzonte, non educa all’autonomia. I percorsi sono lunghi, vanno pensati famiglia per famiglia; ad esempio, ciò che noi “pattuiamo” con loro è che mandino i figli a scuola, che li vaccinino e che s’impegnino a non portarli a mendicare in cambio noi gli forniamo assistenza volta alla crescita culturale e sociale e accompagnamento che, dove si riesce, arriva all’abitazione, ma non gratuita, l’affitto può essere calmierato ma deve esistere. Gli chiediamo d’impegnarsi a mantenere il lavoro e a seguire le sue regole. Gli insegniamo che non possono fare il pane in casa tutti giorni, perché arriverà una bolletta salata, a fare la raccolta differenziata, gli spieghiamo che ci sono regole per il rumore condominiale e che è importate rispettare il vicinato. Moltissimo è anche quello che impariamo da loro.
Come raccontare i Rom ai cittadini e come affrontare chi fa propaganda sterile e discriminatoria.
Quando si racconta non bisogna mai minimizzare i problemi che le persone percepiscono. Ahimè, spesso si fa di tutt’erba un fascio quando spesso alcune criticità derivano da alcuni nuclei Rom sganciati da qualsiasi contatto. Ciò che è percepito non è mai quello che succede (ci vengono in mente le parola di un vecchio articolo) e non si può pretendere che le persone siano subito disponibili a capire. Di base, fa fatta un po’ piazza pulita dei vari luoghi comuni, come il fatto che i Rom non rubano i bambini e non vi è ma stata nessuna condanna penale in Italia in tal senso.
Noi sappiamo che ci sono le storie negative, ma ci sono ovunque. I Rom fanno notizia per i furti, mentre un imprenditore fa falso in bilancio, sempre di furti si tratta. I Rom non faranno mai falso in bilancio, così come un imprenditore non sfilerà mai il portafogli dalle persone in passeggio. Ogni fascia sociale ha i suoi specifici reati, ma non possiamo focalizzarci solo su quelli. Bisogna sforzarsi di raccontare le cose positive, pochi sanno che tra il mezzo milione e il milione di Rom ha subito la stessa sorte degli ebrei nei Lager (senza neanche essere stati ammessi al processo di Norimberga); ancor meno conoscono la storia di alcuni Rom partigiani che hanno combattuto a fianco di noi italiani per la liberazione.
Sarebbe già utile parlare con un linguaggio corretto (già ne avevamo parlato) non abusando di termini offensivi e spesso privi di ogni senso.
Quali sono i compiti dell’associazioni e del comune? Quali sinergie?
I compiti sono molto diversi, ma entrambi necessari. Il limite dell’amministrazione è sempre il risvolto politico di ogni tipo di provvedimento lanciato. Nessuno chiede buonismo o eccezioni, anche se la politica deve prevedere casi eccezionali in ogni ambito. Sarebbe già utile che i politici applicassero innanzitutto le leggi, che dice che non possono essere presi provvedimenti su base etnica (Art. 3 CI). Anni fa, in alcune città, fu dichiarato lo stato eccezionale per l’emergenza Rom. Ciò diede poteri eccezionali al Prefetto portò le amministrazioni di queste città a istituire la raccolta delle impronte digitali di tutti i Rom. Allora le comunità ebraiche milanesi si sollevarono rivedendo in tal gesto ciò che era stato l’inizio dello sterminio per loro, passò poco che la richiesta della legge speciale fu dichiarata illegittima.
Le associazioni devono svolgere un compito concreto sul territorio. Costruire relazioni, legami, accompagnare e fare ponte fra la società che fa gli affari suoi e la nicchia. Ci sono difficoltà, logistiche e culturali, nel mandare i bambini a scuola e l’amministrazione deve favorire questo con l’aiuto delle associazioni, in virtù del diritto allo studio che tutti hanno. La presenza ROM dovrebbe essere considerata come un problema che va risolto trovando nuove idee per farlo. Questo è una delle tante cose che succede nella vita di una città, che sia Milano o che sia Faenza, che non può essere non presa a cuore dall’amministrazione e dai cittadini. Col tempo, poi, si capisce che più c’è integrazione più il problema si riduce. Un esempio reale? Molti milanesi non sanno che certi loro vicini di casa sono Rom e li mettono in guardia “dai Rom del quartiere”.
SUGGERIMENTI INTERESSANTI
–STRATEGIA NAZIONALE D’INCLUSIONE DEI ROM, DEI SINTI, E DEI CAMINANTI 2012/2020